AGI – “Mia figlia non era più la stessa, si era isolata, era diventata ansiosa”, al punto da non riuscire a sostenere una sessione d’esame all’università. È una nuova conferma di quanto quella vacanza del luglio 2019 in Costa Smeralda sia stata un drammatico spartiacque nella vita di due ragazze il racconto del padre di ‘Roberta’ (nome di fantasia), una delle parti offese del processo per violenza sessuale in corso a Tempio Pausania, in Sardegna. Dal 26 novembre 2021 sono imputati Ciro Grillo, figlio del fondatore del M5S, Beppe, e tre suoi amici genovesi Edoardo Capitta, Vittorio Lauria e Francesco Corsiglia, che una studentessa italo-norvegese, ‘Silvia’ (nome di fantasia) che ora ha 23 anni, accusa di stupro di gruppo. Le due amiche li avevano conosciuti la sera del 16 luglio di 5 anni fa al ‘Billionaire’ di Porto Cervo e poi li avevano seguiti nella villetta del Pevero in uso alla famiglia Grillo, dove sarebbero avvenute le presunte violenze.
L’amicizia fra le due ragazze è finita nella primavera del 2020, poco prima che arrivasse la chiamata del pm di Tempio Pausania che stava conducendo le indagini, dopo la denuncia presentata da ‘Silvia’ al rientro a Milano. Solo dopo un anno ‘Roberta’ è venuta a conoscenza che, a sua insaputa, tre dei quattro ragazzi (Corsiglia è estraneo al fatto) avevano girato immagini oscene davanti a lei mentre dormiva quella notte di luglio. Ma gli episodi d’ansia riferiti dal padre – come precisato, dopo la testimonianza, dall’avvocato Mariano Mameli che difende Capitta – sono precedenti alla scoperta delle immagini oscene, trovate, durante le indagini, dai periti incaricati di esaminare i telefonini dei quattro ragazzi. ‘Roberta’ aveva, nel frattempo, ricevuto le confidenze di ‘Silvia’, che già la mattina del 17 luglio le aveva detto di essere stata violentata da tutti. L’amica ne era rimasta molto turbata, ma si era tenuta tutto dentro. In famiglia ‘Roberta’ non aveva raccontato nulla.
In mattinata ha deposto anche la sorella minore di ‘Silvia’, ora ventenne, ma minorenne all’epoca dei fatti, che ha confermato il forte malessere manifestato dalla ragazza dopo la vacanza in Sardegna. Al collegio difensivo, però, non è apparso chiaro, dalla sua deposizione, quando la giovane abbia appreso della presunta violenza poi denunciata dalla sorella. Secondo gli avvocati degli imputati, nella sua deposizione la sorella di ‘Silvia’ si sarebbe contraddetta in più punti.
Infine, ha testimoniato lo psichiatra e psicologo che ha in cura dal 2020 ‘Silvia’, Pablo Zuglian, esperto di disturbi del comportamento alimentare, che ha riferito sulle condizioni psicologiche della sua paziente. “Lo psichiatra ha detto che ha sviluppato un serie di valutazioni su elementi soggettivi fornitigli dalla ragazza”, ha riferito l’avvocata Antonella Cuccureddu, che difende Corsiglia, “cioè non ha raccolto elementi oggettivi, ma su sintomi riferiti dalla ragazza che a sua volta ha raccontato dei fatti. Quindi non sono stati fatti esami strumentali, del sangue, delle urine. E ha detto che la ragazza sta meglio di quanto stava prima”. Allo psichiatra ‘Silvia’ avrebbe raccontato di aver subito violenze prima in Norvegia e poi in Italia. La terapia del caso si è basata – hanno riferito Cuccureddu e l’avvocato Alessandro Vaccaro, difensore di Lauria – ma sulle dichiarazioni della ragazza, senza accertamenti clinici.
Nell’udienza di domani, bvenerdì, prevista per le 10, testimonierà in inglese Mia, un’amica norvegese di ‘Silvia’ che ne raccolse le confidenze subito dopo la presunta violenza. La sua deposizione è considerata di particolare interesse dai legali degli imputati che sostengono la tesi dei rapporti consensuali. In tarda mattinata vicino al tribunale farà tappa una manifestazione femminista, promossa da una serie di associazioni in occasione dell’8 marzo, Giornata internazionale della donna. Il raduno è previsto alle 10.30 in piazza Gallura poi i partecipanti sfileranno in corteo per le vie di Tempio fino al Parco delle Rimembranze e piazza Manurita, quasi di fronte al tribunale dove sarà in corso l’udienza.
La scelta non è casuale. C’è la vittimizzazione secondaria fra i temi proposti dagli organizzatori, fra cui ‘Una di meno Nord Sardegna’, Movimento Omosessuale sardo, Coordinamento3, Associazione Prospettiva Donna, NoiDonne 2005, Udu e Anpi Sassari. “Esprimeremo la nostra solidarietà alla ragazza, attualmente parte offesa nel processo per stupro di gruppo”. Il riferimento è proprio a ‘Silvia’ e alle migliaia di domande cui è stata sottoposta nel procedimento, in particolare nel lunghissimo controesame dei mesi scorsi, in cui ha ripercorso nei minimi dettagli, anche quelli più intimi e scabrosi, cosa le successe quella notte. “Gli esami e i controesami degli interrogatori li regola esclusivamente il presidente di un tribunale: solo lui può chiedere che cosa è giusto o non è giusto chiedere, quali domande ammettere o no e quali sono pertinenti o no”, ha ribadito stasera, informata della manifestazione, l’avvocata Cuccureddu, finita al centro di polemiche per alcune domande molto dettagliate sui rapporti sessuali della notte delle presunte violenze.
“Ricordo anche che il collegio difensivo”, ha puntualizzato, “si era reso disponibile a produrre in aula le dichiarazioni e, dunque, a non porre domande alle due ragazze”. ‘Silvia’ ha risposto a oltre duemila quesiti, fra quelli che le sono stati posti in fase di denuncia e quelli del pm Gregorio Capasso. In aula, nell’arco di 6 udienze, gliene sono state poste poi circa 1.400