Bozza, a chi documenta la difficoltà, altrimenti fino 108 rate
Autore: admin1356
‘Nel 2023 più di 600 milioni in attività di ricerca e sviluppo’
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AGI – Si consolida il ‘paradigma biomediatico‘ scrive il Censis nel suo XIX Rapporto annuale sulla comunicazione, quest’anno intitolato ‘Il vero e il falso’. Stabili gli utenti di Internet, smartphone e social network. Il 79,3% dei giovani usa YouTube, il 72,9% Instagram, il 56,5% TikTok, mentre scendono Spotify, Twitter e Snapchat. Tornano a salire i lettori di libri (+3,1%).
Non si ferma il boom della spesa delle famiglie per i dispositivi digitali con 8,7 miliardi di euro (+727,9% dal 2007). Secondo il 68,3% degli utenti, con l’Intelligenza Artificiale aumenteranno le notizie non verificabili e non sapremo più distinguere il vero dal falso, con grandi rischi per le democrazie. Questi, in estrema sintesi, i risultati della ricerca condotta dagli analisti di piazza di Novella, promossa da Intesa Sanpaolo, Mediaset, Rai, Tv2000 e Windtre, e presentata oggi a Roma da Giorgio De Rita, segretario Generale del Censis
In crescita la tv di internet
L’analisi del sistema dei media che viene proposta nel XIX Rapporto sulla comunicazione evidenzia che, nell’era biomediatica, alcuni mezzi sono in grado di raccogliere intorno a sè un vasto pubblico e di rispondere alle diverse preferenze ed esigenze comunicative di ciascuno. A svolgere questo compito è innanzitutto la televisione. Nel 2023, si legge sul rapporto, a guardarla è complessivamente il 95,9% degli italiani (+0,8%). La percentuale dell’utenza è la somma di più componenti: la stabilita’ del numero di telespettatori della tv tradizionale (il digitale terrestre: +0,9% rispetto al 2022), una lieve crescita della tv satellitare (+2,1%), il continuo rialzo della tv via internet (web tv e smart tv passano al 56,1% di utenza, ovvero oltre la meta’ della popolazione, con un +3,3% in un anno) e il boom della mobile tv, che è passata dall’1,0% di spettatori nel 2007 al 33,6% di oggi (più di un terzo degli italiani).
La radio sempre ibrida
La radio continua a rivelarsi all’avanguardia all’interno dei processi di ibridazione del sistema dei media. Complessivamente, i radioascoltatori sono il 78,9% degli italiani, con una lieve flessione da un anno all’altro (-1,1%). Ma se la radio ascoltata in casa attraverso l’apparecchio tradizionale subisce un piccolo calo passando al 45,6% di utenza (-2,4% rispetto al 2022), l’autoradio si attesta al 69,1%, confermandosi su livelli prepandemici. Per quanto concerne l’ascolto delle trasmissioni radiofoniche via internet con il pc (18,2% degli utenti) e con lo smartphone (24,1%), si registra una crescita importante nel lungo periodo (rispettivamente +10,6% e + 20,5% dal 2007 ad oggi), ma un calo nel breve (rispettivamente -2,2% e -5,0% tra il 2022 e il 2023).
I social network si consolidano
Tra il 2022 e il 2023 si registra un consolidamento dell’impiego di internet da parte degli italiani (l’89,1% di utenza, con una differenza positiva di 1,1 punti percentuali), e si evidenzia una sovrapposizione quasi perfetta con quanti utilizzano gli smartphone (l’88,2%) e molto prossima a quanti sono gli utilizzatori di social network (82,0%).
Whatsapp imperante
Tra i giovani (14-29 anni) si registra un consolidamento nell’impiego delle piattaforme online. Il 93,0% utilizza WhatsApp, il 79,3% YouTube, il 72,9% Instagram, il 56,5% TikTok. In lieve flessione tra gli under 30, oltre a Facebook (passato dal 51,4% del 2022 al 50,3%), anche Spotify (dal 51,8% al 49,6%) e Twitter (dal 20,1% al 17,2%). Colpisce la discesa di due piattaforme partite bene ma che nel tempo hanno arrestato la loro corsa: Telegram (passato dal 37,2% del 2022 al 26,3%) e Snapchat (dal 23,3% all’11,4%).
Carta stampata in crisi perenne
Per i media a stampa, invece, si accentua ulteriormente la crisi ormai storica, a cominciare dai quotidiani cartacei venduti in edicola, che nel 2007 erano letti dal 67,0% degli italiani, ridottisi al 22,0% nel 2023 (con una differenza pari a -3,4% in un anno e a -45,0% in quindici anni). Si registra ancora una limatura dei lettori dei settimanali (-1,7%) e dei mensili (-2,8%). Anche gli utenti dei quotidiani online diminuiscono al 30,5% degli italiani (-2,5% in un anno), mentre sono stabili quanti utilizzano i siti web d’informazione (il 58,1% come gia’ nel 2022, ma cresciuti del 21,6% dal 2011).
