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AGI- “Ciao a tutti, 10 mesi fa vi scrivevo che avevo subito un forte shock acustico in studio di registrazione e che ero costretto a rimandare in blocco il mio Tour In questo periodo ho combattuto la depressione e solo grazie alla Dea musica ne sono uscito, ho tirato fuori le unghie, i denti, sputato l’anima, scritto cose nuove e urgentissime e elaborato altre idee che erano rimaste chiuse nel mio sconfinato archivio”. Lo rivela sui suoi profili social il cantante Piero Pelù.
“Mentre vi sto scrivendo ho finito di produrre questo nuovo viaggio sonoro che vi raggiungerà prestissimo e in molte forme, infatti in questo lungo periodo lontano da voi ho fatto foto e video che quanto prima vi mostrerò – aggiunge -. Ho una fottuttisima voglia di tornare in mezzo a voi con queste nuove canzoni a cui sono particolarmente legato e con il tour che sarà più coinvolgente che mai”. Mi siete mancati, ci vediamo presto Ragazzacci!”.
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AGI – Il sostituto procuratore generale della Corte di Appello di Roma, Bruno Giangiacomo, ha sollecitato le condanne a 23 anni e 9 mesi per Lee Elder Finnegan e a 23 anni per Gabriele Natale Hjorth, i due californiani imputati nel processo di Appello bis per l’omicidio del vicebrigadiere dei carabinieri, Mario Cerciello Rega, ucciso nel quartiere romano di Prati nel luglio del 2019. La Corte di Cassazione per i due americani aveva disposto un nuovo processo di secondo grado, annullando per Elder la condanna a 24 anni con rinvio sulle circostanze aggravanti e sulla sussistenza del reato di resistenza a pubblico ufficiale mentre per Hjorth, condannato a 22 anni, l’annullamento con rinvio riguarda l’accusa di concorso in omicidio.
In aula questa mattina davanti ai giudici della Corte di Assise d’Appello di Roma erano presenti in aula gli imputati, con i loro familiari ad assistere fra il pubblico, oltre alla vedova del carabiniere. Il sostituto procuratore generale Giangiacomo ha ribadito la richiesta di condanna per l’accusa di concorso in omicidio per Natale. “Sapeva che Elder aveva con sè un coltello da 18 centimetri, non si sottrae allo scontro con i due militari e lui, che è italoamericano, sa che i due sono carabinieri – ha evidenziato il pg -. Natale, prima di fuggire insieme a Elder, dice ‘è abbastanza’, quindi ha capito che è successo.
Subito dopo l’omicidio infine, in albergo, Natale aiuta Elder a nascondere il coltello insanguinato”. Il rappresentante dell’accusa invece ha accolto i rilievi della Cassazione chiedendo di far cadere l’aggravante della resistenza a pubblico ufficiale per Elder, sollecitando una riduzione della condanna di 3 mesi. “Non ci sono elementi per stabilire che Elder conoscesse la parola ‘carabinieri'”, ha detto in aula il pg.
AGI – In centinaia sono scesi in strada nel quartiere prenestino per festeggiare la fine del Ramadan.
AGI- Il procuratore generale Ettore Squillace Greco ha chiesto la conferma della condanna a tre anni per Amanda Knox, accusata di calunnia nei confronti di Patrick Lumumba, che nel novembre del 2007, quando a Perugia venne uccisa la studentessa inglese Meredith Kercher era titolare del
pub Le Chic e datore di lavoro dell’americana. La richiesta è stata pronunciata nell’ambito del processo d’appello bis, in corso stamane a Firenze, dopo che la difesa della Knox ha ottenuto un
rinvio dalla Cassazione per presunte violazione del diritto di difesa quando la Knox, in stato di fermo, proferì le accuse nei confronti di Lumumba, che venne a sua volta arrestato. Le dichiarazioni sono contenute in un memoriale, che l’americana scrisse prima di essere trasferita in carcere, in cui si definiva anche molto confusa. In aula, davanti ai giudici della corte d’assise d’appello, non sono presenti nè Amanda Knox, nè Patrick Lumumba, rappresentati dai rispettivi legali.
