Autore: admin1356

AGI – Tonnellate di prodotto, qualificato come fertilizzante, ma costituito in realtà da rifiuto smaltito illecitamente sui terreni agricoli delle province di Vibo Valentia, Catanzaro e Reggio Calabria. Ruota intorno a questa ipotesi di inquinamento ambientale l’indagine condotta dai Carabinieri dall’Aliquota Operativa del Nor di Serra San Bruno unitamente al Nipaaf dei Carabinieri Forestali di Vibo Valentia coordinati dal Procuratore della Repubblica Camillo Falvo e da un sostituto co-titolare del procedimento. Al centro dell’attività investigativa il ciclo di trasformazione dei rifiuti effettuato all’interno di un impianto di recupero vibonese. L’origine dell’indagine e le ipotesi accusatorie Un’attività investigativa che già tra il marzo e il novembre del 2021, attraverso intercettazioni, campionamenti e controlli, aveva portato alla denuncia di undici persone e alla segnalazione di tre società per responsabilità penali e amministrative.

L’azienda, sita nell’entroterra vibonese, operante nel settore del recupero dei rifiuti organici provenienti dalla raccolta differenziata, avrebbe dovuto produrre ammendante compostato misto. Ma, di fatto, non rispettando la procedura prevista all’interno dell’autorizzazione integrata ambientale, generava un prodotto che non aveva perso la qualifica di rifiuto, contente plastiche, vetri e metalli, anche pesanti come il cromo esavalente e andando a inquinare irrimediabilmente i terreni agricoli ove lo stesso veniva spanso. 

 

 

 Il procedimento produttivo, inoltre, veniva effettuato all’interno di capannoni, i cui portelloni sarebbero dovuti restare chiusi; di fatto l’attività veniva svolta mantenendo gli stessi aperti, non consentendo il corretto utilizzo dei filtri e determinando l’inquinamento dell’aria a causa delle polveri e delle emissioni immesse in atmosfera.
L’indagine avrebbe consentito di cristallizzare la presunta condotta illecita di diversi soggetti, attuata attraverso attività decisionali, esecutive e materiali, connesse alle posizioni e alle funzioni, apicali e non, rivestite all’interno della stessa azienda. Nel mirino degli investigatori sono finiti anche un dirigente della Regione Calabria e alcuni tecnici.

 

AGI – Malta inaugura 
la sua prima Biennale d’Arte come porto ideale per tessere relazioni nel mondo e arricchirsi della visione del mondo ispanico, dalla Spagna agli artisti di tutta l’America Latina.

“L’isola è sempre un principio di composizione e invenzione, il luogo ideale per tessere relazioni: si parte, si arriva. Ci invita ad attraversare il mare circostante, a toccare altre terre”, ha dichiarato in un comunicato stampa la direttrice della Biennale maltese, Sofia Baldi Pighi.

 

L’evento, dal tema “Insulaphilia”, si svolgerà dal 13 marzo fino al 31 maggio in tutto il Paese, dall’isola paradisiaca di Gozo alla capitale La Valletta, Patrimonio dell’Umanità dal 1980.

La prima edizione avrà solo otto padiglioni nazionali, in cui ogni Paese espone le proprie riflessioni artistiche, e tra questi ci sarà quello della Spagna, commissionato da Ángel Moya García e firmato da Avelino Sala con il titolo “No One is an Island”.

Situata nella città di Calcara, l’installazione spagnola riflette sul concetto di identità in una dimensione “multipla e plurale”, con l’isola come asse di scambio con altre culture “senza limiti, paura o rifiuto”.

 

Allo stesso modo, tra i circa 70 artisti, alcuni proverranno dall’America Latina, come Luz Lizarazo, che rappresenterà la Colombia con l’opera “Mi cuerpo dice la verdad”, ispirata a Santa Águeda e che tratta del “significato culturale e spirituale contraddittorio dei seni delle donne”, e “Mi cuerpo dice la verdad”, ispirata a Santa Águeda, che tratta del “significato culturale e spirituale contraddittorio dei seni delle donne”.

 

Parteciperanno anche l’artista cubana Tania Bruguera, il messicano Pedro Reyes, la cilena Cecilia Vicuña, la salvadoregna Guadalupe Maravilla, la peruviana Andrea Ferrero e il brasiliano Daniel Jablonski con i loro rispettivi progetti. In questo modo, con la visione di artisti provenienti da tutto il mondo, l’isola europea, al centro della rotta migratoria del Mediterraneo, difenderà “l’importanza di riconoscere l’ibrido all’interno della propria cultura”, come si legge nel manifesto di questa “Insulaphilia”.

