Autore: admin1356

AGI – “Oggi celebriamo 90 anni di traguardi ma guardiamo alle nuove sfide che abbiamo davanti e che insieme sapremo affrontare per raggiungere altri importanti risultati”. Lo ha detto il ministro della Salute, Orazio Schillaci, nel suo intervento alla cerimonia per i 90 anni dell’Istituto superiore di sanità (Iss) alla presenza del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

 

“Nel corso di questi nove decenni – ha sottolineato Schillaci – l’Istituto ha affrontato tante sfide contribuendo in maniera significativa a migliorare la vita degli italiani e a supportare le politiche sanitarie della nostra nazione. È davvero motivo di grande orgoglio per il ministero della Salute, e per il Servizio sanitario nazionale, avere al proprio fianco un organo tecnico-scientifico che produce ricerca d’eccellenza e gode di un prestigio conquistato fin oltre i nostri confini, grazie alle donne e agli uomini che vi svolgono e hanno svolto la propria attività, fra i quali ricordo che si annoverano anche quattro Premi Nobel“.

 

 Schillaci ha sottolineato che l’Iss è un “punto di riferimento nazionale per la ricerca, il controllo, la consulenza tecnico-scientifica e anche per la formazione, fin dalla sua nascita” ricordando come abbia “affiancato le istituzioni nell’affrontare le grandi emergenze sanitarie che, nell’arco di quasi un secolo, hanno investito l’Italia, dalla malaria al colera nel 1973, da Seveso sino al Covid-19”.

 

 

“Viviamo in un’epoca – ha proseguito il ministro – segnata da un progresso delle conoscenze sempre più veloce e in grado di orientare in modo dirimente le scelte che operiamo per il nostro futuro. E dunque ancora oggi, forse ancor più di ieri, l’attività dell’Istituto è cruciale per supportarci nell’affrontare le grandi sfide che abbiamo davanti. E lo è tanto più in un’ottica ‘one health’ che deve essere alla base delle politiche sanitarie, affinché si tenga conto in ogni momento della correlazione stringente tra la salute umana, animale e l’ambiente in cui viviamo. In questa chiave – ha spiegato – c’è un progetto che offre una fotografia chiarissima di questo legame sostanziale fra le attività di ricerca che si conducono oggi e il nostro domani. Penso al progetto ‘Sea Care’, concepito per indagare sulla salute dei mari di tutto il mondo con l’utilizzo, per la prima volta, di un metodo standardizzato. A bordo di queste navi ci sono giovani ricercatori che lavorano con la prua davvero rivolta verso il futuro, perché per custodirlo sarà fondamentale l’equilibrio dell’ecosistema”.

 

“Sono convinto che ricorrenze come questa debbano servire ad aumentare la consapevolezza di quanto sia importante puntare sulla ricerca, l’innovazione e la valorizzazione delle nostre risorse migliori” ha concluso Schillaci.

 

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AGI –  
L’artista argentina La Chola Poblete è stata premiata una menzione d’onore alla Biennale d’Arte di Venezia, che si è aperta questo sabato, e diventa la prima artista queer a essere premiato in questo concorso.

 

Nella menzione speciale della rassegna si legge  “Si impegna in un gioco critico con le storie di rappresentazione coloniale da una prospettiva trans indigena. La sua arte polivalente – che comprende acquarelli, tessuti e fotografia – resiste all’esotismo delle donne indigene mentre insiste sul potere della sessualità”.

 

“Spero di aprire altre porte affinché altre persone come me possano conquistare spazi e liberarsi dalle etichette”, ha detto l’artista ricevendo il premio.

La Chola Poblete, lavora con performance, videoarte, fotografia o pittura, recupera, attraverso l’immaginario ‘queer’, la conoscenza ancestrale dei territori dell’America Latina, e con il suo lavoro nel padiglione argentino della Biennale denuncia abusi e pregiudizi nei confronti degli indigeni popolazioni, così come gli stereotipi dei popoli nativi.

 

Il Leone d’Oro della Biennale è andato al Mataaho Collective, formato dalle artiste maori Bridget Reweti, Erena Baker, Sarah Hudson e Terri Te Tau.

 

 

“Ringraziamo (il curatore brasiliano della Biennale) Adriano Pedrosa per aver fatto esprimere così tante voci queer e indigene in questa Biennale, è importante avere una piattaforma espressiva a Venezia”, ​​hanno detto gli artisti, dedicando il premio “al nostro famiglie, che hanno lavorato così duramente affinché fossimo qui.

La nigeriana Karimah Ashadu ha ricevuto il Leone d’Argento alla 60esima edizione della Biennale di Venezia mentre il padiglione australiano ha ricevuto il Leone d’Oro per il suo monumentale albero genealogico disegnato con il gesso.

 

La seconda menzione è andata all’artista di origine palestinese Samia Halaby, 87 anni, pioniera dell’arte digitale, mentre la menzione speciale per la partecipazione nazionale è andata alla Repubblica del Kosovo

 

I Leoni d’Oro della corsa sono andati all’artista turca Nil Yalter, pioniera del movimento femminista globale, e ad Anna Maria Maiolino, nata in Italia, calabrese, ed emigrata in Brasile.

 

“L’arte è un’avventura dell’anima e io ci ho sempre creduto”, ha commentato Maiolino, dedicando il premio “all’arte brasiliana”.

La 60esima Biennale di Venezia ha aperto le sue porte al pubblico questo sabato e fino al 24 novembre per mostrare attraverso l’arte che ci sono “stranieri ovunque” in un’edizione segnata, oltre che dalla guerra in Palestina, dall’arte indigena, dagli artisti ‘queer’ e dalla decolonizzazione.

Molti degli oltre 300 artisti presenti in questa edizione presentano le loro opere per la prima volta in una Biennale che, come ha spiegato il suo curatore, il brasiliano Adriano Pedrosa, si concentra sugli artisti “stranieri”, rifugiati e immigrati, sull’universo queer ‘ -gli ‘stranieri’ come primo significato di quella parola legata alla comunità LGTBI+-, gli ‘outsider’ -ai margini del mondo artistico ufficiale- o gli indigeni.

 

AGI – Fabio Corradetti – militante di Forza Nuova, vicino agli ambienti ultra’ delle tifoserie capitoline e figlio della compagna dell’ex leader romano di Fn Giuliano Castellino -, e’ stato arrestato ieri dalla Digos di Roma e associato presso il carcere di Rebibbia. Nello specifico, l’attivita’ della Digos della Questura e’ scaturita dalla pronuncia della VI Sezione Penale della Corte di Cassazione, in relazione al ricorso presentato contro la sentenza del 17 aprile 2023 dalla Corte di Appello di Roma, con la quale Corradettu era stato condannato per i reati aggravati di resistenza a pubblico ufficiale e lesioni personali, commessi in occasione delle violenze perpetrate nel centro cittadino della Capitale il 9 ottobre 2021, dopo la devastazione della sede della Cgil. Infatti, a margine dei violenti scontri registrati nel corso di quella giornata, Corradetti venne arrestato in flagranza del reato dalla polizia su via del Corso, in prossimita’ del palazzo del Parlamento. La successiva attivita’ di indagine condotta dalla Digos e coordinata dalla procura di Roma ha permesso di cristallizzare le responsabilita’ del Corradetti nelle violenze consumate il 9 ottobre, per le quali, la Suprema Corte, rigettando il ricorso presentato dai suoi legali, ha confermato la condanna dello stesso a 5 anni e 4 mesi di reclusione.