Autore: admin1356

AGI – La bellezza entra nella scuola: lo fa con una mostra, ‘Il ritmo della vita degli uomini’, allestita nell’Aula Magna del Liceo Classico “Torquato Tasso”, storico istituto romano, e che sara’ inaugurata il prossimo 16 marzo.
La mostra è una novità assoluta perché, organizzata grazie al ministero della Cultura che ha messo a disposizione i reperti, sarà un progetto interamente realizzato dai ragazzi. Fino al 19 maggio, saranno esposti una cinquantina di manufatti recuperati da Musei, collezioni private e università statunitensi grazie al prezioso intervento dei Carabinieri del Nucleo Tutela del Patrimonio Culturale, e provenienti soprattutto da tombe scavate clandestinamente.

Reperti, la maggior parte dei quali mai finora messi a disposizione del pubblico, che sono stati catalogati, studiati e contestualizzati letterariamente dai ragazzi: ognuno sarà infatti accompagnato da versi tratti da Omero, i lirici e i tragici greci, Virgilio, attraverso un percorso che si snoda su quattro temi portanti (uomo, divinità, coraggio e amore). Proprio le classi di liceali hanno lavorato all’intero progetto: dall’ideazione (ispirata da una ‘lectio magistralis’ fatta proprio al Tasso dal direttore generale dei musei italiani, Massimo Osanna) all’allestimento, dalla scelta e selezione dei versi alla scrittura delle didascalie per i pannelli espositivi (tradotte anche in inglese). Gli studenti hanno anche realizzato il video per ‘accattivare’ gli sponsor e raccolto immagini e foto con il ‘backstage’ da utilizzare per il materiale da veicolare nelle prossime settimane sui social.


La mostra sarà l’epilogo di un percorso cominciato mesi fa, realizzato grazie al sostegno di Ferrovie dello Stato italiane, il contributo di Poste italiane e l’attenzione di Comp.Sys; ed e’ stato accompagnato da una media partnership con AGI che ha supportato il liceo e i ragazzi anche attraverso la produzione di video e contenuti social. Un percorso impegnativo che potrebbe avere pero’ ancora tanta strada davanti: il progetto pilota del ministero punta cioè a essere replicato in tante scuole italiane. L’appuntamento per la presentazione alla stampa dell’iniziativa e’ per venerdì 15 marzo, alle 15 al Liceo Torquato Tasso di Roma in via Sicilia 168.

 

AGI – Il “Quasi amici” teatrale all’italiana conquista la penisola: l’adattamento di Alberto Ferrari della commedia francese sta facendo registrare il tutto esaurito in decine di teatri da Nord a Sud anche nella sua seconda stagione, grazie alla comicità irresistibile di Paolo Ruffini e all’intensa interpretazione del protagonista tetraplegico offerta da Massimo Ghini. Lo spettacolo nei primi mesi del 2024 ha già girato una quindicina di teatri, tra cui il Manzoni a Milano e il Parioli a Roma, ricevendo un’ottima accoglienza. Il tour prosegue con le tappe di Civitavecchia e Gaeta (martedi’ 5 marzo).

 

Poi si sposta in Puglia (sabato 9 marzo a Gioia del Colle e domenica 10 a Canosa) e in Campania (tra Portici, Arzano e Castellammare tra il 13 e il 17 marzo) prima di tornare nuovamente al Nord. Il 20 marzo a Carate Brianza, il 21 a Ostiglia nel Mantovano, il 22 a San Dona’ di Piave nel Veneziano, il 23 e il 24 a Prato e il 25 a Viareggio e il 26 a Sassuolo. In aprile, tra il 9 e il 14, lo spettacolo sarà di scena tra Monfalcone e Trieste.

 

La trasposizione teatrale del secondo film francese più visto di tutti i tempi, con Eric Toledano e Olivier Nakache, alterna momenti di leggerezza ad altri di riflessione sulla condizione umana e sulla disabilità. Il testo riprende in una chiave più italiana, soprattutto nelle battute, la storia del facoltoso Filippo (Massimo Ghini), narcisista ma anche colto e intelligente. Vedovo, è diventato tetraplegico in seguito a un incidente in parapendio. La sua agiatezza gli assicura le miglior cure, ma è stanco della sua vita in cui entra casualmente lo sbandato Driss (Paolo Ruffini), un ragazzo cresciuto in periferia e che è stato in galera nel tentativo di farsi strada nella vita.

