Autore: admin1356

AGI – Il nucleo speciale polizia valutaria della Guardia di finanza sta sequestrando circa 130 milioni di euro a due componenti pro-tempore del cda della compagnia aerea Itavia. Il decreto è stato emesso dal gip di Milano, su richiesta della procura di Milano.
Stando alle indagini, i due amministratori, che hanno ottenuto il controllo della gestione della società, diventandone anche gli azionisti di maggioranza, “avrebbero pressoché azzerato il patrimonio aziendale residuo derivante dai risarcimenti corrisposti alla società dai ministeri della Difesa e delle Infrastrutture e dei Trasporti, a seguito della strage di Ustica del 1980“.
In particolare, gli indagati avrebbero deliberato due operazioni di finanziamento pregiudizievoli del patrimonio sociale, una da 130 milioni di euro (mai restituita) e l’altra da 45 milioni di euro (quest’ultima successivamente rimborsata), in favore di società a loro riconducibile.

 

Il finanziamento da 130 milioni di euro sarebbe stato utilizzato dai due consiglieri del cda – secondo gli accertamenti coordinati dalla pm Albertini – anche per estinguere il prestito bancario utilizzato proprio per acquisire il pacchetto di maggioranza in Itavia rafforzando in tal modo la loro posizione all’interno della stessa. Le operazioni societarie “sono state già oggetto – riferisce in una nota il procuratore Marcello Viola – di censura da parte della magistratura civile la quale, nell’aprile 2023, aveva nominato un curatore speciale che, fin dal maggio 2023 evidenziava l‘irregolarità delle due operazioni di finanziamento in danno della società, dei soci di minoranza e dei creditori. Alla luce di quanto evidenziato dal curatore speciale, la tutela del patrimonio della società veniva affidato a un amministratore giudiziario”. Dalle indagini dei finanzieri è emerso come le somme, derivanti dal finanziamento di 130 milioni di euro erogato da Itavia, siano state reimpiegate per finalità estranee alla concessione della linea di credito. Sono indagati i due ex amministratori, l’ex liquidatore e anche i sindaci, questi ultimi per aver omesso qualsiasi controllo sulle situazioni di conflitto di interesse e non aver adottato i provvedimenti previsti per legge idonei a impedire le presunte operazioni finanziarie illecite.