Autore: admin1356

AGI – Il Tar della Lombardia ha disposto l’intervento del Prefetto di Milano nella vicenda dello spazio negato dal Comune di Turbigo per la festa di fine Ramadan. Compito del Prefetto, si legge nel decreto visionato dall’AGI,  e’ quello di “avviare un confronto tra le parti”, amministrazione e comunita’ musulmana, “anche attraverso la convocazione di un’apposita riunione entro la giornata di lunedi’ 8 aprile”. Un’occasione per valutare “la sussistenza o meno di ‘comprovati motivi di sicurezza o incolumita’ pubblica'” che impediscano l’evento religioso “nel campo sportivo e negli spazi scoperti e, se in caso negativo, in quelli coperti”. 

 

Il decreto del Tar Lombardia e’ la risposta al ricorso presentato ieri sera dagli avvocati Luca Bauccio e Aldo Russo per conto dell’associazione culturale ‘Moschea Essa’ contro la decisione del Comune di Turbigo di negare uno spazio per la festa adducendo anche motivi di sicurezza. La ‘palla’ a questo punto passa al Prefetto. Il Comune, alla luce delle risultanze del confronto”, valutera’ l’adozione delle relative determinazioni in tempo utile per l’avvio o meno della festivita'” prevista per il 9 e 10 aprile. Nel decreto viene precisato che il Tar non puo’, in questa fase caratterizzata dall’estrema sommarieta’ del giudizio, adottare deliberazioni che rischierebbero di sostituirsi all’amministrazione competente, senza un’adeguata fase istruttoria e di contraddittorio processuale, anche in ragione delle delicate valutazioni da svolgere nel caso di specie”. 

 

Nel ricorso depositato al Tar contro la decisione del Comune di Turbigo di non concedere uno spazio per la festa di fine Ramadan, i legali che rappresentano la comunita’ islamica avevano evidenziato che ogni anno nel piccolo comune nel Milanese si svolge “una festa che attira diverse centinaia di persone chiamata il gran falo’ della gioia”. “Durante questa festa – ha spiegato all’AGI l’avvocato Luca Bauccio, autore del ricorso assieme al collega Aldo Russo – viene bruciato un enorme falo’ che sprigiona fiamme alte diversi metri e si tiene in un’area negata pero’ ai musulmani per misteriosi problemi di sicurezza. Per il sindaco di Turbigo uno spettacolare falo’ a pochi metri da centinaia di persone non e’ pericoloso mentre scambiarsi gli auguri di fine ramadan e’ pericoloso per l’ordine pubblico. Siamo al grottesco”. 

 

Ieri il sindaco di Fratelli d’Italia Fabrizio Allevi aveva comunicato alla comunita’ musulmana locale di non avere a disposizione uno spazio pubblico per la festa di fine Ramadan invitando i fedeli a cercarsi uno spazio privato “cosi’ da poter dar luogo a un evento che consenta la piena condivisione e la valorizzazione della tradizione della comunita’ islamica”. Gli avvocati dell’associazione culturale ‘Moschea Essa’ hanno allegato al ricorso la documentazione fotografica del falo’ e l’elenco dei luoghi ritenuti idonei per l’evento religioso. “Attendiamo la decisione del Tar – aveva detto Bauccio – fiduciosi che questa incredibile vicenda di discriminazione possa concludersi positivamente. Il provvedimento di rigetto e’ chiaramente pretestuoso. Ci auguriamo che, pur nella ristrettezza dei tempi questa situazione possa concludersi con giustizia”. La manifestazione e’ in programma il 9 e il 10 aprile tra le sette e le dieci del mattino. 

 

AGI – “L’atto più anticonformista è pensare”. La frase pronunciata nello spettacolo “Vite ribelli”, ieri e oggi in scena in prima nazionale al Teatro Ragazzi e Giovani di Torino, resta in testa anche tornando a casa, ricominciando con la vita di tutti i giorni. Ed è forse questo l’obiettivo del suo autore, Matteo Saudino, professore di filosofia, attivista, youtuber, podcaster, star social da centinaia di migliaia di followers e scrittore, noto ai più come BarbaSophia. Dopo i libri e anni, in giro per l’Italia a fare seguitissime lezioni di filosofia aperte al pubblico, Saudino fa un passo in più, scegliendo di portare la filosofia a teatro, grazie alla magica regia di Milo Scotton. In una sala gremita di persone di ogni eta’, dai bimbi agli anziani, Saudino ha portato gli spettatori in viaggio con sé, ripercorrendo cinque vite ribelli: Ipazia, Democrito, Giordano Bruno, Olympe de Gouges e Socrate. Coraggio, ribellione, ma anche femminismo, eutanasia. Cinque atti di ribellione intellettuale che, a distanza di secoli, testimoniano ancora la straordinaria forza liberatoria della filosofia. Perché, sottolinea Saudino tra fragorosi applausi, “una vita ribelle non è mai regalata: è conquistata centimetro dopo centimetro, animata da un constante e tenace di pensiero critico”. AGI ha seguito lo spettacolo – inframezzato tra gli altri da brani di Lou Reed, Cranberries, David Bowie – e ha intervistato il celebre professore, acclamato da grandi e piccini.

Professore, quando ha scelto la filosofia

Il mio fu amore a prima vista: ricordo benissimo l’incontro con Socrate e con Platone in terza superiore. Poi la decisione di proseguire con quegli studi arrivo’ in quinta superiore, nel momento in cui in realtà mi piacevano molte cose: storia, letteratura italiana, antropologia, sociologia. Ma la filosofia prevalse: in fondo mi permetteva di mettere insieme tutto. Dall’albero della filosofia, potevo cogliere il frutto della storia, della sociologia: era la disciplina madre.

