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AGI – Dopo la chiusura del suo laboratorio Zhang Yongzhen, il primo scienziato che ha condiviso con il mondo la sequenza genomica del SARS-CoV-2, accelerando lo sviluppo di vaccini, dorme ora accampato fuori dal suo laboratorio. Il virologo ha deciso di contestare pubblicamente il Centro clinico per la salute pubblica di Shanghai, o SPHCC, dell’Università di Fudan, in Cina, la scorsa settimana. Zhang è stato fotografato accampato fuori dal suo laboratorio da domenica, dopo la chiusura del SPHCC, che ha rilasciato dichiarazioni pubbliche in cui afferma che il laboratorio era uno dei tanti che necessitavano di ristrutturazione e che ha fornito al gruppo di Zhang uno spazio alternativo.

Secondo i post pubblicati sui social media sull’account personale di Zhang su Weibo, l’istituto ha dato al gruppo di ricerca due giorni di tempo per andarsene, ma inizialmente l’SPHCC non ha specificato dove avrebbero dovuto trasferirsi.

 

In seguito, Zhang ha dichiarato che i funzionari hanno detto alla sua squadra di trasferirsi in un laboratorio che non aveva le condizioni di biosicurezza necessarie per conservare i campioni, che contengono agenti patogeni sconosciuti. Il laboratorio di Zhang è un laboratorio di biosicurezza di livello 3. Zhang ha dichiarato di aver dormito fuori dal suo laboratorio, anche sotto la pioggia. I post sui social media includono foto di lui sdraiato sotto le coperte. Lunedì Zhang ha descritto la sua situazione come “terribile”. “Non sapete cosa ho vissuto”, ha detto Zhang. Secondo l’account sui social media di Chen Yanmei, virologa presso l’SPHCC e membro della squadra di Zhang, gli esperimenti incompleti dei loro studenti erano ormai “impossibili da salvare”. Chen ha anche scritto di essere in campeggio, ma all’interno del laboratorio. Nella tarda serata di martedì, Zhang ha dichiarato in un post che era stato raggiunto un accordo provvisorio con l’SPHCC per riprendere la normale attività di ricerca nel laboratorio. Nel post si legge che Zhang collaborerà con il centro per trasferire il laboratorio e riavviare la ricerca. Nel 2020, Zhang, insieme a Edward Holmes, virologo dell’Università di Sydney in Australia, è stato il primo scienziato a condividere con il mondo il genoma del SARS-CoV-2, pubblicandolo sul forum di discussione Virological. Questo atto è ampiamente accreditato come uno dei fattori chiave che ha permesso il rapido sviluppo di vaccini contro il COVID-19.

