Autore: admin1356

AGI – Era stata operata alla nascita in Palestina ma poi, a causa del conflitto, era stata letteralmente “abbandonata” nelle cure. Oggi E.H., bimba di appena 13 mesi, affetta da una gravissima patologia cronica cardiaca e da idrocefalo ostruttivo, può vivere normalmente grazie a una serie di interventi salvavita effettuati all’ospedale Gaslini di Genova e a una missione umanitaria internazionale. “Questa bambina ha vinto un biglietto alla lotteria della vita – dichiara Raffaele Spiazzi, direttore sanitario dell’ospedale pediatrico – Sarebbe sicuramente deceduta se non fosse arrivata qui”. Per farla arrivare al Gaslini, una missione che ha coinvolto la Farnesina, il ministero della Salute e quello della Difesa: l’11 marzo il volo ell’Aeronautica Militare, lo scorso 3 aprile l’operazione. “Uno sforzo congiunto e internazionale: varcare il confine di Rafah è, come sappiamo, molto complesso – ha spiegato il primario della Terapia intensiva neonata e Pediatrica del Gaslini, Andrea Moscatelli – Questa bambina è partita dal Cairo, mettendoci quasi 12 ore. Un viaggio difficile, con grandi rischi di desaturazione: bisognava essere preparati a ogni tipo di criticità. La bimba poteva morire in volo. Nel velivolo viaggiavano madri con bambini che rischiano la vita, persone per cui gli aerei non significano vacanza e svago ma orrore e morte. L’Italia si è presa carico di pazienti cronici che non hanno la possibilità di essere curati in loco”.

 

 

Alla piccola è stato ricostruito un cuore “nuovo di zecca”, con una correzione radicale definitiva della cardiopatia, che le regalerà una vita normale, poi il trattamento neuroendoscopico dell’idrocefalo, sotto la guida del dottor Gianluca Piatelli. Arrivata in condizioni disperate, con le manine nere, ora sorride e tocca tutto curiosa e di nuovo viva. La sua giovane mamma, partita con lei, le è rimasta sempre accanto. Rimarrà ancora per qualche settimana: impossibile tornare in Palestina. “Siamo stati uno degli anelli di questa catena virtuosa”, ha continuato Roberto Formigari, a capo dell’équipe cardiologica. La bambina ha adesso un cuore a quattro camere e un’ottima funzione biventricolare, saturazione al 100%, senza difetti residui. Dall’inizio del conflitto sono stati 34 i bambini seguiti dall’Istituto Gaslini: sono arrivati piccoli pazienti con ustioni, mutilazioni, con lesioni midollari da schegge: oltre il 40% della popolazione di Gaza è nella fascia 0-14 e sono loro, secondo le organizzazioni umanitarie, a pagare il costo più alto del conflitto. 

 

L’intervento è stato molto complesso: è stato necessario unifocalizzare l’arteria polmonare, ricostruire una biforcazione polmonare, tunnelizzare il ventricolo sinistro all’aorta e ricostituire la continuità tra cuore e biforcazione polmonare attraverso una valvola da donatore umano che abbiamo identificato a Barcellona – ha spiegato il cardiochirurgo Guido Michielon, a capo dell’unità di Cardiochirurgia – All’ospedale la seguiremo ancora – ha concluso Michielon – Genova, ancora per qualche tempo, sarà la sua casa”.