AGI – Il Garante per la Privacy ha sanzionato per 75mila euro una Asl per non aver configurato correttamente le modalità di accesso al dossier sanitario elettronico (Dse). L’Autorità si è attivata a seguito di alcuni reclami e segnalazioni che lamentavano il trattamento illecito di dati personali effettuato tramite il sistema di archiviazione e refertazione delle prestazioni erogate dall’azienda sanitaria. In particolare, erano stati segnalati ripetuti accessi al Dse da parte di personale sanitario non coinvolto nel processo di cura dei pazienti. In un caso, una professionista della Asl era infatti riuscita a visionare gli esami di laboratorio dell’ex marito a sua insaputa pur essendo quest’ultimo non in cura da lei.
Dalle verifiche effettuate dall’Autorità è emerso che il sistema di gestione del Dse consentiva agli operatori sanitari di inserire manualmente, mediante autocertificazione, la motivazione per cui si rendeva necessario l’accesso al dossier sanitario. L’accesso al documento era inoltre consentito, per impostazione predefinita, a una ampia lista di figure professionali che niente avevano a che fare con il percorso di cura dei pazienti, compreso il personale amministrativo: il tutto in violazione di quanto stabilito dal Garante Privacy con le “Linee guida in materia di Dossier sanitario” del giugno 2015, con cui l’Autorità ha stabilito che “il titolare del trattamento deve porre particolare attenzione nell’individuazione dei profili di autorizzazione, adottando modalità tecniche di autenticazione al dossier che rispecchino le casistiche di accesso proprie di ciascuna struttura” garantendo che l’accesso al dossier sia limitato al solo personale sanitario che interviene nel tempo nel processo di cura del paziente.
Il Garante ha infine accertato ulteriori illeciti, tra cui la mancata predisposizione di un sistema di alert, volto a individuare comportamenti anomali o a rischio relativi alle operazioni eseguite dagli incaricati al trattamento (ad esempio, relativi al numero degli accessi eseguiti, alla tipologia o all’ambito temporale degli stessi). Oltre ad applicare la sanzione amministrativa, l’Autorità ha dunque ordinato all’Asl di mettere in atto tutte le misure tecniche e organizzative necessarie per garantire la sicurezza dei dati personali trattati e scongiurare nuovi accessi abusivi.
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AGI – “Morbillo, cosa può fare il singolo? Se non si è stati vaccinati o non si è fatta la malattia o si hanno dubbi in merito, basta chiedere al proprio medico curante la prescrizione per l’esame sierologico che attesta se si è immuni. Poi, se non lo si è, ci si potrà vaccinare”. È la strada che suggerisce Matteo Bassetti, primario infettivologo del Policlinico San Martino di Genova, alla luce dell’ultimo bollettino dell’Istituto superiore di sanità che ha segnalato 213 casi solo nei primi 3 mesi dell’anno. “Tra l’altro – ricorda l’infettivologo su Facebook – con due dosi” di vaccino, “o se si è fatta la malattia, l’immunità” contro il morbillo “è perenne”.
I numeri
Dal 1 gennaio 2024 al 31 marzo 2024 sono stati notificati 213 casi di morbillo, di cui 34 casi a gennaio, 93 a febbraio e 86 a marzo 2024. L’85% dei casi segnalati è stato confermato in laboratorio e l’88% era non vaccinato al momento del contagio. Diciotto casi (8,4%) sono casi importati. Il 68% dei casi (146/213) è stato segnalato da tre Regioni (Lazio, Sicilia e Toscana). L’età mediana dei casi è pari a 31 anni ma l’incidenza più elevata è stata osservata nella fascia di età 0-4 anni; 11 casi avevano meno di un anno di età. Per 20 casi la trasmissione è avvenuta in ambito nosocomiale e sono stati segnalati 11 casi tra operatori sanitari. Cinquantasei casi (26,3%) hanno riportato almeno una complicanza, inclusi 23 casi di polmonite e un caso di encefalite in un giovane adulto, non vaccinato. Nello stesso periodo, non sono stati segnalati casi di rosolia. È quanto emerge dal numero di aprile 2024 del bollettino periodico Morbillo & Rosolia News curato dalla sorveglianza epidemiologica nazionale del morbillo e della rosolia. La sorveglianza è coordinata dal Dipartimento di Malattie Infettive dell’ISS con il Reparto Epidemiologia, Biostatistica e Modelli Matematici e il Laboratorio Nazionale di riferimento per il Morbillo e la Rosolia con il contributo della rete nazionale di Laboratori Regionali di Riferimento (MoRoNet). Per approfondire consulta il n. 71 (Aprile 2024) (pdf 830 kb) di Morbillo & Rosolia News, la pagina dedicata a Morbillo & Rosolia News.