Dal 2020, Zhang ha ricevuto riconoscimenti internazionali e in quell’anno, Zhang e’ stato inserito nella lista dei 10 di Nature, un elenco annuale delle persone che stanno dietro ai principali sviluppi della scienza, e nel 2022 ha ricevuto il Mohammed bin Rashid Al Maktoum Knowledge Award, con una borsa di studio di 1 milione di dollari. Ma Holmes, collaboratore di lunga data di Zhang, afferma che dal 2020 la produzione di ricerca di Zhang è diminuita. “Prima di allora, Zhang disponeva di un’ampia rete di ricerca e raccoglieva campioni da animali e persone per studiare l’evoluzione virale”, ha affermato Holmes. Ma dal 2020, il lavoro di Zhang ha riguardato in gran parte l’analisi di campioni raccolti in precedenza e la collaborazione di Holmes con Zhang è stata meno prolifica. “Lui ha spinto la collaborazione, ma ora non c’è nulla su cui collaborare; non è stato in grado di ottenere alcun dato”, ha commentato Holmes. “Tutto ciò che posso fare è offrire supporto da lontano”, ha aggiunto Holmes. Secondo il database Dimensions, Zhang è stato coautore di 5 articoli di ricerca nel 2018, 9 nel 2019 e 18 nel 2020. Ma, il tasso di pubblicazione in crescita è sceso a 3 nel 2021 e a 4 nel 2022. Nel 2023 Zhang è stato coautore di 6 articoli, nessuno dei quali conteneva dati originali. Holmes ritiene che la chiusura del laboratorio faccia parte di un tentativo di mettere in disparte Zhang per la condivisione non autorizzata dei dati. “È straziante assistere a questa situazione”, ha sostenuto Holmes. “Per me è impensabile che uno scienziato di quel calibro dorma fuori dal suo laboratorio”, ha continuato Holmes. Ma, secondo Yanzhong Huang, specialista di politica sanitaria cinese presso il Council on Foreign Relations, la vera natura della disputa e della protesta sono “avvolte nel mistero”. Fan Xiaohong, un medico che dirige l’SPHCC, ha dichiarato al quotidiano cinese Southern Weekly che il contratto di Zhang è scaduto, ma lui si è rifiutato di andarsene. In un post sui social media di Zhang si legge che, sebbene il suo contratto con l’SPHCC sia formalmente scaduto nel 2023, i membri della sua èquipe hanno rinnovato i loro contratti con l’ospedale e il laboratorio deve ancora ricevere finanziamenti. Anche se non sono stati chiariti i dettagli della controversia, Dali Yang, politologo specializzato in Cina presso l’Università di Chicago nell’Illinois, ritiene preoccupante il fatto che Zhang dorma fuori dal suo laboratorio. “Molte persone che lo conoscono sono sconcertate perché è davvero una star internazionale”, ha sottolineato Yang. 

 

AGI – La prima bambina nata dopo 51 anni a Lampedusa è una migrante e sarà cittadina onoraria dell’isola. La cerimonia di conferimento per la piccola, venuta al mondo il 31 luglio del 2021, è in programma sabato. Alla piccola Maria, inoltre, che adesso vive a Piana degli Albanesi insieme ai genitori, verrà intitolato anche il parco giochi che sarà inaugurato nelle prossime settimane in via Roma.

La madre Rita, ivoriana di 38 anni, già mamma di due gemelli, era nel gruppo di migranti salvati e sbarcati quel giorno a molo Favarolo. La donna, arrivata alla fine della gestazione, fu portata in via precauzionale al poliambulatorio dove inizio’ la gestazione e partorì non essendoci più i tempi per il trasferimento.

Le donne lampedusane, non essendoci strutture sanitarie attrezzate, si spostano in ospedali tra Palermo e Agrigento per poter partorire. La piccola ha preso il nome di Maria Raimondo, infermiera di Corleone che l’ha fatta nascere. 

 

AGI – C’era anche Uhsam Helmi, 007 egiziano, alle riunioni del team congiunto con gli investigatori italiani che indagavano sulla morte di Giulio Regeni, avvenuta al Cairo nel 2016. Il colonnello Helmi è uno degli imputati, accusati con altri tre suoi colleghi della National Security di aver sequestrato, torturato e ucciso il ricercatore universitario trovato cadavere il 3 febbraio del 2016 nella strada che conduce ad Alessandria. Insieme a lui sono imputati anche Tariq Sabir, Athar Kamel Mohamed Ibrahime, Magdi Ibrahim Abedal Sharif.

 

Davanti ai giudici della corte d’assise della Capitale sono stati ascoltati i vertici del Servizio centrale operativo della Polizia di Stato che seguirono le indagini: il direttore responsabile, Vincenzo Nicolì e il dirigente Alessandro Gallo. Le foto del colonnello Uhsam Helmi, in occhiali da sole, giacca blu e camicia bianca, sono state mostrate nell’aula del tribunale di Roma. Sono state scattate quando l’ufficiale egiziano ora sotto processo partecipava il 10 febbraio 2016 al sopralluogo ottenuto dagli investigatori italiani nel posto in cui venne trovato il corpo di Regeni.

 

“Quello con gli occhiali da sole è il colonnello Helmi, era presente molto spesso”, ha confermato il colonnello del Ros dei carabinieri Loreto Biscardi, che ha poi spiegato: “Non ci è mai stato fornito alcun filmato, nemmeno delle telecamere della metropolitana. Le indicazioni che venivano dal team di detective locali era quella di un complotto ai danni dell’Egitto o anche una azione terrorista da attribuire ai Fratelli musulmani. Tutto per complicare i rapporti con l’Italia”.

