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AGI – Un bambino di 15 mesi è morto dopo essere stato azzannato da due pitbull. È accaduto questa mattina in località Campolongo di Eboli, nel Salernitano. Secondo una prima ricostruzione, l’aggressione da parte dei due cani è avvenuta all’interno dell’abitazione, all’arrivo dei sanitari del 118 il bimbo di poco più di un anno era già morto.

 

Il bimbo era in braccio a uno zio, pronto per uscire da casa, quando è stato raggiunto dai cani appena fuori la porta di casa. I due pitbull si sono scagliati contro il piccolo e lo hanno azzannato. L’uomo è rimasto illeso, mentre la madre è rimasta ferita nell’aggressione. Quando si è resa conto di ciò che stava succedendo, ha tentato di salvare il figlio, strappandolo dalla furia dei due cani che le si sono rivoltati contro. La donna è stata medicata sul posto dai sanitari. Nella villetta a due piani, intanto, proseguono i rilievi e gli accertamenti dei carabinieri della Compagnia di Eboli sotto il coordinamento della Procura di Salerno. Sul posto, pm e medico legale.

 Il sindaco: “Tragedia che colpisce tutti”

“Stamattina, verso alle 8.15, c’è stata l’aggressione del cane al bambino che era tenuto in braccio alla mamma, mi dicono. Lo ha letteralmente strappato dalle braccia e lo ha azzannato”. A dirlo è il sindaco di Eboli (Salerno), Mario Conte, dopo essere stato sul luogo dove, questa mattina, il bimbo di circa un anno e’ stato azzannato e ucciso “da uno solo dei due cani”. “Il servizio veterinario prenderà entrambi i cani – aggiunge il primo cittadino – che non sono di proprietà della famiglia colpita da questa tragedia, ma di un’altra famiglia che convive in questa abitazione. È un pitbull, credo che sia un cane di questa portata”.

 

“È stata un’aggressione feroce – prosegue Conte – nonostante credo che sia anche intervenuto uno zio del bambino per cercare di liberarlo e per strapparlo dalle fauci del cane, ma non c’è riuscito”. “Il tutto è avvenuto fuori dall’abitazione, sul patio che sta davanti al balcone di ingresso dell’abitazione e in pochissimi attimi e improvvisamente. Non si spiegano perché questa aggressione, anche perché è un cane che sta li’ da sempre”, dice il sindaco, secondo il quale quanto accaduto “deve essere da monito a chi possiede questi cani che sono purtroppo particolari. Mi dicono che se non vengono trattati in un certo modo e se si trascurano eccetera, possono avere poi questi atteggiamenti improvvisi di aggressione. Quindi, bisogna fare in modo che chi ha questi cani stia molto attento”. “È una tragedia che colpisce tutti”, conclude Conte. 

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AGI – Non potevano sfuggire all’occhio attento della Nasa i “volcanic vortex rings”, gli anelli di gas che l’Etna soffia sempre più spesso dando spettacolo anche quando, apparentemente, riposa. L’ente spaziale americano vi ha dedicato la pubblicazione dell’odierna fotografia astronomica del giorno. La spettacolare immagine è stata scattata a ridosso dell’alba del 7 aprile dall’astrofotografo siracusano Dario Giannobile, che per coglierla è andato a Gangi, borgo nelle Madonie tra i più belli d’Italia. “Le pareti del vulcano – spiega la Nasa – rallentano leggermente l’uscita degli sbuffi di fumo, facendo muovere più velocemente il gas interno”. Ne viene fuori “un anello, una struttura geometrica stabile mentre sale”.

 

Gli anelli di gas sono piuttosto rari, e per averli serve un equilibrio complesso: “La giusta geometria del condotto, la giusta velocità del gas espulso e la relativa calma dell’atmosfera esterna”. “Gli anelli sulla sinistra – spiega Giannobile, le cui foto sono visibili su Instragram (@astro_dariogiannobile) e Facebook (@dariogiannobile) – sembrano librarsi dalla corrente gassosa come piccole meduse galleggianti su un cielo colorato dal bagliore rossastro dell’alba. C’è un legame inscindibile fra le rocce laviche e il Cielo, rappresentato dalla sottile falce di Luna, testimone silenziosa della forza del nostro amato vulcano”.