Segnali di ripresa per i libri
Nel 2023 si arresta l’emorragia di lettori di libri: gli italiani che leggono libri cartacei sono il 45,8% del totale (+3,1% rispetto allo scorso anno ma -13,6% rispetto al 2007). La ripresa non riguarda i lettori di e-book, che non si sbloccano, rimanendo stabili al 12,7% (-0,6%).
AGI – L’ex ministro Luca Lotti e Tiziano Renzi, padre del leader di Italia Viva ed ex premier, Matteo, sono stati assolti nel processo nato dall’inchiesta Consip. Lo hanno deciso i giudici del tribunale di Roma, al termine di una camera di consiglio di oltre 3 ore. Oltre a Lotti e a Renzi senior sono stati assolti altri 6 imputati. Si tratta dell’ex parlamentare Italo Bocchino; degli imprenditori Alfredo Romeo e Carlo Russo; del carabiniere Emanuele Saltalamacchia, all’epoca dei fatti comandante dei carabinieri della Legione Toscana; di Filippo Vannoni, ex presidente di Publiacqua e di Stefano Massimo Pandimiglio. Condannati, invece, i carabinieri Gianpaolo Scafarto (1 anno e 6 mesi) e Alessandro Sessa (3 mesi).
I reati, contestati a vario titolo, erano quelli di millantato credito, traffico d’influenze, tentata estorsione, favoreggiamento, falso, rilevazione di segreto. Il pm Mario Palazzi, lo scorso 22 dicembre, aveva sollecitato otto richieste di condanna e due di assoluzione nel procedimento legato alla centrale acquisti della pubblica amministrazione. Per Lotti era stata sollecitata una pena a 1 anno di reclusione. Stessa condanna richiesta per Bocchino. La procura di Roma aveva poi sollecitato, inoltre, una condanna 2 anni e 6 mesi per Romeo e a 5 anni per Russo. Per l’ex ufficiale del Noe Scafarto e’ stata chiesta una condanna a 1 anno e 10 mesi, mentre per il colonnello Sessa e’ stata sollecitata una condanna a 3 mesi: per loro è caduta l’accusa di depistaggio.
La condanna era stata chiesta anche per l’ex generale Saltalamacchia (a 1 anno di reclusione); e per Vannoni, (a 1 anno). Chiesta invece l’assoluzione per Renzi senior e Pandimiglio. L’accusa, nel corso della requisitoria, aveva ricordato che, su questo processo, si sarebbe abbattuta “la mannaia della prescrizione”. “Un processo – aveva ricordato il pm Palazzi – destinato più alla storia che alla giustizia, molti di questi reati saranno travolti dalla prescrizione”. Gianpaolo Scafarto e Alessandro Sessa, carabinieri che, all’epoca dei fatti, erano in servizio al Noe, sono stati condannati anche al pagamento di una provvisionale di 50mila euro immediatamente esecutiva nei confronti del ministero della Difesa.
Lotti: avanti a testa alta, ho vissuto sette anni difficili
“Sono stati sette anni e mezzo difficili che non auguro a nessuno. Vedersi sbattuto da innocente in prima pagina con accuse anche da parte di quelli che dovrebbero essere i tuoi ‘vicini di banco’. Comunque è andata bene, vado avanti a testa alta. Sono contento”, ha commentato l’ex ministro dello Sport, Luca Lotti.
“È una vicenda che mi è costata dal punto di vista personale: la politica va e viene, è impegno civico che io ho fatto per 10 anni con massimo rispetto per gli incarichi che ho svolto da quando ho cominciato come consigliere comunale fino all’incarico da ministro. Oggi faccio altro, ma non ho lasciato la politica. Posso guardare in faccia tante persone che negli anni mi hanno accusato o facevano commenti su di me: oggi finalmente si è messo un punto” ricorda Lotti.
“Nel Pd sono un semplice iscritto, non ho condiviso tante scelte nel mio partito. Molti militanti del mio partito che in passato potevano additarmi come un problema oggi possono ricredersi. Poi sulla non candidatura io ho sempre detto che non avrei mai potuto e voluto essere uno scandalo per il mio partito e oggi ne ho data la dimostrazione. Manderò a tutti i membri di quell’assemblea, dove ad agosto del 2022 ho detto e pronunciato queste parole, la sentenza di oggi” conclude Lotti.
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