 

L’incontro regalerà a Filippo leggerezza e un pizzico di follia e a Driss un nuovo equilibrio. Molto bravi anche gli attori che fanno da contorno ai protagonisti: Claudia Campolongo nei panni dell’assistente Yvonne, Francesca Giovannetti, Leonardo Ghini (figlio dell’attore romano), Gianmarco Trulli, Giulia Sessich e Diego Sebastian Misasi. 

 

 

AGI – “Grazie all’alleanza strategica tra il Vive – Vittoriano e Palazzo Venezia e Bulgari partono lunedì 4 marzo i lavori di restauro delle sculture del Vittoriano, simbolo della Repubblica e dell’identità storica e culturale della nazione”. Ad annunciare il via al restauro del monumento di Piazza Venezia è la direttrice del Vive, Edith Gabrielli, in occasione della conferenza stampa di presentazione del progetto, alla presenza di Jean-Christophe Babin, amministratore delegato del Gruppo Bulgari e della restauratrice Susanna Sarmati.

 

L’intervento – sostenuto interamente da Bulgari con 240mila euro, tramite l’Art Bonus – garantirà la conservazione delle sculture sul prospetto principale del Vittoriano, restituendo fra l’altro la piena leggibilità della finitura dorata degli elementi in bronzo, punto peculiare dell’intero progetto. Un’iniziativa di alto mecenatismo, volta a preservare un patrimonio artistico-culturale custode della nostra identità nazionale, tramandandone il valore alle future generazioni e al mondo.

 

“Il progetto di restauro delle sculture del Vittoriano costituisce motivo di grande orgoglio per il nostro Istituto – ha spiegato Edith Gabrielli – si tratta di opere di notevole pregio artistico, storico e anche simbolico, perché materializzano valori fondanti del nostro Risorgimento e, insieme, della nostra Costituzione. Preservarle e valorizzarle è nostro imprescindibile dovere, in particolare nei confronti delle nuove generazioni. Una responsabilità sociale e culturale che ha trovato in Bulgari piena condivisione e che rappresenta un esempio vincente di collaborazione fra pubblico e privato, in grado di creare valore condiviso a beneficio della collettività”.

La direttrice ha ricordato poi che “il Vittoriano fu pensato alla morte di Vittorio Emanuele II nel 1878 e iniziato nel 1885. Nel 1911, per i 50 anni dell’unità d’Italia, furono inaugurate le sculture, opere dei maggiori artisti italiani dell’epoca (oggi quasi dimenticati) – ha aggiunto – con l’idea che il monumento diventasse una sorta di mostra permanente di quanto di meglio l’Italia potesse offrire in campo scultoreo. Questo è il primo motivo per cui il restauro è così importante”.

“Secondo motivo – ha detto Gabrielli – questo restauro ci permette di realizzare un protocollo di intervento che poi si applicherà a tutti i restauri all’interno del Vittoriano. Il terzo motivo, infine, è il rapporto tra Vive e Bulgari, la collaborazione tra un soggetto pubblico e uno privato con cui si condividono degli obiettivi. A tal proposito è importante che il ministro Sangiuliano abbia annunciato l’intenzione di estendere l’Art Bonus”, ha concluso.

 

All’incontro ha preso parte anche Jean-Christophe Babin, Ceo del Gruppo Bulgari. “La città eterna è per Bulgari non sono il luogo in cui il brand nacque 140 anni fa quando Sotirio Bulgari venne a Roma dalla Grecia – ha spiegato – ma anche una inesauribile fonte di ispirazione per tutte le creazioni della Maison. Monumenti, Palazzi, architetture che osserviamo quotidianamente e che dobbiamo preservare in omaggio alla Storia di questa meravigliosa città. L’impegno di Bulgari nel Restauro delle opere scultoree del Vittoriano è un onore oltre che un dovere a far sì che Roma preservi opere così importanti rendendole il più possibile fruibili al pubblico. Siamo orgogliosi di poter contribuire ed essere da esempio a chi, come noi, comprende il valore inesauribile di tanta bellezza”.