Tradotto con DeepL.com (versione gratuita)

AGI –  La Corte d’Assise d’appello di Bologna, presieduta dal giudice Alberto Pederiali, ha disposto una perizia sul video girato in stazione a Bologna la mattina del 2 agosto 1980 dal turista Harald Polzer. A richiedere l’esame erano stati i difensori di Paolo Bellini, imputato di concorso nella strage della stazione di Bologna, mentre la Procura generale e le parti civili si erano opposte. I periti Eugenio Premuda e Giacomo Manghi avranno 20 giorni di tempo per stabilire da che posizione sono state girate le riprese in stazione a Bologna la mattina della strage.

 

Soprattutto, la Corte vuole accertare se le immagini in cui si vede l’uomo sconosciuto con i baffi, identificato come Paolo Bellini, siano state girate a bordo del treno, come sostengono la Procura generale e le parti civili, oppure siano state fatte da terra verso l’alto, come affermano i legali dell’imputato. Va poi stabilito, ed è un punto dirimente, se quelle riprese siano state fatte nei minuti immediatamente successivi all’esplosione, oppure in un orario ricompreso tra le 12 e 15 o le 13 e 15, come sostiene la difesa di Bellini. Si tratta dell’orario segnato, sempre secondo i legali dell’imputato, dall’orologio di una anonima signora che appare nel video dietro l’uomo identificato come Bellini. I periti incaricati dalla Corte illustreranno i risultati nell’udienza fissata per il 10 aprile. 

 

 “A Bologna il 2 agosto c’era il Mossad. C’era Kram, e poi un uomo e una donna, dei noti esplosivisti. Me lo ha detto Ugo Sisti che sapeva tutto”. Lo ha detto nel corso di alcune dichiarazioni spontanee della durata di un’ora e cinque minuti, l’ex diAvanguardia Nazionale, Paolo Bellini accusato di concorso nella strage del 2 agosto, nel suo intervento fiume in Aula al processo in corso, ha toccato vari argomenti, con un’esposizione spesso poco organica e confusa. Ha parlato di Ugo Sisti, all’epoca procuratore capo di Bologna che, secondo Bellini, aveva assegnato “compiti precisi” a lui e al fratello Guido, facendoli lavorare “a compartimenti stagni”. In particolare, Guido Bellini avrebbe dovuto “entrare in rapporti con i palestinesi per ricucire il lodo Moro”, mentre lui avrebbe dovuto fotografare, sia a Bologna che nell’ospedale di Reggio Emilia e a Firenze, i palestinesi con determinate caratteristiche fisiche per individuare eventuali terroristi. Bellini ha messo in chiaro, pero’, di “non poter dire che a fare la strage di Bologna sono stati i palestinesi: io dico quello che ho fatto in quel periodo. Noi abbiamo fatto tutto quello che dovevamo per ricucire il lodo Moro”.

AGI –  La Corte d’Assise d’appello di Bologna, presieduta dal giudice Alberto Pederiali, ha disposto una perizia sul video girato in stazione a Bologna la mattina del 2 agosto 1980 dal turista Harald Polzer. A richiedere l’esame erano stati i difensori di Paolo Bellini, imputato di concorso nella strage della stazione di Bologna, mentre la Procura generale e le parti civili si erano opposte. I periti Eugenio Premuda e Giacomo Manghi avranno 20 giorni di tempo per stabilire da che posizione sono state girate le riprese in stazione a Bologna la mattina della strage.

 

Soprattutto, la Corte vuole accertare se le immagini in cui si vede l’uomo sconosciuto con i baffi, identificato come Paolo Bellini, siano state girate a bordo del treno, come sostengono la Procura generale e le parti civili, oppure siano state fatte da terra verso l’alto, come affermano i legali dell’imputato. Va poi stabilito, ed è un punto dirimente, se quelle riprese siano state fatte nei minuti immediatamente successivi all’esplosione, oppure in un orario ricompreso tra le 12 e 15 o le 13 e 15, come sostiene la difesa di Bellini. Si tratta dell’orario segnato, sempre secondo i legali dell’imputato, dall’orologio di una anonima signora che appare nel video dietro l’uomo identificato come Bellini. I periti incaricati dalla Corte illustreranno i risultati nell’udienza fissata per il 10 aprile. 