 

La produzione di anelli di gas è tipica dell’Etna. “Nessun vulcano sulla Terra – ha spiegato di recente il vulcanologo Boris Behncke – produce così tanti anelli di vapore come l’Etna, lo sapevamo già da tempo. Nel 2000 e ancora da luglio 2023 in poi, il cratere Bocca Nuova ha emesso migliaia di questi anelli, e sta continuando. Ora l’Etna sta rompendo tutti i record precedenti. Nel tardo pomeriggio del 2 aprile scorso si è aperta una piccola bocca sull’orlo nord-orientale del Cratere di Sud-Est, che ha prodotto degli sbuffi di gas incandescente”.

 

L’articolo della Nasa contiene, tra l’altro, un time-lapse realizzato da Marcella Giulia Pace, astrofotografa ragusana, che insieme a Giannobile e ad altri appassionati da qualche anno, coniugando bellezza e scienza nei loro scatti, conquistano sia il gradimento popolare sia l’apprezzamento da parte degli addetti ai lavori.

“Gli anelli di gas vulcanici – spiega Pace su Passione Astronomia – sono un fenomeno spettacolare e raro che si verifica quando i vulcani emettono gas in modo da creare un vortice circolare. Questo inizia con l’emissione di gas composto da vapore acqueo, anidride carbonica, zolfo e altri composti volatili, attraverso una fessura stretta nel vulcano. Questi anelli possono rimanere stabili e visibili per diversi minuti, viaggiando per chilometri prima di dissolversi e la loro stabilità dipende dalla coerenza del vortice e dalle condizioni atmosferiche”.

 

In un bellissimo filmato l’astrofilo Giovanni Benintende segue da vicino questo ‘viaggio’ servendosi di un drone: l’anello di gas, conquistata la ‘libertà’, percorre la propria strada nell’azzurro del cielo, si allunga e infine svanisce. 

AGI – La scritta ‘Siegh Heil’ e il disegno di simboli del nazismo, tra cui quello delle SS e altri simboli a carattere runici. È quanto ignoti hanno disegnato sui manifesti che il Ministero della Difesa ha fatto affiggere su muri in strada in vista della ricorrenza del 25 Aprile, festa della Liberazione dal nazi-fascismo. E simboli analoghi anche su manifesti celebrativi e di un incontro pubblico fatti affiggere dal Comune di Roma. Mentre sul manifesto con cui l’Anpi annuncia il corteo in programma il 25 aprile a Porta San Paolo è scritto ‘Onore alla RSI’ e poi la parola ‘Negri’ accompagnata da un disegno osceno. È quanto accaduto nel quartiere Appio-Tuscolano, in via Matera, zona San Giovanni. Il muro preso di mira è quello di un istituto religioso, sede di scuola dell’infanzia e anche di una università, all’angolo con una piazza su cui si affaccia una imponente chiesa. Si presume che simboli runici e inneggiamenti al nazismo siano stati scritti nottetempo. Su uno dei manifesti è riportato ’25 Aprile festa del vile’.

 

La croce uncinata è stata vergata anche sul grande manifesto che annuncia il concerto della band La Sad in programma il prossimo giugno nell’ambito della rassegna RockinRoma. Preso di mira anche il manifesto che presenta il concerto, nella stessa manifestazione, del rapper napoletano Geolier, secondo al Festival di Sanremo di quest’anno e divenuto famoso per il brano ‘I p’ me, tu p’ te’: sul manifesto è scritto tutto in maiuscolo ‘Terrone’ e con la lettera ‘N’ con carattere runico. 

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AGI – Il cinema americano non sarebbe lo stesso senza le inconfondibili musiche di Henry Mancini, così come la musica americana non sarebbe la stessa senza il genio di George Gershwin. Il compositore della Rhapsody in Blue era un ebreo russo, l’autore del tema di Pink Pantker era italiano di sangue abruzzese, e ambedue hanno incarnato sia il mito del self made man, sia il carattere tipicamente statunitense della loro produzione artistica, pur provenendo da un’altra cultura. Enrico Nicola Mancini è nato a Cleveland esattamente cento anni fa, il 16 aprile 1924, da Quinto, originario di Scanno, bellissimo paese oggi meta turistica in provincia dell’Aquila, e da mamma Anna, della provincia di Isernia, allora negli Abruzzi. Enrico Nicola era troppo complicato ed era subito diventato Henry, e il leggero cambio di pronuncia del cognome poteva diventare segno di integrazione nel Nuovo Mondo da cui la famiglia Mancini si attendeva fortuna e prosperità in cambio di lavoro.

