Scopri come la salute è diventata una priorità strategica per lo Stato e come l’Ordine dei medici sottolinea l’importanza di questo tema cruciale. Leggi l’articolo per comprendere quali sono le azioni messe in atto e l’impatto che queste hanno sulla società.
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AGI – Due carabinieri hanno perso la vita in un incidente stradale avvenuto nella tarda serata di ieri, sabato, lungo la strada statale 91 a Campagna, nel Salernitano. Nell’incidente sono rimaste coinvolte tre auto, tra le quali la vettura dell’Arma, da cui i vigili del fuoco hanno estratto i militari. Secondo una prima ricostruzione, si sarebbe trattato di un incidente frontale: un suv bianco si è prima scontrato con l’auto di servizio dell’Arma e, poi, ha impattato contro una terza vettura condotta da un 75enne di Campagna, rimasto ferito e ricoverato all’ospedale di Battipaglia.
A perdere la vita, da quanto si apprende, il carabiniere che era sul lato passeggero e il suo collega che era seduto sul sedile posteriore. Entrambi erano effettivi alla Stazione dei carabinieri di Campagna. Il militare conducente è stato trasportato all’ospedale di Eboli dove è ricoverato in prognosi riservata. Alla guida del suv, una 31enne di Campagna, ferita anche lei con la passeggera 18enne e trasportate entrambe in ospedale a Oliveto Citra. Sul posto, sei ambulanze.
“Ho appreso con profondo dolore dell’incidente stradale lungo la strada statale 91 a Campagna, nel quale hanno perso la vita due carabinieri, il maresciallo Francesco Pastore e l’appuntato scelto Domenico Ferraro. Desidero esprimere ai loro familiari e all’Arma il mio sincero e profondo cordoglio, e alle persone rimaste ferite gli auguri di pronta guarigione”. Così il presidente del Senato, Ignazio La Russa.
AGI – L’arte in tutte le sue forme, in ogni quartiere della città, con un palinsesto di eventi che si allarga sempre più ed è atteso da una parte significativa di milanesi e turisti interessati all’arte contemporanea. Con una edizione ricca di 180 eventi, oltre 110 mostre e 140 soggetti coinvolti, torna la Milano Art Week, dall’8 al 14 aprile, promossa e coordinata dal Comune di Milano in collaborazione con Miart, la fiera d’arte moderna e contemporanea organizzata da Fiera Milano, e partner Banca Generali.
L’edizione di quest’anno, presentata dal sindaco Beppe Sala, dall’assessore alla cultura Tommaso sacchi e da Andrea Ragaini, Vicedirettore Generale di Banca Generali, è caratterizzata da un calendario denso di attività e progetti volti a promuovere un’esperienza sinestetica tra le arti, con un palinsesto multidisciplinare di mostre ed eventi collaterali. Art Week 2024 abbraccia la multidimensionalità dell’espressione artistica, coinvolgendo attivamente gli artisti e il pubblico attraverso mostre, talk, incontri e progetti, in cui i protagonisti sono i Musei Civici e le sedi espositive del Comune di Milano, insieme all’intero tessuto formato da istituzioni, fondazioni, gallerie, spazi ibridi e realtà no profit della città.
“Al PAC, al MUDEC, al Museo del Novecento, ma anche alla Cà Granda, all’Anteo, nelle biblioteche, negli spazi pubblicitari e in tante sedi espositive, in centro come nei quartieri: Milano Art Week 2024 sarà in tutta la città con le sue mostre e iniziative” commenta il Sindaco Sala. “Con tutte le difficoltà economiche che ha il Comune, la cultura – ha sottolineato – continua per noi a essere significativa come momento di accrescimento educativo dei cittadini e attrattiva per i turisti, è un momento di inclusione sociale”.
Come ha osservato l’assessore Sacchi “l’edizione di quest’anno offre un’esperienza multidisciplinare, che coniuga l’impegno verso la valorizzazione del patrimonio artistico-culturale con la promozione dell’innovazione, facendo emergere con ancora maggiore intensità l’intersezione tra arte, cultura e società”. A questo proposito al Mudec si terrà la proiezione in anteprima mondiale di “La rinascita della Venere”, un progetto promosso dalla città di Napoli e napoli Contemporanea , che racconta il rogo della Venere degli stracci di Pistoletto.
