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AGI – 
“Dal 1978, data della sua fondazione, al 2019 il Ssn in Italia ha contribuito a produrre il più marcato incremento dell’aspettativa di vita (da 73,8 a 83,6 anni) tra i Paesi ad alto reddito. Ma oggi i dati dimostrano che il sistema è in crisi: arretramento di alcuni indicatori di salute, difficoltà crescente di accesso ai percorsi di diagnosi e cura, aumento delle diseguaglianze regionali e sociali. Questo accade perché i costi dell’evoluzione tecnologica, i radicali mutamenti epidemiologici e demografici e le difficoltà della finanza pubblica, hanno reso fortemente sottofinanziato il Ssn
al quale nel 2025 sarà destinato il 6,2% del Pil (meno di vent’anni fa).

Il pubblico garantisce ancora a tutti una quota di attività (urgenza, ricoveri per acuzie), mentre per il resto (visite specialistiche, diagnostica, piccola chirurgia) il pubblico arretra, e i cittadini sono costretti a rinviare gli interventi o indotti a ricorrere al privato. La spesa sanitaria in Italia non è grado di assicurare compiutamente il rispetto dei Livelli Essenziali di Assistenza (Lea) e l’autonomia differenziata rischia di ampliare il divario tra Nord e Sud d’Italia in termini di diritto alla salute”. Inizia così l’appello che 14 scienziati hanno rivolto all’opinione pubblica per alzare il livello di attenzione sul finanziamento al Servizio Sanitario Nazionale. I firmatari sono: Firmano il documento Ottavio Davini, Enrico Alleva, Luca De Fiore, Paola Di Giulio, Nerina Dirindin, Silvio Garattini, Franco Locatelli, Francesco Longo, Lucio Luzzatto, Alberto Mantovani, il premio Nobel Giorgio Parisi, Carlo Patrono, Francesco Perrone e Paolo Vineis.

 

“È dunque necessario un piano straordinario di finanziamento del Ssn e specifiche risorse devono essere destinate a rimuovere gli squilibri territoriali. La allocazione di risorse deve essere accompagnata da efficienza nel loro utilizzo e appropriatezza nell’uso a livello diagnostico e terapeutico, in quanto fondamentali per la sostenibilità del sistema”, prosegue l’appello. Parte delle nuove risorse  deve essere impiegata per intervenire in profondità sull’edilizia sanitaria, in un Paese dove due ospedali su tre hanno più di 50 anni, e uno su tre è stato costruito prima del 1940. Ma il grande patrimonio del Ssn è il suo personale: una sofisticata apparecchiatura si installa in un paio d’anni, ma molti di più ne occorrono per disporre di professionisti sanitari competenti, che continuano a formarsi e aggiornarsi lungo tutta la vita lavorativa. Nell’attuale scenario di crisi del sistema, e di fronte a cittadini/pazienti sempre più insoddisfatti, è inevitabile che gli operatori siano sottoposti a una pressione insostenibile che si traduce in una fuga dal pubblico, soprattutto dai luoghi di maggior tensione, come l’area dell’urgenza. È evidente che le retribuzioni debbano essere adeguate, ma è indispensabile affrontare temi come la valorizzazione degli operatori, la loro tutela e la garanzia di condizioni di lavoro sostenibili” si legge ancora “da decenni si parla di continuità assistenziale (ospedale-territorio-domicilio e viceversa), ma i progressi in questa direzione sono timidi. Oggi il problema non è più procrastinabile: tra 25 anni quasi due italiani su cinque avranno più di 65 anni (molti di loro affetti da almeno una patologia cronica) e il sistema, già oggi in grave difficoltà, non sarà in grado di assisterli. – Proseguono gli scienziati – La spesa per la prevenzione in Italia è da sempre al di sotto di quanto programmato, il che spiega in parte gli insufficienti tassi di adesione ai programmi di screening oncologico che si registrano in quasi tutta Italia. Ma ancora più evidente è il divario riguardante la prevenzione primaria; basta un dato: abbiamo una delle percentuali più alte in Europa di bambini sovrappeso o addirittura obesi, e questo è legato sia a un cambiamento – preoccupante – delle abitudini alimentari sia alla scarsa propensione degli italiani all’attività fisica. Molto va investito, in modo strategico, nella cultura della prevenzione (individuale e collettiva) e nella consapevolezza delle opportunità ma anche dei limiti della medicina moderna. Molto, quindi, si può e si deve fare sul piano organizzativo, ma la vera emergenza è adeguare il finanziamento del Ssn agli standard dei Paesi europei avanzati (8% del Pil), ed è urgente e indispensabile, perché un Ssn che funziona non solo tutela la salute ma contribuisce anche alla coesione sociale”.

 

Il Pubblico Ministero analizza in dettaglio la relazione ministeriale sulla disforia di genere, approfondendo gli aspetti legali e sociali legati a questa tematica. Scopri le ultime novità e le possibili implicazioni giuridiche riguardanti la disforia di genere con questo articolo.