Diretto da Edith Gabrielli ed eseguito da Susanna Sarmati, il progetto di restauro – articolato in tre fasi e che vedrà la sua conclusione il 25 settembre 2024 – coinvolge le sculture in marmo raffiguranti il Mare Adriatico di Emilio Quadrelli e il Mar Tirreno di Pietro Canonica, le sculture in bronzo dorato raffiguranti Il Pensiero di Giulio Monteverde e L’Azione di Francesco Jerace e i pennoni di Gaetano Vannicola con le Vittorie di Edoardo Rubino ed Edoardo De Albertis.

“Partiremo con il restauro della fontana a destra dell’Altare della Patria, poi passeremo all’altra fontana e quindi ai due gruppi bronzei – ha spiegato la restauratrice Susanna Sarmati – faremo un intervento conservativo cercando di riportare, soprattutto sulle statue bronzee, le dorature originali che erano anche trattate con vernici particolari. Gli interventi di restauro passati erano stati molto invasivi. Noi abbiamo fatto uno studio dell’opera per capire i materiali e come era stato fatto. Il problema maggiore da affrontare – ha aggiunto – è l’attacco di alghe e licheni che tratteremo con olii essenziali. Poi passeremo al consolidamento con nanosilicati e nanocalci che hanno già dato ottime risposte. Infine – ha concluso – l’approccio sul bronzo dove in precedenza si è pensato di mantenere le patine verdi che pero’ fanno perdere il senso originale delle dorature. Una volta ripristinate queste dorature, passeremo delle sostanze protettive che possano agite per almeno 10 anni”.

 

In linea con il continuo e proficuo dialogo che il Vive – Vittoriano e Palazzo Venezia preserva da sempre con la propria comunità, il cantiere di restauro sarà concepito come un cantiere “aperto”; in tal modo cittadini e turisti potranno osservare gli operatori dal vivo, salire sui ponteggi in occasione di visite guidate nonchè verificare il procedere dell’intervento attraverso un “diario del restauro” pubblicato sul sito dell’Istituto con cadenza settimanale.

 

AGI – Il complesso e intricato legame con le donne, specialmente con quella destinata a diventare sua moglie, Antonietta Portolano, costituisce il fulcro trattato da Lucia Modugno nel libro “Pirandello, questo mio sconosciuto”, (ed.Allaround) intorno al quale si sviluppano le molteplici vicende che delineano la vita di Pirandello. Emerge un nuovo Pirandello, meno rigido e formale rispetto all’immagine conosciuta dagli studi scolastici, un Pirandello più intimo, profondamente concentrato sulle sue relazioni con le donne e non solo. Vi è il rischio di smantellare la grande aura che circonda il celebre drammaturgo, se non fosse per il fatto che ciò che Lucia Modugno scrive è accuratamente documentato, basato su ricerche che attingono principalmente alle sue lettere e a fonti inedite.

Lucia Modugno esplora in dettaglio le diverse fasi dell’educazione sentimentale del nostro siciliano: il lungo corteggiamento con la cugina Lina, il periodo bohémien a Bonn, durante il quale lo vediamo coinvolto persino con le case di tolleranza, e i primi veri turbamenti per Jenny Schulz. Una parte rilevante del libro si concentra sul rapporto con la moglie Antonietta, un legame complicato che viene delineato passo dopo passo, dall’inizio caratterizzato da entusiasmo e aspettative da entrambe le parti, fino alla dolorosa disintegrazione che li fa soffrire. Nell’ultimo atto di seduzione, l’incontro con Marta Abba, musa ormai nella maturità, rappresenta un’ossessione e una sovrapposizione tra persona e personaggio, tra donna e attrice. Pur essendo diventato famoso a livello mondiale, dopo i riconoscimenti internazionali, la controversa adesione al Fascismo, il Premio Nobel e l’entrata nel mondo del cinema, il vecchio commediografo non riesce ancora a conciliare il possesso con il desiderio, il costante richiamo della realtà quotidiana con lo smarrimento e il tormento della creazione.

Da queste pagine emerge un Pirandello “sconosciuto”, il libro scorre come una cronaca familiare, con attenzione alle citazioni delle fonti, ma vivace. È l’ironia a legare insieme i vari argomenti trattati, ironia che permea le pagine del testo con il taglio leggero e divertito della Modugno, in linea con la sua duplice veste di scrittrice teatrale e attrice.