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Autore: admin1356
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AGI – Pellegrinaggi, opere di misericordia, riconciliazione, vale a dire confessione, rinuncia alle “distrazioni dei social”. La Penitenzieria Apostolica pubblica il documento che dà le indicazioni per ottenere l’indulgenza durante l’Anno santo che si aprirà la notte di Natale di quest’anno, e porterà a Roma – si prevede – decine di milioni di fedeli. Ognuno con una grazia da chiedere, con qualcosa da farsi rimettere.
Le “Norme sulla concessione dell’indulgenza” sono stilate dal cardinale penitenziere maggiore Angelo De Donatis e del reggente monsignor Krzysztof Nykiel, e rassicurano subito: la misericordia di Dio è illimitata. Come ricordato anche nel Giubileo Straordinario di alcuni anni fa, che proprio alla Misericordia era dedicato. Tra i principali mezzi per accedere all’indulgenza i pellegrinaggi: a Roma in “almeno una” delle Basiliche papali; in Terra Santa in almeno una tra le basiliche del Santo Sepolcro a Gerusalemme, della Natività a Betlemme e dell’Annunciazione a Nazareth; anche partecipando alla Messa, al Rosario, alla Via Crucis e ad altre celebrazioni in un pellegrinaggio “verso qualsiasi luogo sacro giubilare” o “in altre circoscrizioni ecclesiastiche”, vale a dire cattedrali e chiese indicate dai vescovi locali. Un’a prescrizione, quest’ultima, divenuta regola proprio con l’Anno santo della Misericordia.
Il documento indica analogamente come mete altri luoghi sacri a Roma e nel mondo – tra cui i grandi santuari e basiliche come Assisi, Loreto e Pompei – e sottolinea anche le modalità per chi “per gravi motivi” (suore di clausura, malati, detenuti ecc..) Potrà comunque conseguire l’indulgenza senza prendere parte a pellegrinaggi e celebrazioni. Ma l’invito ai credenti è anche a riscoprire le opere di misericordia corporale e spirituale, dunque scegliendo di visitare malati, carcerati, anziani soli, diversamente abili sarà possibile ottenere l’indulgenza a ogni visita, anche una volta al giorno, cosi’ come riscoprendo “il valore penitenziale del venerdì” con l’astensione “almeno durante un giorno” da distrazioni “reali ma anche virtuali”, come quelle indotte da media e social network), da “consumi superflui”, praticando ad esempio il digiuno come indicato dalla Chiesa, “devolvendo una proporzionata somma in denaro ai poveri” o “sostenendo opere di carattere religioso o sociale”, a favore della difesa e protezione della vita, dell’infanzia abbandonata, della gioventù in difficoltà, degli anziani bisognosi o soli, dei migranti, o ancora “dedicando una congrua parte del proprio tempo libero ad attività di volontariato”.
Ma la penitenza, la riconciliazione, occupa anch’essa un posto centrale nel documento, dove si legge di una serie di facoltà concesse a vescovi in questo senso e con l’invito a tutti i sacerdoti “a offrire con generosa disponibilità e dedizione di se’ la piu’ ampia possibilità ai fedeli di usufruire dei mezzi della salvezza”. Vengono suggerite anche delle indicazioni pratiche, come la pubblicazione delle “fasce d’orario per le confessioni”, l’esortazione a farsi “trovare in confessionale, programmando celebrazioni penitenziali a cadenza fissa e frequente”, chiedendo aiuto anche a sacerdoti anziani che non abbiano incarichi pastorali. Una raccomandazione finale ai vescovi e’ ad aver cura di spiegare “chiaramente le disposizioni e i principi” che sono alla base del conseguimento delle indulgenze, con una formazione che tenga conto “in modo particolare delle circostanze di luogo, di cultura e di tradizioni” di ciascun popolo.
AGI – La Corte d’Assise di Milano ha condannato all’ergastolo Alessia Pifferi, imputata per l’omicidio pluriaggravato della figlia di quasi 18 mesi Diana, abbandonata dal 14 luglio al 20 luglio 2022 e lasciata morire di stenti. I giudici hanno escluso l’aggravante della premeditazione. “È una sentenza giusta, una prima tappa per l’accertamento della verità. Ci ho creduto sempre e con questo verdetto hanno riportato al centro del processo la vittima”, ha detto il pm Francesco De Tommasi dopo la condanna.
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