Autore: admin1356

AGI – “Lo sciopero, convocato dai Cobas scuola e da altre organizzazioni del sindacalismo di base, è innanzitutto contro l’Autonomia differenziata, distruttiva per la scuola e per varie altre strutture pubbliche. L’Autonomia differenziata, se realizzata, porterebbe alla frantumazione del sistema unitario di istruzione e subordinerebbe l’organizzazione scolastica a scelte politiche ed economiche a essa esterne ed estranee”. Lo afferma Piero Bernocchi, portavoce nazionale Confederazione Cobas.

“Tutte le materie, oggi di competenza esclusiva dello Stato o in parte divise tra Stato e Regioni – prosegue – passerebbero a queste ultime, con la creazione di 20 sistemi scolastici diversi. L’Autonomia differenziata aumenterebbe la distanza tra Nord e Sud nel sistema scolastico, le diseguaglianze sociali e la diversità di diritti tra i cittadini/e delle varie Regioni”.

“È dunque un progetto altamente negativo che va bloccato – sottolinea Bernocchi – siamo ancora in tempo per farlo e lo sciopero ne sarà uno degli strumenti. Lo sciopero è stato indetto per il 9 maggio perché in tale giornata si svolgeranno gli inutili e dannosi quiz Invalsi nella scuola Primaria, contro la cui funzione negativa e fuorviante lottiamo oramai da 20 anni, da quando cioè vennero introdotti nella scuola come metro di giudizio degli studenti e del lavoro di docenti e scuole.

Essi sono inutili, perché dai Rapporti annuali dell’ente Invalsi risulta che 20 anni di quiz non hanno migliorato la qualità della didattica; dannosi, perché, oltre a far spendere circa 30 milioni l’anno, alle prove “ci si prepara”, e ore di buona didattica vengono sostituite da allenamenti ai test su libri venduti dalle case editrici per le quali le prove sono diventate un affare. Del tutto inaccettabile è poi la volontà del ministro Valditara di inserire i risultati di tali prove nel curriculum degli studenti”.

“Ma lo sciopero e le manifestazioni – aggiunge ancora – sono convocati anche per dire: no al taglio continuo delle scuole, sì alla riduzione del numero di alunni/e per classe; no alla divisione e gerarchizzazione dei docenti con la creazione di figure artificiali come il tutor e gli orientatori, con i relativi premi salariali per pochi, si’ a significativi aumenti salariali che almeno facciano recuperare a docenti ed Ata quanto perso a livello economico negli ultimi anni; no ad aberrazioni come la riduzione a 4 anni degli istituti Tecnici e professionali o il grottesco Liceo Made in Italy; no al precariato a vita; basta con il mobbing contro i docenti da parte di genitori pasdaran dei propri figli/e; basta con lo strapotere dei dirigenti scolastici”.

Il portavoce dei Cobas conclude: “Scioperiamo e manifestiamo anche per: esigere per gli Ata, aumento degli organici, assunzione stabile dopo due anni di precariato e diritto d’assemblea; sostenere le storiche richieste della scuola Primaria e dell’infanzia per la parità oraria e di retribuzione con gli altri ordini di scuola; estendere e potenziare la scuola in carcere; chiedere rispetto delle differenze, contro il sessismo e le fobie di genere, e il pieno riconoscimento del lavoro dei docenti “inidonei”; esigere l’aumento dell’organico per il sostegno e in particolare la stabilizzazione dei docenti già specializzati o specializzandi per le attività di sostegno agli studenti con disabilita'”.

AGI – 
Le reti generative sono in grado di imparare e di gestire enormi quantità di dati, finendo per divenire delle «scatole nere» che forniscono risposte senza spiegare come: L’Intelligenza Artificiale e i suoi fantasmi di Stefano Moriggi e Mario Pireddu (Il Margine) si propone di aprire queste scatole per indagarne il funzionamento, decostruendo i pregiudizi e le ideologie che vi aleggiano intorno. 

 

Nei quattro capitoli che compongono il breve saggio in uscita il prossimo 24 maggio, Moriggi e Pireddu ripercorrono la storia che conduce alle attuali reti generative – fatta di idee, scoperte, illusioni, primavere e inverni della ricerca, da Giordano Bruno a Pac-Man – illustrando in modo accessibile e rigoroso le logiche e gli utilizzi concreti degli strumenti che sempre più si utilizzano e si utilizzeranno per produrre contenuti di ogni tipo (testuali, iconografici, multimediali.). 

Attraverso un inquadramento teorico, gli autori mirano a far comprendere meglio l’IA e le sue ricadute reali nella quotidianità, alla ricerca di una perfetta sintesi tra timori e speranze relativi alla presenza sempre più pervasiva di queste tecnologie nel nostro vissuto. Obiettivo degli autori è, infatti, da un lato raffreddare i facili entusiasmi di chi crede in un futuro roseo in mano alle macchine, dall’altro, spegnere sul nascere i timori dei tecnoscettici. 

 

Le reti generative, rappresentano infatti una svolta radicale: creano contenuti originali e sfidano la tradizionale distinzione tra ideazione umana e produzione tecnologica, sollevando interrogativi sul confine che delimiterebbe (e tutelerebbe?) l’opera di una intelligenza umana da quella di una intelligenza «artificiale»: sfidare i fantasmi che aleggiano attorno all’IA significa dunque confrontarsi con noi stessi e con i nostri pregiudizi sulla tecnologia, ma ancor prima sui valori entro i cui confini continuiamo a custodire la specie umana come una reliquia.

 

Ma fare i conti con i fantasmi significa anche (e, forse, soprattutto) imparare a vedere nelle tecnologie – e nelle paure che generano – il riflesso di un’umanità timorosa di navigare in un mare sconosciuto e al contempo cosciente del fatto che – come avrebbe detto Giordano Bruno – a una nuova visione del mondo deve per forza corrispondere una nuova visione dell’uomo. Imparare a (con)vivere con le reti generative è il dovere di chi – da concreto umanista – cerca categorie e tattiche che lo aiutino a studiare la storia di quel futuro ignoto e incerto che ci attende.