L’ottavino regalato dal padre emigrato negli Usa

A Quinto la voglia di lavorare non mancava, e infatti lo trovò subito in un’industria siderurgica, ma non gli mancava neppure una caratteristica di molti abruzzesi di provincia che imparavano a suonare e ad amare la musica grazie a quel fenomeno, oggi pressoché scomparso nella sua anima di puro diletto, rappresentato dalle bande e dal maestro di paese che insegnava a trarre suoni da uno strumento anche a chi non sapeva neppure leggere le note. Appassionato di flauto, ne aveva a sua volta insegnato i rudimenti al piccolo Henry regalandogli un ottavino, ad appena otto anni, senza poter immaginare quale fuoco avrebbe acceso nel cuore e nella mente di quel bambino.

Una travolgente carriera tutta in ascesa

Dopo quattro anni passava al pianoforte e alla composizione sotto la guida di Mario Castelnuovo Tedesco, un ebreo italiano, che gli schiuse le porte della Juillard School di New York. L’ingresso degli Stati Uniti nella seconda guerra gli impedì di completare gli studi ma il servizio militare lo compì nelle bande dell’Esercito affinando qualità e mestiere. Quindi un’esperienza nella band di Glenn Miller, come pianista e arrangiatore, e l’approdo a Hollywood nel 1952, assunto dalla Universal Pictures. Alla seconda colonna sonora arrivò il successo con la prima di 18 nomination all’Oscar e la conquista di quattro statuette per la miglior colonna sonora e la miglior canzone («Moon River») per «Colazione da Tiffany» di Blake Edwards nel 1962, miglior canzone («Days for wine and roses») nel 1963, miglior colonna sonora per «Victor Victoria» nel 1983, sempre di Edwards. È dal sodalizio con il regista che scaturisce un altro successo internazionale con il tema della Pantera Rosa, dal grande schermo ai cartoon. Mancini firma pagine di grande bellezza come il tema d’amore di Romeo e Giulietta, scrive la colonna sonora della serie tv «Uccelli di Rovo», firma un centinaio di film e incide una cinquantina di dischi, mettendo in bacheca 20 Grammy Awards e 2 Emmy, con circa 500 canzoni. È musica americana nello spirito, nella forma, nella ritmica e nelle armonie, eppure così italiana nello svolgersi della melodia.

Concerti, luoghi, parenti e una via dedicata al musicista 

Mancini è morto il 14 luglio 1994 a Beverly Hills. Nel 1947 aveva sposato una cantante, Virginia O’ Connor, che gli aveva dato tre figli: Chris, Felice e Monica. Nel centenario della nascita sono tornati tutti e tre nel paese di origine del padre, Scanno, di cui Henry parlava sempre mentre il nonno Quinto, che era andato via a 17 anni, stranamente quasi mai. L’invito a Los Angeles era partito dal conservatorio “Alfredo Casella” dell’Aquila per il progetto «Henry Mancini, un abruzzese a Hollywood» da un’idea del docente di musica jazz Paolo Di Sabatino. Concerti (Monica è cantante di successo negli Usa), scoperta dei luoghi, conoscenza di parenti e di usanze di cui ignoravano l’esistenza: davvero un altro mondo per i tre eredi Mancini provenienti dal Nuovo Mondo. Un ritorno alle radici nel segno della musica di un compositore di respiro universale. A Scanno la via dove Quinto (Quintiliano all’anagrafe) abitava e che nel 1910 abbandonò per cercare fortuna, oggi è intitolata a Henry Mancini.

AGI – Un bus turistico è andato in fiamme alle ore 8.30 di oggi sulla corsia esterna dell’A90, all’altezza dell’uscita tra Casilina e Prenestina, a Roma. Al momento dell’incendio nessuna persona si trovava all’interno. L’autista è sceso in tempo e si trovava all’esterno del mezzo all’arrivo dei vigili del fuoco che hanno estinto il rogo. Il bus è andato distrutto.