AGI – Nel 2023 i carabinieri del Comando tutela patrimonio culturale – titolari della Banca dati di opere da ricercare più antica ed estesa al mondo (oltre 1.300.000 file) – hanno recuperato 105.474 beni d’arte per un valore complessivo stimato di 264.055.727 euro. Questo il dato complessivo del documento “Attività operativa 2023” dell’Unità specializzata dell’Arma che, in oltre mezzo secolo di vita, ha restituito ai legittimi proprietari, pubblici e privati, più di tre milioni di beni culturali. I dati dell’ultimo anno dimostrano una graduale diminuzione dei reati contro il patrimonio culturale. Rispetto al 2022 si registra una lieve riduzione dei furti (da 333 a 267) e degli oggetti trafugati (da 4.144 a 3.483) e un incremento dei beni recuperati (da 48.522 a 105.474) di cui: reperti archeologici (da 17.275 a 67.963); librari /archivistici (da 8.653 a 24.445); beni numismatici (da 48 a 286); oggetti di natura grafico/pittorico e musivo (da 328 a 1.102).
È stata intensificata l’azione di controllo di aree e siti archeologici (da 1.538 a 1.874) mentre sul fronte della repressione figurano 20 arresti (6 l’anno precedente), 47 denunce per associazione a delinquere e 130 per scavo clandestino. Andando nel dettaglio, l’attività di contrasto condotta nel 2023 ha permesso di recuperare, nei rispettivi settori di specialità, 67.963 reperti archeologici e 10.273 reperti paleontologici. Nel settore dell’antiquariato si registra un sensibile calo dei furti, soprattutto in abitazioni private (da 91 a 79) e luoghi di culto (da 135 a 92).
Nel periodo in esame, sono stati effettuati 1.957 controlli a esercizi antiquariali, 624 controlli a mercati e fiere, con il recupero di 105.474 beni, di cui 24.445 documenti archivistici e bibliografici, 1.102 dipinti e 369 sculture. L’attività repressiva ha consentito di denunciare 477 persone per ricettazione e 37 per esportazione illecita di beni di interesse culturale. Nell’ambito del contrasto alla contraffazione, sono state denunciate 109 persone (+ 29% rispetto al 2022) e sequestrate 1.936 opere contraffatte (+ 56%), di cui 61 del settore antiquariale, archivistico e librario, 535 del settore archeologico e paleontologico e 1.340 di arte contemporanea. Il valore del falso d’arte in questione, qualora immesso sul mercato, è stato stimato in circa 45.399.150 euro.
Correlato all’attività di controllo sul web, in ragione del crescente utilizzo dei canali telematici anche per il commercio illecito e l’esportazione di beni culturali, si è reso necessario per il Comando Tpc di aggiornare i propri sistemi informatici di ricerca e controllo, attraverso il progetto S.W.O.A.D.S. (Stolen Works Of Art Detection System), che costituisce un sistema informatico di Intelligenza Artificiale che consente la raccolta automatica di dati e immagini provenienti da web, deep web e social media, per confrontarle con le foto delle opere da ricercare: nel 2023 sono stati monitorati oltre 984 siti web ed esaminati 6.674 beni. Tale attività di controllo ha consentito di recuperare dai siti web 31.689 beni (rispetto ai 4.935 dell’anno precedente) di cui: 18.734 beni archivistici e librari; 536 reperti archeologici; 9.337 beni numismatici; 291 opere false; 60 sculture; 147 dipinti. Centouno le persone denunciate.