Spesso si sente dire però “con la filosofia non si mangia”: lei cosa ne pensa

Sono stato molto fortunato: sono figlio di un operaio e di una casalinga che mi hanno dato una lezione vita importante dicendomi “fai tutto quello che vuoi, che ritieni importante, ma impegnati perché sono tanti soldi”. Da loro ho ricevuto un sostegno fondamentale. Se avessi avuto genitori borghesi, forse non sarei stato appoggiato allo stesso modo, perché magari avrebbero detto – con calcolo utilitaristico – di fare altro.

Dopo anni in giro per l’Italia con le sue lezioni di filosofia aperte al pubblico, ora lo spettacolo teatrale di filosofia. Lo avrebbe mai detto?

Non lo avrei mai detto, ma forse lo avrei anche detto, perché in fondo recitare mi piace. Anche le conferenze che porto in giro hanno una dimensione teatrale. Alla fine mi sono deciso a fare uno spettacolo che potesse rendere omaggio alla forza esplosiva del pensiero, che attraversasse le storie di cinque vite ribelli, di cinque atti di ribellione intellettuale che testimoniano la straordinaria forza creativa e liberatoria della filosofia, intesa come modo di stare al mondo.

 

Nello spettacolo, Ipazia, Democrito, Giordano Bruno, Olympe de Gouges, Socrate. Perché proprio loro?

Ho deciso di portare in scena cinque pensatori che hanno scelto una vita anticonformista, una vita ribelle autentica, non perché andava di moda, ma perché ne erano davvero convinti. Erano ribelli nell’animo. Il vero ribelle lo riconosci dalla reazione che suscita nel potere: oggi i ribelli sono pochi, perché la maggior parte sono “coccolati” dalla zona grigia. Al contrario, se sei ribelle davvero, il potere ti ostacola, perché la tua ribellione mina lo status quo.

Quindi gli studenti che stanno scendendo in piazza oggi o che occupano gli atenei sono veri ribelli?

In queste manifestazioni abbiamo visto il genere di ribellione che ha dato fastidio, almeno in Italia. In altre parti del mondo democratiche è stato diverso, non c’è stato questo accanimento. Qui in Italia invece vi sono state repressioni e limitazioni: una volta avremmo detto “il manovratore non vuole essere disturbato”. Oggi le università sono diventate un luogo di conformismo, mentre un tempo anche quelle antichissime, erano luoghi in cui ci si scontrava, anche profondamente, con tesi diverse.

La filosofia dunque può essere lo strumento per riaccendere il proprio spirito critico?

Oggi ci si lascia scivolare tutto addosso: ecco perché ho scelto di portare a teatro questo spettacolo. Bisogna raccontare le ribellioni, rappresentarle nei teatri, al cinema. C’è purtroppo un forte prevalere del grigiore, ci sono orizzonti grigi. In nome di un’unica voce, ci si muove per piacere un po’ a tutti, per vendere a tutti. Ma questo fa perdere l’identità delle cose. Ribellarsi vuol dire scegliere da che parte stare.

Questo spettacolo è in scena proprio a partire da aprile, il mese che porta alla Liberazione, che ottenemmo grazie ai partigiani che – lo dice il nome stesso – scelsero da che parte stare. È un caso?

No (sorride, ndr). Vede, il 25 aprile da festa della Liberazione, si è trasformato in festa della libertà, festa degli italiani, in un tentativo di annacquare tutto in questo grigiore, affinché nessuno si senta turbato. Ma a volte è necessario turbare, perché altrimenti non c’è più un campo, non c’è un giusto e uno sbagliato. Anche le serie tv seguono questo percorso: una serie su Einstein o su chiunque altro vede annullarsi tutti gli elementi divisivi, tutto diventa neutro. Oggi chi parteggia viene definito divisivo: il Pride è divisivo, l’antimafia è divisiva, persino l’ecologismo è stato definito divisivo. Ma è giusto essere divisivi, perché sono in ballo visioni diverse del mondo e dell’essere umano.

Dai banchi di scuola con i suoi studenti, fino al pubblico in giro per l’Italia e sul web: qual è la reazione migliore che ha ricevuto? O la peggiore, se c’è stata

Fortunatamente dal vivo nessuna reazione negativa, ma su YouTube ogni tanto qualcuno commenta, portando avanti un certo “vannaccismo”. Dal vivo invece coloro che sono venuti ad assistere, sentono di nuovo la filosofia come una cosa viva: vedo sempre reazioni di passione, di voglia di comprendere, perché la filosofia ci dà gli strumenti per capire il mondo. Tra il pubblico sono seduti molti giovani, ma anche molte persone più adulte. Qualcuno dice di aver riscoperto la filosofia, altri l’amavano ma, lavorando, non hanno avuto tempo di approfondirla. Ora che magari sono in pensione, la riprendono in mano, come fosse una coccola.

Che messaggio vorrebbe lanciare a chi si imbatte sul suo canale, o assiste ad un suo spettacolo?

Beh, quello di Epicuro: non si è mai ne’ troppo giovani, ne’ troppo vecchi per prendersi cura di se’ stessi. Bisogna interrogarsi su noi stessi e su noi stessi nel mondo, perché la filosofia è questo: un’indagine individuale, è vero, ma dell’individuo inserito nel mondo.