 

 “A Bologna il 2 agosto c’era il Mossad. C’era Kram, e poi un uomo e una donna, dei noti esplosivisti. Me lo ha detto Ugo Sisti che sapeva tutto”. Lo ha detto nel corso di alcune dichiarazioni spontanee della durata di un’ora e cinque minuti, l’ex diAvanguardia Nazionale, Paolo Bellini accusato di concorso nella strage del 2 agosto, nel suo intervento fiume in Aula al processo in corso, ha toccato vari argomenti, con un’esposizione spesso poco organica e confusa. Ha parlato di Ugo Sisti, all’epoca procuratore capo di Bologna che, secondo Bellini, aveva assegnato “compiti precisi” a lui e al fratello Guido, facendoli lavorare “a compartimenti stagni”. In particolare, Guido Bellini avrebbe dovuto “entrare in rapporti con i palestinesi per ricucire il lodo Moro”, mentre lui avrebbe dovuto fotografare, sia a Bologna che nell’ospedale di Reggio Emilia e a Firenze, i palestinesi con determinate caratteristiche fisiche per individuare eventuali terroristi. Bellini ha messo in chiaro, pero’, di “non poter dire che a fare la strage di Bologna sono stati i palestinesi: io dico quello che ho fatto in quel periodo. Noi abbiamo fatto tutto quello che dovevamo per ricucire il lodo Moro”.

AGI – C’è sempre da aspettarsi qualcosa di bello quando a comporre o suonare c’è Rodrigo D’Erasmo, uno dei musicisti più apprezzati in Italia. Polistrumentista, compositore e arrangiatore, metà brasiliano e metà italiano, a volte direttore d’orchestra al festival di Sanremo, altre volte violinista o chitarrista per gli Afterhours, altre volte ancora on the road per l’Italia suonando la romantica malinconia di Nick Drake, cantautore e chitarrista inglese che privilegiava l’acustica, morto a soli 26 anni. Un artista sfortunato e incompreso che D’Erasmo, insieme a Roberto Angelini, ama spesso reinterpretare.

 

E non sorprende quindi che Marco D’Amore, autore del film “Caracas”, si sia affidato alla sensibilità di D’Erasmo per la soundtrack, edita da Curci. Caracas è tratto dall’opera letteraria “Napoli Ferrovia” di Ermanno Rea con protagonisti Tony Servillo, Marco D’Amore, Lina Camelia Lumbroso, e racconta la città attraverso gli occhi di un vecchio scrittore rientrato a casa dopo molto tempo. Caracas è un uomo che milita in un gruppo violento di estrema destra e sta per convertirsi all’Islam. C’è Yasmina la donna che ama, drogata e persa nei vicoli della città. Uno scontro fra due mondi da cui si vede una nuova alba.

 

L’idea di firmare la colonna sonora, è stata accolta con entusiasmo sin dall’inizio da D’Erasmo: “Mi sono innamorato della sceneggiatura – racconta all’AGI il musicista – ho amato da subito i personaggi, l’ambientazione di Napoli che potrebbe essere una Medina del Maghreb e il modo di raccontare la storia in modo inedito. Elementi questi che sono diventati uno stimolo enorme per me da un punto di vista musicale. Ho subito iniziato a pensare e a elaborare un suono che raccontasse tutto il bacino del mediterraneo e oltre. E anche se mancavano mesi all’inizio riprese, ho consegnato tanto materiale in tempi relativamente brevi. Praticamente le riprese del film sono iniziate con tutta la colonna sonora già scritta”.

E comunque poi, anche tanto tempo trascorso sul set: “Si’, sono stato molto sul set – precisa il musicista – avevo voglia di fare squadra e stare insieme alla troupe. Ho fatto anche viaggi per lavorare bene a questo film, sono andato a Tunisi che è una città che sentivo vicina e non conoscevo. Ho trovato ispirazione li’ per un brano. Ho registrato suoni in quella città, muezzin, sonorità di kasbah e minareti. E ho unito ai suoni di Napoli quelli del Maghreb. Cosi’ è nato il tessuto sonoro”.

 

Tante ispirazioni dunque, anche la famosa Manha de Carneval, tratta da Orfeo Negro di Camus del 1959. “Manha de Carnaval ha un ruolo di grande ispirazione iniziale – racconta D’Erasmo – io per metà sono brasiliano e ho ascoltato da piccolo tanta musica brasiliana ma non avevo mai fatto nulla. Invece, stavolta ho inserito un brano che si chiama Rosa, un piccolo omaggio a Pixinguinha, una cover stupenda che ho arrangiato per chitarra classica. In altri brani come Tunisi, dove c’è la chitarra classica, c’è un po di’ Brasile”.

