Autore: admin1356

AGI – “Io ieri ho ricevuto una telefonata dal ministro Piantedosi mentre ero in macchina con la scorta. Sono sotto scorta da nove anni, se c’e’ solo l’anticamera di un sospetto sull’amministrazione comunale di Bari, sul consiglio comunale di Bari e sul sottoscritto, allora io rinuncio alla scorta. Io non posso stare sotto scorta. Non posso essere considerato nello stesso tempo un sindaco antimafia e contemporaneamente il Ministero dell’Interno che manda l’accesso al Comune per verificare se ci sono le condizioni per lo scioglimento. Toglietemi la scorta, torno a vivere. Forse avro’ qualche problema ma non fa niente”. Lo ha detto il sindaco Antonio Decaro nel corso di una conferenza stampa a Palazzo di Città, all’indomani al provvedimento di accesso ispettivo disposto dal Ministro dell’Interno al Comune di Bari. 

Decaro, atto di legittima difesa della città

“Oggi per me questo è un atto di legittima difesa non del sindaco, non del consiglio comunale, un atto di legittima difesa della nostra città. Io sono è stato corretto da quando sono diventato sindaco di questa città. Ho indossato la fascia, ho messo la tessera del mio partito nel cassetto e sono stato il sindaco di tutti. Soprattutto di chi non mi aveva votato e la stessa cosa ho fatto da rappresentante dell’Associazione Nazionale dei Comuni. Sono stato il presidente di tutti. Soprattutto di chi non aveva la mia provenienza politica. E l’ho fatto con onore, con disciplina, il sindaco e il presidente dell’ANCI, ho sempre garantito rispetto istituzionale ai governi che si sono succeduti in questi anni e ne ho visti passare tanti in dieci anni. E credo che me lo possano riconoscere tutti”. Lo ha detto il sindaco di Bari, Antonio Decaro, nel corso di una lunga conferenza stampa convocata nell’aula consiliare di Palazzo di Città all’indomani al provvedimento di accesso ispettivo disposto dal Ministro dell’Interno al Comune di Bari.

“Io sono andato al Ministro dell’Interno – ha raccontato -. E gli ho detto ‘Ministro io rappresento le istituzioni. Sono sindaco. Rappresento anche gli altri sindaci’. E inquieta vedere che c’è un gruppo di parlamentari del centrodestra della mia Regione che sono andati nella sua stanza, hanno fatto una fotografia, sono usciti, hanno fatto una conferenza stampa dicendo che hanno chiesto al ministro, a seguito degli arresti che c’erano stati nella città di Bari, un’ispezione del comune perché con quell’ispezione dovevano sciogliere il comune di Bari per mafia. Non ho reagito perché io rappresento le istituzioni. Tra quei parlamentari ci sono D’Attis (Mauro D’Attis, commissario regionale di Forza Italia, ndr), che oggi è vicepresidente della commissione antimafia, e l’altro invece è il viceministro della giustizia Sisto (Francesco Paolo Sisto, ndr), che insieme a un altro viceministro alla salute (Marcello Gemmato, ndr) sono andati dai membri del governo all’Interno, a chiedere di provare a sciogliere per mafia il consiglio comunale di Bari”.

Decaro, persone arrestate erano dall’altra parte politica

Tra le persone arrestate nel corso dell’operazione “Codice Interno”, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, che ha portato all’esecuzione di 137 custodie cautelari, c’erano l’ex consigliere regionale Giacomo Olivieri e sua moglie Maria Carmen Lorusso (ai domiciliari), eletta consigliera comunale a Bari con la lista “Di Rella Sindaco”, poi passata in maggioranza con “Sud al Centro”. “Quelle persone non erano candidate con la mia parte politica, ma dall’altra parte”, ha detto il sindaco Antonio Decaro nel corso di una conferenza stampa a Palazzo di Citta’, all’indomani al provvedimento di accesso ispettivo disposto dal Ministro dell’Interno al Comune di Bari. Il primo cittadino ha mostrato degli articoli di giornale, delle foto, con cui era tappezzata l’intera aula: “il flirt di Forza Italia con Olivieri e Canonico, sono stati Mauro D’Attis e Francesco Paolo Sisto, poi attaccati in maniera pesantissima dal loro partito, a fare un accordo elettorale. Hanno fatto due liste civiche: in una – quella di Canonico – c’era Francesca Ferri (arrestata nel 2022, ndr) per voto di scambio mafioso nel comune di Valenzano e qualche giorno fa e’ stata arrestata Lorusso, moglie di Olivieri. Quindi io ho pensato che quella fotografia (dei parlamentari pugliesi dal Ministro Piantedosi, ndr) servisse per dire ‘anticipiamo noi, attacchiamo noi il sindaco, cosi’ mettiamo le mani avanti per non cadere si dice a Bari’. Invece no, probabilmente c’era un disegno”.

 

AGI – La giustizia arriva lentamente. A distanza di quindici anni dal furto nel supermercato, i Ris di Parma hanno spedito nei giorni scorsi gli esiti dell’analisi del frammento di vetro con le tracce di sangue di uno dei presunti autori, un 52enne che è stato denunciato dai carabinieri di Mariano Comense in stato di libertà. Le eventuali esigenze cautelari erano venute certamente meno, qualora ci fossero state, visto l’abisso temporale tra il fatto e la scoperta del responsabile.

Riferisce l’Arma che “la mattina seguente al furto, avvenuto il 2 maggio 2009, iniziava l’attività investigativa dei carabinieri con il sopralluogo da parte del personale specializzato nei rilievi, tra i quali alcuni frammenti di vetro con tracce ematiche”. I frammenti erano quelli del vetro della porta di sicurezza del super di Carugo, in Brianza, rotto a sassate dai ladri che si intrufolavano tra gli scaffali portando via cibo e alcolici per 1500 euro. I reperti col sangue dell’uomo che si era tagliato nel blitz sono stati mandati subito ai Ris per comparare i profili genetici con quelli presenti nella banca dati. Da allora è cominciata la lunghissima attesa fino all’identificazione dell’uomo accusato di furto “in concorso con altri non identificati”. Il ritardo, viene spiegato, dipende dal fatto che all’epoca la Banca Dati Nazionale del dna, l’archivio elettronico dei profili genetici ignoti e noti, era ancora in fase di rodaggio e va tenuto conto che, a differenza di adesso, non era previsto il prelievo del dna per chi finisce in carcere.