 

 

 

AGI – L’Europa ha subito un numero record di giorni di “stress da caldo estremo” nel 2023 e sta letteralmente cuocendo ad alta temperatura. Lo rivelano due importanti osservatori climatici, sottolineando la minaccia di estati sempre più calde e mortali in tutto il continente. In un anno di estremi contrastanti, l’Europa è stata testimone di ondate di caldo torrido ma anche di inondazioni catastrofiche, siccità devastanti, tempeste violente e violenti incendi. Questi disastri hanno causato danni per miliardi di euro e hanno colpito più di due milioni di persone, si legge in un nuovo rapporto congiunto del servizio sui cambiamenti climatici dell’UE Copernicus e l’Organizzazione meteorologica mondiale (OMM) delle Nazioni Unite.

 

Le conseguenze per la salute sono state particolarmente gravi. “Stiamo assistendo a una tendenza crescente nel numero di giorni con stress da caldo in tutta Europa e il 2023 non ha fatto eccezione, con l’Europa che ha visto un numero record di giorni estremi”, ha affermato Rebecca Emerton, scienziata del clima presso Copernicus. Per questo studio, Copernicus e WMO hanno utilizzato l’indice universale del clima termico, che misura l’effetto dell’ambiente sul corpo umano e tiene conto non solo delle alte temperature ma anche dell’umidità, della velocità del vento, del sole e del calore emesso dall’ambiente circostante. L’indice comprende 10 diverse categorie di stress da caldo e da freddo. Lo stress da calore estremo “equivale a una temperatura percepita superiore a 46 gradi Celsius, a quel punto è imperativo intraprendere azioni per evitare rischi per la salute come il colpo di calore”, ha affermato Emerton. L’esposizione prolungata allo stress da calore è particolarmente pericolosa per le persone vulnerabili come gli anziani o coloro che soffrono di patologie preesistenti. L’effetto del caldo è più forte nelle città e 23 delle 30 peggiori ondate di caldo mai registrate in Europa si sono verificate in questo secolo. I decessi legati al caldo sono aumentati di circa il 30% negli ultimi 20 anni, si legge ancora nel rapporto.

 

Anche se quella del 2023 non è stata l’estate più calda in Europa – anzi, è stata la quinta – gran parte dell’Europa è stata soffocata dalle ondate di caldo durante una “estate prolungata” tra giugno e settembre che è stato il più caldo mai registrato sul continente. Una data clou è stata il 23 luglio, quando sul 13% dell’Europa si sono sperimentati elevati livelli di stress da caldo. I dati sui decessi in Europa dovuti al caldo estremo nel 2023 non sono ancora disponibili, ma si stima che decine di migliaia di persone siano morte durante le roventi estati europee del 2003, 2010 e 2022. Gli scienziati concordano sul fatto che le emissioni di gas serra stiano riscaldando il pianeta, provocando eventi meteorologici estremi più intensi e frequenti. L’Europa si sta riscaldando due volte più velocemente della media globale e le ondate di caldo diventeranno più lunghe e più potenti in futuro, afferma il rapporto.

 

Ciò, unito all’invecchiamento della popolazione e al maggior numero di persone che si spostano verso le città, avrà “gravi conseguenze per la salute pubblica e gli attuali interventi per le ondate di caldo saranno presto insufficienti per far fronte al previsto onere sanitario legato al caldo”. Il 2023 è stato l’anno più caldo mai registrato a livello globale e anche gli oceani, che assorbono il 90% del calore in eccesso prodotto dalle emissioni di anidride carbonica, si sono riscaldati fino a raggiungere nuovi massimi. Le temperature medie della superficie del mare in Europa sono state le più calde mai registrate, afferma il rapporto, con una grave ondata di caldo marino in parte dell’Oceano Atlantico descritta come “oltre l’estremo”. I ghiacciai in tutte le parti d’Europa si sono ritirati e la Grecia ha subito il più grande incendio nella storia dell’Ue. Il 2023 è stato anche uno degli anni più piovosi d’Europa, con gravi inondazioni che hanno colpito 1,6 milioni di persone. Emerton ha affermato che il costo economico di questi eventi estremi è stato di 13,4 miliardi di euro, di cui circa l’80% attribuito alle inondazioni.