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AGI – I cuccioli dell’orsa Amarena sono usciti indenni dall’inverno, nonostante la morte della mamma a causa di un colpo di fucile sparato da un cacciatore. “I cuccioli stanno bene e, soprattutto, sono ancora insieme”, fa sapere il Parco nazionale d’Abruzzo con un post sui social. “Tra circa un mese potrebbero separarsi, come avviene per gli altri giovani orsi che vengono smammati a primavera dalle loro mamme, o restare insieme il tempo giusto per darsi ancora sostegno e rimandare a quanto sono ancora più grandi la separazione. Da qui a poco tempo, dunque, non sarà affatto facile individuarli, non saranno diversi da tutti gli altri orsi della stessa eta’ che si sono separati dalle loro madri. Sarà possibile essere sicuri della loro identità unicamente attraverso la genetica”.

 

“Oggi siamo felici della scelta di averli lasciati liberi in natura”, si legge sempre nel post. “Una scelta per nulla facile né scontata, ma l’unica opportuna per dargli la possibilità di essere due orsi marsicani selvatici, entrambi vivi al termine del primo inverno, anche senza la mamma”. “I cuccioli sanno orientarsi da soli, non hanno bisogno del cibo e dall’uomo hanno bisogno solo di rispetto così come fatto fino ad oggi”, ricorda il Parco, “senza dimenticare mai che sono solo due esemplari di una popolazione di circa 60 orsi che ce la stanno mettendo tutta per sopravvivere. Non dimentichiamoci che anche ognuno di noi deve fare la propria parte aumentando le conoscenze e la consapevolezza verso una coesistenza possibile, concreta e soprattutto rispettosa”. 

AGI – La Procura di Pavia ha notificato a un primario dell’ospedale San Matteo l’avviso di chiusura delle indagini nell’ambito di un procedimento in cui risponde di violenza sessuale aggravata dall’abuso di autorità. La notizia anticipata dal quotidiano ‘La Provincia Pavese’ viene confermata all’AGI da fonti qualificate. A far scattare l’indagine le risposte contenute nei questionari anonimi che le specializzande hanno compilato al quinto e ultimo anno. In undici hanno riferito nelle loro risposte di “comportamenti sconvenienti” da parte del primario, palpeggiamenti e toccamenti durante le ore di lezione. 

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AGI – QS Quacquarelli Symonds, l’analista internazionale della formazione universitaria, ha pubblicato oggi la quattordicesima edizione della QS World University Rankings by Subject. La classifica fornisce un’analisi comparativa indipendente sulle prestazioni di oltre 1500 università in 96 Paesi e territori, in 55 discipline accademiche e cinque ampie aree di studio. Fanno parte della serie annuale di QS World University Rankings, che nel 2023 è stato consultato oltre 60 milioni di volte su TopUniversities.com e coperto 124.000 volte dai media di tutto il mondo. I risultati vedono le università statunitensi in testa in 32 discipline, il doppio del concorrente internazionale più vicino, il Regno Unito, con 16 discipline. L’Università di Harvard è l’istituzione più performante al mondo, con il primo posto in 19 discipline.

 

Segue il MIT Massachusetts Institute of Technology, che primeggia in 12 discipline. In Europa la prima in numero di materie è l’Università di Oxford con 4 discipline (il doppio della storica rivale Cambridge e del Royal College of Music) mentre unica italiana è La Sapienza di Roma (per studi classici e storia antica). La classifica QS comprende ora 56 università italiane, per un totale di 577 piazzamenti in classifica – con un aumento netto di 47 rispetto all’edizione precedente – in 55 discipline accademiche, tra cui Musica, la new-entry di questa edizione.

 

Tra questi elenchi, ci sono 71 nuovi piazzamenti italiani. Per quanto riguarda le performance, il 45% dei posti italiani in classifica è rimasto stabile, il 19% ha registrato un miglioramento, mentre il 24% ha subito un calo, con una leggera flessione complessiva del -5% rispetto all’anno scorso. Inoltre, le università italiane si sono aggiudicate 99 posizioni (3 in più rispetto alla scorsa edizione) nelle cinque grandi aree di studio: arti e scienze umane, ingegneria e tecnologia, scienze della vita, scienze naturali e scienze sociali. A livello globale, l’Italia si colloca al settimo posto per numero di ingressi in classifica e all’ottavo per numero di università presenti. Una ripartizione dettagliata delle classifiche per livello – tra cui n. 1, top 10, top 20, top 50, top 100 e top 200 – per i Paesi dell’Unione Europea presenti in questo studio vede l’Italia occupare la seconda posizione per numero di posti in classifica complessivi, dietro solo alla Germania.

