Autore: admin1356

AGI – Record strabiliante alla Race for the cure: 150mila persone, tra adulti, giovani, giovanissimi e bambini, tra genitori e semplici podisti presenti questa mattina nelle strade del centro di Roma, partenza e arrivo zona Circo Massimo. Il via è stato dato alla presenza del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, a cui gli organizzatori hanno consegnato il pettorale numero 1.

 

 

È quindi un compleanno straordinario questo dei 25 anni della Race for the cure, che ha visto per la prima volta inserita a che la gara competitiva certificata Fidal di 10 km, che si è aggiunta alla ‘classica’ 5 km e alla passeggiata di 2 km, che costituivano gli appuntamenti consueti della domenica dedicata alla ricerca per la lotta ai tumori del seno. Gli organizzatori della Komen Italia si dichiarano felici per questo risultato, per questo fiume umano di colori e allegria che alle 10 in punto si è mosso dalla Bocca della Verità. 

 

 Accompagnato dalla figlia Laura Mattarella ha salutato i vertici della Komen Italia, le altre autorità presenti e una rappresentanza delle ‘donne in rosa’, le testimonial della lotta ai tumori del seno.

“Grazie per quello che fate e buona gara”, ha detto il Capo dello Stato prima che i podisti della 10 km competitiva prendessero il via, seguiti poi dalle altre decine e decine di migliaia di persone, molte delle quali avevano il.proprio cane al guinzaglio. Mattarella ha inoltre ringraziato gli organizzatori per quanto fatto, che rappresenta un “fronte fondamentale per l’umanità”.

 

 

Applausi e cori hanno accompagnato la partecipazione del presidente della Repubblica: “Un presidente, c’è solo un presidente”, ha scandito un folto gruppo di giovani. Fino a “sei bellissimo”, urlato da una donna. La speaker della manifestazione ha dovuto sgolarsi oltre misura nell’invitare i partecipanti a non sostare a lungo fermarsi davanti alla tribuna autorità per consentire quindi che il fiume umano potesse procedere.

Sul palco autorità tra gli altri il ministro della Salute, Orazio Schillaci, quello per le Riforme istituzionali, Elisabetta Casellati, il presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, il presidente del Coni, Giovanni Malagò, e il vicepresidente della Camera, Giorgio Mulè.

 

 

 

 

 

 

AGI – “Non siamo contrari alle riforme, ma ci sono quelle buone e quelle cattive. Noi siamo contrari a una riforma che non apporterebbe alcun beneficio alla giustizia, che porrebbe in pericolo l’indipendenza della magistratura. Quindi al ministro che ci dice che non è in discussione l’indipendenza del pubblico ministero, che il pm del domani da lui disegnato avrà la stessa indipendenza di quello odierno, diciamo: ma se così è, perché toccarlo? Teniamoci l’indipendenza che abbiamo già”. Lo ha detto il presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia, a margine della terza e conclusiva giornata del 36esimo congresso dell’associazione a Palermo.

 

 

“Abbiamo posto l’attenzione su alcune regole di comportamento, ma questo non significa fare dei magistrati soggetti che devono stare in una zona d’ombra, in silenzio coatto. I magistrati possono e devono partecipare alla discussione pubblica, ma lo devono fare con lo stile e il profilo del magistrato”, ha aggiunto .

 

“La macchina della giustizia e’ ancora lenta, ma recupera, anche velocemente, una maggiore efficienza. Lo ha detto il ministro nella sua relazione alle Camere sullo stato della giustizia. Abbiamo percentuali significative di riduzione dell’arretrato e dei tempi del processo. Perciò guardo al futuro con cauto ottimismo”. 

 

“Questo congresso lo abbiamo voluto – spiega – alla luce di tanti mesi di critiche alla magistratura per fare una riflessione seria, per prendere sul serio le critiche ricevute, anche quando sono state affidate a messaggi mediatici con tassi di offensività rispetto ai singoli magistrati. Credo che approveremo una mozione spero unitaria riaffermando che l’interpretazione della legge non può’ arretrare, che la soggezione alla legge non è in discussione e che i magistrati, avendo come interpreti della legge un ampio margine di discrezionalità, devono farsene carico per tutelare anche l’immagine di imparzialità nel momento in cui intervengono nella vita sociale e di relazione”.