Autore: admin1356

AGI – “Lo straordinario impegno (delle questure) è comprovato dal rilascio nel 2023 di 2.750.000 passaporti, ossia un milione in più rispetto a tutti gli anni del periodo pre-pandemico”. Lo ha sottolineato il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, nel corso del question time al Senato rispondendo a un’interrogazione di Maurizio Gasparri sui tempi di attesa per il rilascio dei passaporti. 

 

“I dati di quest’anno – ha ricordato il titolare del Viminale – mostrano un trend in ulteriore miglioramento; sono stati emessi circa 250mila passaporti al mese, mentre nei primi 12 giorni di marzo ne sono stati emessi 113mila con la previsione di chiudere il mese con oltre 300mila documenti rilasciati“. Mentre “per venire incontro ai cittadini che hanno esigenze di un rilascio urgente, legate, cioè, a motivi di salute, studio, lavoro e turismo, è già operativa in 52 province un’agenda online ‘prioritaria’. A partire dalla prossima settimana le nuove modalità operative dedicate a tali esigenze saranno adottate in tutto il territorio nazionale e confidiamo, in tal modo, di realizzare una progressiva riduzione dei tempi di attesa“. 

 

“La soluzione della questione dei tempi di rilascio dei passaporti – ha proseguito il ministro – è affidata all’attuazione del Progetto Polis, a cui il governo ha dato avvio in questi giorni e che sarà progressivamente esteso a tutti i comuni con meno di 15 mila abitanti e, in prospettiva, anche a quelli con popolazione superiore, su tutto il territorio nazionale. Grazie a Polis i cittadini potranno richiedere o rinnovare il passaporto presentando la documentazione direttamente agli sportelli di Poste italiane, senza doversi recare in questura, e con la possibilità di ricevere il passaporto a domicilio” e “l’attuale fase di sperimentazione, avviata in due comuni in provincia di Bologna – ha concluso Piantedosi – ha già consentito il rilascio dei primi passaporti, anche con consegna al domicilio del richiedente”. 

 

 

 

AGI – Le cinque maggiori associazioni di Ncc scrivono al ministero dei Trasporti esprimendo preoccupazione dopo aver letto la “bozza che limita, pesantemente, le attività” degli Ncc e “avrebbe ripercussioni negative sulla protezione dei dati personali degli utenti”.

 

Due pagine – firmate dai presidenti di Sistema Trasporti, Anitrav, Associazione Ncc Italia, Comitato Air e Asincc – nelle quali si fanno diverse osservazioni. In dettaglio, si legge nella missiva, “le criticità riscontrate dal comparto e che si desidera portare alla sua attenzione sono le seguenti: la reintroduzione dell’obbligo di rientro in rimessa, salvo il caso di sussistenza di contratto di durata concluso senza intermediazione; la previsione di un tempo minimo di attesa di un’ora tra un servizio singolo e un altro; la previsione di un periodo di conservazione minimo dei fogli di servizio e dei relativi dati di 3/5 anni (senza un termine di durata massima); la previsione di una conservazione accentrata di tali dati presso il ministero, congiuntamente alla previsione di un ampio accesso a numerosi soggetti (forze di polizia, apparati militari, dipendenti del Ministero, delle amministrazioni comunali e della motorizzazione civile)”. 

 

Nella lettera, si legge ancora, che a preoccupare il comparto è inoltre “il palese carattere discriminatorio di tali previsioni, la cui applicazione viene prevista solamente nei confronti del comparto Ncc e non anche ai taxi”.

 

“Tale discriminazione, che non può essere giustificata da motivi imperativi di interesse generale, ha come effetto quello di falsare irrimediabilmente la concorrenza del mercato del trasporto pubblico non di linea”, è scritto nella lettera al MIT, che conclude: “Non vi è alcun dubbio che le disposizioni in discussione arrecano significativi danni a tutto il comparto Ncc e incidono negativamente sia sulla libertà di movimento di cittadini e turisti che sulla tutela dei loro dati personali”. Per questo le associazioni si aspettano un cambio di passo. E auspicano che il ministero voglia “accogliere le osservazioni riportate nel documento”.

 

“Peraltro, al contrario di quanto ha affermato ieri Salvini nel Question Time non esiste più alcun tavolo. Il Ministro stesso, aveva commentato la nostra assemblea del 29 febbraio sostenendo vi fossero ancora 20 associazioni al Mit a discutere di questi decreti”, fa notare Francesco Artusa, presidente di ST. “Forse non sa che anche 16 di queste 20 sigle rimaste si sono sfilate. Se su un totale di 27 associazioni, ne rimangono 6, è evidente che esiste un grosso problema, a meno che l’unica concertazione che davvero interessi al ministro sia quella con la controparte tassista”, conclude.