 

Tra questi spicca La Sapienza – Università di Roma, che mantiene la sua leadership mondiale negli studi classici e di storia antica, a testimonianza dell’eccellenza accademica italiana.

 

In un confronto più mirato all’interno dell’Ue, l’Italia si colloca al secondo posto per numero di inserimenti nella top ten mondiale delle materie, con otto inserimenti, subito dopo i Paesi Bassi, in testa con 13 inserimenti. In particolare, l’Italia risulta essere il nono miglior sistema di formazione universitaria a livello globale tra i 96 Paesi e territori classificati, in termini di piazzamenti nelle prime 10 posizioni. I suoi otto posti in classifica eguagliano quelli della Cina – nonostante la Cina abbia un numero di università classificate più che doppio rispetto all’Italia – e superano di tre posizioni quelle di Germania, Francia e Giappone.

 

Al di fuori dell’Ue, nell’Europa continentale, la Svizzera si distingue per essere al terzo posto a livello globale per numero di piazzamenti nella top ten, con 31 voci. Questo dato colloca la Svizzera subito dopo il Regno Unito e gli Stati Uniti, evidenziando il suo impatto significativo sulla formazione universitaria globale. La Sapienza di Roma, Bologna e Padova sono le università italiane più rappresentate nella classifica, con rispettivamente 47, 46 e 37 voci.

 

Seguono da vicino l’Università degli Studi di Milano e l’Università degli Studi di Napoli – Federico II, che completano la top five con una gamma diversificata di materie classificate. Il Politecnico di Milano si distingue per il maggior numero di nuovi ingressi in Italia quest’anno, per un totale di otto, che portano il suo totale a 23. In particolare, entra al 12 posto per Ingegneria del Petrolio, al 23 posto per Data Science e Intelligenza Artificiale e rientra nella fascia 51-100 per Studi sullo Sviluppo. L’Università Bocconi vede un’espansione significativa con l’aggiunta di sei nuove discipline, più che raddoppiando il suo precedente totale a 11.

 

Debutta tra i primi 50 al mondo in Politica e amministrazione sociale, con la 38a posizione, e in Giurisprudenza, con la 57a. L’Università di Padova e l’Università di Torino introducono ciascuna cinque nuove discipline in classifica, potenziando il proprio riconoscimento accademico internazionale. Ora sono presenti rispettivamente in 37 e 26 materie. Il Politecnico di Torino segna un debutto importante assicurandosi una posizione tra le prime 20 al mondo in Storia dell’arte, conquistando il 18 posto.

 

L’Università Luiss Guido Carli figura nella fascia 21-50 per il Marketing. Nel frattempo, Sapienza Università di Roma fa una notevole apparizione tra i primi 50 al mondo in Data Science and Artificial Intelligence, assicurandosi la 46esima posizione. L’Alma Mater Studiorum – Università di Bologna entra nella top 100 mondiale per Lingua e Letteratura Inglese, al 71 posto. 

AGI – Le recenti riduzioni delle emissioni di particelle minuscole, la principale causa di inquinamento atmosferico a livello globale, hanno portato a un aumento del calore nel sistema climatico terrestre. Lo rivela un nuovo studio internazionale guidato dal Cicero e pubblicato su ‘Nature Communications Earth & Environment’. Le misurazioni satellitari mostrano uno squilibrio nell’atmosfera terrestre tra il calore proveniente dal Sole e la quantità di energia terrestre che sfugge nello spazio, con il calore del Sole che penetra in misura maggiore. Questo sbilanciamento energetico porta all’accumulo di calore e al riscaldamento della superficie terrestre.

 

È noto che le emissioni antropiche di CO2 e di altri gas serra sono state la causa principale del riscaldamento globale degli ultimi decenni e che le emissioni di particelle hanno mascherato parte di questo riscaldamento. La maggior parte delle particelle, in particolare i solfati, riflettono la luce solare e quindi hanno un’azione refrigerante per il pianeta. Negli ultimi due decenni, tuttavia, questo effetto di raffreddamento si è invertito e ora contribuisce al riscaldamento, grazie alle ampie misure per migliorare la qualità dell’aria in molte regioni del mondo.

 

Nello studio, i ricercatori hanno effettuato simulazioni utilizzando modelli climatici globali di ultima generazione e hanno confrontato i loro risultati con le misurazioni satellitari dell’andamento dello squilibrio energetico della Terra nel periodo 2001-2019. Gli autori hanno riscontrato che la recente riduzione delle emissioni di particelle di origine antropica doveva essere tenuta in considerazione affinché i modelli corrispondessero ragionevolmente alle misurazioni satellitari.
Quando gli scienziati hanno ipotizzato che le emissioni di particelle non cambiassero nel tempo, il riscaldamento simulato della Terra si è ridotto notevolmente.

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