 

Anche Biscardi ha ricordato che “venivamo da un’esperienza positiva di scambi con la polizia egiziana, eravamo riusciti a interrompere qualche anno prima un traffico di migranti e le aspettative in partenza erano quelle di chiarire la vicenda. All’inizio – ha proseguito – ci fu una apparente collaborazione, ci consentirono di assistere alle assunzioni di testimonianze ma noi cercavamo riscontri oggettivi. Fin da subito le autorità egiziane furono informate che ciò che era emerso dall’autopsia svolta in Italia non era compatibile con le loro ipotesi investigative come l’incidente stradale”.

AGI – Proteste a Napoli per la presenza del generale Roberto Vannacci, candidato della Lega alle elezioni europee. Vannacci presenta il suo libro ‘Mondo al contrario’, al teatro di Arte Vesuvio sul lungomare di Napoli. Una ventina di attivisti si è schierata in piazza Plebiscito per manifestare contro di lui e contro il fatto che sia permesso “a Vannacci e i suoi sostenitori di esporre in tutta tranquillità le loro idee razziste, misogine, omolesbobitransfobiche e abiliste”, come recita una nota.

 

Sono esposti anche striscioni con la scritta ‘Vannacci Napoli non ti vuole, fattene una ragione’. Intanto, le forze dell’ordine presidiano il tratto di via Nazario Sauro dove c’è il locale in cui si tiene la presentazione del libro. In poco tempo la tensione si è fatta insostenibile e si sono registrati tafferugli. I manifestanti inizialmente in presidio in piazza del Plebiscito hanno tentato di forzare il cordone delle forze dell’ordine in via Nqzario Sauro, e c’è stata una carica di alleggerimento. I manifestanti hanno anche lanciato dei palloncini pieni di acqua contro la polizia.

 

“Scusarmi? No, perché non ho mai detto che i disabili devono andare in classi separate, per cui non vedo perché mi debba scusare per qualcosa che non ho detto e che non penso”, ha detto Vannacci parlando con i giornalisti, tornando così sulle polemiche scaturite da alcune sue affermazioni. “Quello che io ho detto è facilmente leggibile nell’intervista. Il titolo non l’ho fatto io, l’ha fatto il giornalista, che in maniera molto pretestuosa e strumentale ha interpretato in maniera totalmente erronea le mie parole”.

 

Non mi sono mai definito antifascista. Non credo che sia utile, non è richiesto da nessuna norma o da nessuna legge”, ha detto ancora. “Il fascismo è finito 100 anni fa, non si è anti qualcosa che non esiste. Il giuramento che prestano, sia i politici che i militari, non richiede di dichiararsi antifascisti. Questa è una dichiarazione pretestuosa, che serve ad alcune persone per assegnare una certificazione di qualità di cittadini di serie A o di serie B. Ritengo strumentale che si chieda a qualcuno di dichiararsi antifascista, è un periodo storico concluso e terminato”, ha aggiunto.

 

“Ringrazio i contestatori, che danno ulteriore lustro e importanza a questo evento. Invito queste persone a venire in questa sala e a rappresentarci i loro pensieri, le loro critiche, le loro idee. Non mi sono mai sottratto al confronto”, ha detto esprimendosi sulle contestazioni.

 

 

 

 

AGI – Due operai sono morti in due diversi incidenti sul lavoro nel Napoletano. Il primo caso a Lettere, intorno a mezzogiorno, in via Depugliano, un operaio di 57 anni è precipitato dal terzo piano di un palazzo attorno al quale era in allestimento un cantiere edile. A Casalnuovo, poi, questa mattina presso la clinica Villa dei fiori un operaio 60enne è morto in un cantiere in viale dei Tigli. Indagini in corso dei carabinieri in entrambi i casi per ricostruire la dinamica e la responsabilità.