AGI – La Chiesa “desidera, innanzitutto, ribadire che ogni persona, indipendentemente dal proprio orientamento sessuale, va rispettata nella sua dignità e accolta con rispetto, con la cura di evitare ‘ogni marchio di ingiusta discriminazione’ e particolarmente ogni forma di aggressione e violenza”. Ma “nello stesso tempo, la Chiesa evidenzia le decise criticità presenti nella teoria del gender”. Lo si legge nel documento del Dicastero per la Dottrina della Fede “Dignitas infinita”. Nel testo si ricorda che Papa Francesco ha ribadito come la teoria gender si sia “pericolosissima perché cancella le differenze nella pretesa di rendere tutti uguali”.

La Chiesa “prende posizione contro la pratica della maternità surrogata, attraverso la quale il bambino, immensamente degno, diventa un mero oggetto”. Lo si legge nel documento del Dicastero per la Dottrina della Fede “Dignitas infinita”. Nel testo si riprendono le prole di Papa Francesco “di una chiarezza unica”: “la via della pace esige il rispetto della vita, di ogni vita umana, a partire da quella del nascituro nel grembo della madre, che non può essere soppressa, ne’ diventare oggetto di mercimonio. Al riguardo, ritengo deprecabile la pratica della cosiddetta maternità surrogata, che lede gravemente la dignità della donna e del figlio. Essa è fondata sullo sfruttamento di una situazione di necessita’ materiale della madre. Un bambino è sempre un dono e mai l’oggetto di un contratto. Auspico, pertanto, un impegno della Comunità internazionale per proibire a livello universale tale pratica”. 

AGI – Sono 62 le persone arrestate per le indagini sulla produzione di banconote contraffatte a Napoli. Oltre 200 uomini dell’Arma dei Carabinieri hanno eseguito un’ordinanza emessa dal gip di Napoli, nell’ambito di indagini coordinate dalla Procura di Napoli guidata dal procuratore Nicola Gratteri, che dispone la custodia cautelare in carcere per 48 indagati, gli arresti domiciliari per altri 14 e un divieto di dimora. L’attività di produzione e vendita di banconote avveniva in un’area del centro di Napoli, in particolare nei quartieri Mercato e Pendino, zona sotto il controllo del clan Mazzarella.

 

Le banconote hanno poi trovato diffusione in tutta Europa, in particolare in Francia. Le banconote venivano realizzate in tagli di 20, 50 e 100 euro e venivano vendute al 10% del valore. La qualità delle banconote era eccellente, al punto che la Bce ha coniato il termine “Napoli Group” per qualificare i gruppi di Napoli e dell’hinterland partenopeo capaci di produrre una contraffazione di alta qualità. Viene contestata nella fattispecie l’aggravante del metodo mafioso in quanto l’attività di produzione e vendita di banconote contraffatte serviva a finanziare il clan camorristico Mazzarella.

 

Nel corso delle indagini sono stati arrestati in flagranza 3 cittadini francesi che avevano appena acquistato le banconote e si stavano recando all’aeroporto di Capodichino per rientrare nel loro Paese. Nell’arco di un anno di indagini l’introito realizzato dal gruppo di falsari è stato quantificato in 6 milioni di euro per un valore nominale delle banconote prodotte di circa 60 milioni di euro falsi. La valuta contraffatta risulta ancora in circolazione in tutti i Paesi europei, dove quotidianamente viene trovata e sequestrata. 

 

 

 

AGI – Rinasce il sito industriale ex Whirlpool a Napoli. Sono iniziati infatti oggi i lavori, con la rimozione degli impianti di pannelli fotovoltaici nello stabilimento in via Argine, nell’area Est della city, che danno il via al percorso che ha come obiettivo la realizzazione del nuovo sito industriale Italian green factory, gruppo Tea Tek. Si tratta di un’area di oltre 5 ettari, in cui insistono cinque edifici, di cui 4 saranno abbattuti. L’investimento complessivo del gruppo ammonta a 72 milioni di euro e comprende il reinserimento dei 294 lavoratori ex Whirpool.

“Siamo molto emozionati, oggi parte il cantiere per l’abbattimento del vecchio stabilimento – dice Felice Granisso, ceo Tea Tek – nel giro di una quindicina di giorni, l’abbattimento di quest’area. Quindi la rimozione dei vecchi impianti fotovoltaici, la rimozione del capannone ex Cral e l’inizio delle lavorazioni di pulizia e rinnovamento della palazzo in ufficio. Dal mese prossimo inizieremo i lavori di abbattimento dei due corpi importanti di fabbrica”. Nel corso della fase di ricognizione del sito “abbiamo avuto lo spiacevole ritrovamento di circa 27.000 metri quadri di tetti di amianto che dobbiamo smaltire – aggiunge l’imprenditore – e ovviamente abbiamo opportunamente in questi mesi stipulato un protocollo con l’Asl che andremo a rispettare nella più totale integrità”.