 

E la sceneggiatura “Sono rimasto colpito da come è stata scritta – aggiunge – dal punto di vista letterario, è avvincente, scorrevole, ma anche molto poetica, affascinante e psichedelica. È stata fatta una resa cinematografica alla David Lynch che amo molto. E l’aspetto onirico e psichedelico è quello che mi ha molto colpito”.

 

Poi c’è Napoli: “È una città con una energia pulsante pazzesca – spiega D’Erasmo – con un magma che è quello del vulcano che le bolle dentro, che bolle nelle vene di chi proviene da li’, di chi ci si trova anche solo come ospite. Tutto questo fa si che Napoli non sia mai ferma. Dal punto di vista dell’energia e della cultura è una città in grande movimento e sommovimento oserei dire, e anche questo è fonte di grandissima ispirazione”.

 

Caracas, personaggio controverso: “E’ misteriosissimo – afferma D’Erasmo – nel brano ‘Chi è Caracas’ esce fuori pero’ dal suo mistero. Affiora la dolcezza, il senso di solitudine e il desiderio di amore, pace e serenità. Che poi, sono cose che in realtà lui stesso desidera ed è quello che ogni essere umano nelle varie fasi della vita, va cercando”. Un lavoro in cui c’è molto di Rodrigo D’Erasmo e anche di Marco D’Amore: “Si’ – afferma il musicista – mi ci rivedo moltissimo. Qualcuno mi ha chiesto come si fa a raccontare il tormento, e io ho detto che il modo più semplice, è essere tormentati piuttosto che cercare una formula per raccontarlo. Marco ed io ci riconosciuti in questo essere tormentati intimamente e lui ha voluto raccontarlo attraverso il personaggio di Caracas. Così ha dato a me la possibilità di farlo con il suono e di infonderlo a tutto il film. Devo dire che è stato uno dei lavori di cui sono più soddisfatto dal punto di vista di compositore di musica per immagine. Uno dei lavori di cui sono più contento”.

 

Nel futuro, di nuovo con Roberto Angelini suonando Nick Drake? “Assolutamente si’. Stiamo lavorando Roberto e io a un progetto che amiamo tanto. Ci piacerebbe riportarlo in giro questa estate. Drake non ha età, non ha bisogno di una particolare evenienza per essere suonato. È un progetto super fortunato, che la gente ama moltissimo. Siamo molto orgogliosi di poter portare in giro il verbo del grande Nick Drake, è una figura che amiamo tantissimo e a cui dobbiamo tanto. Molto presto riprenderemo quindi un progetto su di lui”.

 

E poi? “E poi tante cose – conclude D’Erasmo – con Antonio (Diodato) un tour nei teatri e annunceremo cose belle. Stiamo progettando uno spettacolo. E ci divertimento molto. Sto preparando poi un disco con Roberto Angelini di cui siamo molto orgogliosi, musica strumentale. Lo stiamo componendo. Non sarà solo un album ma una sorta di opera multimediale che vedrà la luce a fine anno. Un progetto davvero ambizioso a cui teniamo molto. E come compositore sto facendo due soundtrack per un documentario su Volonte’, e poi per una serie con Carlo Lucarelli sulla follia che dovrebbe uscire in autunno”.

 

AGI –  Un detenuto si è tolto la vita nel carcere di Teramo. “Si tratta di un ragazzo di circa 20 anni, di
etnia rom, che nella notte si è impiccato nella sua cella della sezione osservazione del carcere di Castrogno, dove si trova ristretta anche la mamma, colta da malore, e ora piantonata in ospedale”, riferisce Gennarino De Fazio, segretario generale della
Uilpa Polizia Penitenziaria, osservando che “dall’inizio dell’anno sono dunque 27, 24 detenuti e 3 appartenenti al Corpo di polizia penitenziaria, i suicidi in ambito carcerario, in un bollettino che appare inarrestabile anche per
 l’inezia della politica che ha governato almeno nell’ultimo ventennio. E non pervengono, peraltro, segnali confortanti neppure dall’esecutivo in carica”. De Fazio chiede quindi che “l’Esecutivo Meloni batta un colpo: subito un deflazionamento della densità detentiva per ridurre il surplus di reclusi di oltre 14mila unita’ e assunzioni straordinarie e accelerate nella Polizia penitenziaria, mancante di almeno 18mila unita’. Parallelamente, riforme strutturali e riorganizzative. Non si possono continuare a contare asetticamente i morti”.