Il telescopio Webb ha attraversato con la sua vista i gas che la avvolgono
Autore: admin1356
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AGI – Nel cuore dell’Appennino centrale c’è una specie straordinaria che rischia di scomparire per sempre. È l’orso bruno marsicano, sottospecie unica al mondo e presente con una popolazione di soli 50-60 individui, minacciati da bracconaggio, avvelenamenti, investimenti stradali e frammentazione dell’habitat.
In media ogni anno muoiono due orsi in Appennino: un numero elevatissimo per una popolazione così piccola, endemica di un territorio che potenzialmente potrebbe ospitarne più di 200. Parte così la campagna di sensibilizzazione e raccolta fondi del Wwf “Orso 2×50”. Il progetto si pone l’ambizioso obiettivo di raggiungere il numero minimo vitale di 100 orsi marsicani entro il 2050, intervenendo sulle principali minacce. Una missione ‘possibile’, viene definita, per salvare una specie unica al mondo.
Fino al 19 maggio si può donare al 45584 con sms o chiamata da rete fissa e aiutare il Wwf a proteggere la specie da bracconaggio, incidenti stradali, avvelenamento e frammentazione dell’habitat. Recenti studi sul genoma dell’orso bruno marsicano rivelano una storia straordinaria. L’adattamento al contesto appenninico ha causato da un lato l’evoluzione di una ridotta aggressività, dall’altro l’evoluzione di una dieta per circa l’80% a base di vegetali.
Ma l’isolamento sull’Appennino centrale, che dura da circa 2 mila anni, e l’elevata mortalità dovuta a cause di origine umana sono alla base della bassa diversità genetica e dell’elevato rischio di estinzione di questa popolazione unica.
Gli orsi bruni marsicani, che vivono nelle aree montuose comprese tra Abruzzo, Lazio e Molise, incontrano ancora oggi molti pericoli, come la presenza diffusa di attività umane e infrastrutture (strade e autostrade innanzitutto), che oltre a rappresentare un rischio concreto per la sopravvivenza, frammentano il suo habitat e rendono difficoltosi i naturali spostamenti, diminuendo le possibilità che la popolazione si espanda in nuove aree.
Per dare all’orso bruno marsicano concrete possibilità di sopravvivere in futuro è necessario innanzitutto diminuire drasticamente la mortalità di origine umana e migliorare la connettività ambientale, lavorando anche per favorire l’accettazione sociale da parte delle comunità locali.
La convivenza pacifica con l’uomo è uno degli obiettivi primari e per raggiungerlo occorre lavorare su più fronti, compreso quello della prevenzione dell’insorgenza di comportamenti confidenti, che mettono a rischio in primis la sopravvivenza di questi individui. Un esempio emblematico è quello dell’orsa Giacomina, che nei suoi primi anni di vita aveva sviluppato un comportamento estremamente confidente, e che invece dal 2020 ha diminuito significativamente le sue visite ai centri abitati, anche grazie ad azioni di dissuasione ben condotte.
La strada per favorire la coesistenza non è semplice, ma grazie a un insieme di azioni di prevenzione e comunicazione è possibile mitigare i conflitti e contrastare l’insorgenza di comportamenti problematici. Il Wwf Italia è da anni è in prima linea per salvare questa popolazione, favorendone l’incremento numerico e l’espansione in Appennino e migliorando la coesistenza con l’uomo grazie al progetto Orso 2×50. La sopravvivenza di questa sottospecie unica dipenderà da quanto saranno efficaci le azioni messe in campo nei prossimi anni.
Tutelare l’orso bruno marsicano è cruciale per mantenere l’ecosistema dell’Appennino integro e funzionale e per preservare la sua storia evolutiva, unica anche perché legata alla secolare coesistenza con l’uomo. La tutela di questa specie è parte della Campagna Our Nature del Wwf che punta alla salvaguardia della biodiversità. Molte sono anche le Oasi Wwf, impegnate in questi giorni in oltre 150 eventi per celebrare il Mese Oasi, che occupano una posizione strategica per favorire l’espansione dell’orso, come la Riserva Regionale Gole Sagittario in Abruzzo, che rappresenta un fondamentale corridoio ecologico verso est.
Presenze sporadiche si registrano anche verso sud nell’Oasi di Guardiaregia-Campochiaro, nel massiccio del Matese in Molise e anche verso nord in quella del Lago Secco ai margini del Parco Nazionale del Gran Sasso/Monti della Laga.
Il Progetto orso 2X50 lavora soprattutto nelle aree di recente espansione dell’orso, con l’obiettivo di diminuire i rischi di mortalità per investimento stradale e per bracconaggio, migliorare l’accettazione sociale delle comunità locali e mitigare il conflitto tra l’orso e allevatori e/o apicoltori. Per diminuire il rischio di mortalità per investimento stradale il Wwf interviene sulle strade a maggiore rischio con l’installazione di dissuasori anti-attraversamento. Questi dispositivi costituiscono una “barriera virtuale”.
Montati su paletti delimitatori della carreggiata, pali o guard-rail, si attivano se illuminati dai fari delle macchine e rispondono emettendo dei segnali luminosi e acustici. In tal modo il passaggio di un veicolo motorizzato attiva una vera e propria “barriera” di suoni e luci il cui scopo è quello di segnalare agli animali l’arrivo dei veicoli, tenendoli quindi lontani dalla strada. Minimizzare i conflitti con le comunità locali e incrementare la tolleranza sono passi fondamentali per garantire la sopravvivenza dell’orso in Appennino.
Per questo il Wwf supporta allevatori e apicoltori donando recinzioni elettrificate in grado di mitigare il rischio di incursioni di orso e di danni a bestiame e arnie. Per sensibilizzare le popolazioni locali e i turisti sul tema della conservazione dell’orso in Appennino, il Wwf organizza ogni anno attività di comunicazione e sensibilizzazione per diffondere la conoscenza di questa specie e delle buone pratiche di comportamento da adottare in aree di presenza di orso.
Ogni anno vengono organizzati campi di volontariato e tour itineranti a tema orso proprio per coinvolgere sempre più persone nella battaglia per la salvaguardia di questa specie a rischio. Mantenere la natura selvatica dell’orso è un altro passo fondamentale per la sua salvaguardia. La messa in sicurezza delle risorse alimentari presenti nei paesi (cassonetti dei rifiuti organici, pollai non a norma, frutteti non gestiti) è importante per evitare la frequentazione dei centri abitati da parte degli orsi e per eliminare per loro i pericoli derivanti dai contesti antropizzati.
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