Secondo i programmi tra tre mesi si procederà “all’appalto di costruzione della prima fabbrica green della città di Napoli, la prima fabbrica 5.0. In questo stabilimento produrremmo componentistica per gli impianti fotovoltaici”. Per lo smaltimento dell’amianto nei mesi scorsi il gruppo Tea Tek ha lavorato anche per evitare contraccolpi sulla tabella di marcia, “perché una cosa è rimuovere le tegole di amianto, un’altra cosa è trovare tutto e avere un rifiuto da gestire in maniera più complicata”.

Dopo un’interlocuzione “positiva con il Governo e con Invitalia, per un piano di accelerazione” si pensa anche “se si riuscirà a trovare un’area consona per le nostre produzioni di anticipare una parte delle lavorazioni in altro sito, come abbiamo sempre dichiarato, in modo da poter anticipare il prima possibile il time to market per noi e raccogliere la curva di crescita del mercato delle rinnovabili e per i lavoratori l’immissione quanto prima o almeno per una buona parte di loro al lavoro”.

AGI – Fiamme da questa mattina alle 5 all’interno di una discarica non autorizzata composta principalmente da pneumatici e materiali di vario genere in via Montagnano, ad Ardea, vicino a Roma. Sul posto, oltre ai vigili del fuoco, i carabinieri e l’Arpa.

 

Le operazioni di spegnimento e bonifica sono tutt’ora in corso.Fiamme da questa mattina alle 5 all’interno di una discarica non autorizzata composta principalmente da pneumatici e materiali di vario genere in via Montagnano, ad Ardea, vicino a Roma. Sul posto, oltre ai vigili del fuoco, i carabinieri e l’Arpa. Le operazioni di spegnimento e bonifica sono tutt’ora in corso. 

 

L’Arpa scrive su X “Incendio #Ardea di oggi #8aprile, personale tecnico #ARPALazio intervenuto sul posto per monitorare la qualità dell’aria. I dati rilevati dall’Agenzia, appena disponibili, saranno pubblicati sito web http://arpalazio.it e canali socialIncendio”.

 

 

L’incendio si è sviluppato a ridosso di Santa Palomba,  zona individuata dal Comune di Roma per la costruzione del termovalorizzatore, tanto che sono gli stessi profili social dei comitati “No inceneritore” a rilanciare le immagini della nube nera che si è sviluppata a causa dell’incendio e che è ben visibile nel quadrante sud della capitale. 

 

 

La nube arriva in Parlamento

L’incendio è arrivato fino a Montecitorio dove il deputato di Alleanza  Verdi e Sinistra, Filippo Zaratti ha annunciato un’interrogazione parlamentare ai ministri della Salute e dell’Ambiente e della sicurezza energetica.

“Ci rivolgiamo con una interrogazione ai ministri dell’Ambiente e della Salute, Gilberto Pichetto Fratin e Orazio Schillaci, perché intervengano in questa situazione di caos per mettere fine alle discariche abusive e garantire la salute pubblica. La discarica che ha preso fuoco oggi era stata segnalata dai comitati dei residenti, perché nessuno è intervenuto? Questo è un aspetto che speriamo venga indagato dalle autorità locali perché evidentemente c’è chi non vuole mettere fine alla gestione caotica dei rifiuti”. Scrive Filiberto Zaratti in una nota stampa “un mese fa – ricorda il parlamentare Avs – un incendio ha colpito l’area di Mezzocammino mentre ricordo il caso della discarica di Ciampino che ha messo sotto scacco un vasto territorio dove gli abitanti, come oggi, sono stati costretti a chiudersi in caso e tappare le finestre. Possibile che non si possa trovare una soluzione di legalità a questo caos?”. 

 

 

 

 

AGI – Un 41enne romeno è stato fermato per il femminicidio della 46enne italo-brasiliana trovata cadavere in strada alle 5 di questa mattina in via Fasan, ad Ostia. Lo apprende l’AGI.

 

Il corpo era fuori da una palazzina abbandonata. Sul posto la polizia che ha bloccato il presunto responsabile. Secondo quanto si ipotizza i due avevano una relazione.

AGI – Slitta la nomina attesa per questa mattina del nuovo sovrintendente del Teatro alla Scala di Milano, argomento all’ordine del giorno della riunione del consiglio di amministrazione, che si è conclusa. L’ipotesi accreditata di Fortunato Ortombina che dalla Fenice dovrebbe arrivare alla Scala come successore di Dominique Meyer, resta più che valida.

 

A posticipare il tutto, a quanto si apprende, sarebbe stata la proposta fatta ai consiglieri, dal sindaco Beppe Sala, che è anche presidente della fondazione che controlla il teatro, di prorogare di un anno – fino al 2026 – il mandato di Meyer e del direttore musicale Riccardo Chailly, entrambi in scadenza nel febbraio 2025. Il Cda avrebbe condiviso la proposta, senza però procedere alla votazione. Su questo dovrà esprimersi anche il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano.

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