Sabato 13 aprile Milano Art Week, grazie al supporto di Banca Generali, offre a tutti i cittadini e visitatori l’ingresso gratuito al PAC Padiglione d’Arte Contemporanea: un’occasione speciale per visitare “RACE TRAITOR”, la personale dedicata al lavoro di Adrian Piper (New York, 1948), vincitrice del Leone d’Oro come miglior artista alla Biennale di Venezia 2015. La mostra è la prima retrospettiva europea dopo oltre vent’anni e ripercorre sessant’anni di carriera dell’artista, con importanti prestiti internazionali provenienti dai più prestigiosi musei, tra i quali MoMA e Guggenheim di New York, MoMA di San Francisco, MCA di Chicago, MOCA di Los Angeles e Tate Modern di Londra. Le opere in mostra fanno emergere l’analisi della “patologia visiva” del razzismo, che Piper – affermatasi come artista concettuale, minimalista e performer nella scena artistica newyorkese degli ultimi anni Sessanta – racconta attraverso installazioni, video, fotografie, dipinti e disegni, frutto della sua ricerca sull’immagine delle persone afroamericane determinata dalla società e dai tanti stereotipi diffusi.
Sempre al PAC, il 12 aprile (ore 19) si terrà un talk sulla ricerca artistica di Adrian Piper con Vid Simoniti, autore di “Artists Remake the World” (Yale, 2023) e docente di Filosofia presso l’Università di Liverpool, e la presentazione di “Escape to Berlin”, l’autobiografia di Adrian Piper in versione inglese e italiana.
Milano Art Week dà il via alla settimana di eventi al MUDEC Museo delle Culture domenica 7 aprile, alle ore 18, con la proiezione del documentario “L’arte anarchica di Enrico Baj” (2024), prodotto da 3D Produzioni in collaborazione con RAI Cultura. A oltre vent’anni dalla scomparsa di Baj e a cent’anni dalla nascita, il documentario ci porta nella casa di Vergiate, l’affascinante dimora degli anni ’20 in provincia di Varese che fu per Baj una vera e propria factory, in cui la moglie Roberta, che custodisce gli archivi e la memoria del marito, guida lo spettatore alla scoperta dell’uomo e dell’artista. L’evento è aperto al pubblico su prenotazione.
AGI – È morto l’architetto Italo Rota, a Milano, la sua città, all’età di 70 anni. Era famoso per aver progettato, tra l’altro, il Museo del Novecento in piazza Duomo a Milano. La conferma della scomparsa arriva dal presidente della Triennale di Milano, Stefano Boeri che commenta: “Rota era un protagonista molto importante della cultura italiana. La Triennale è stata la sua casa. E’ una perdita importante per tutti e per Triennale in particolare”. “Rota era sofisticato e controcorrente allo stesso tempo – aggiunge Boeri, contattato dall’Agi – e’ stato uno dei primi a parlare di tematiche ambientali con una visione interessante, innovativa. Dagli anni ’80 in poi e’ stato sempre un riferimento, con i suoi progetti, i libri, gli spunti, i cataloghi. Mancherà”. E proprio in Triennale potrebbe essere allestita la camera ardente di Italo Rota.
Su X il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, scrive: “La scomparsa di Italo Rota ci priva di uno dei massimi architetti mondiali, uno degli spiriti più liberi e geniali di Milano. Quando nessuno credeva in Expo, mi è stato vicino con le sue idee ed energia. La sua opera continuera’ ad accrescere il fascino di Milano nel mondo”.
AGI – Sono gia’ 29 i suicidi di detenuti avvenuti nelle carceri italiane dall’inizio dell’anno. Un numero che inquieta per il rischio di registrare a fine 2024 un altro triste record eguagliando o superando gli 84 suicidi del 2022, l’annus horribilis con una media di un suicidio ogni 4 giorni. Secondo i dati di Antigone il precedente primato negativo era del 2009, quando in totale i suicidi di detenuti in carcere furono 72 su una popolazione di oltre 61.000 detenuti. Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, solo due giorni fa e’ intervenuto firmando un decreto con il quale stanzia immediatamente 5 milioni di euro per prevenire i suicidi e ridurre il disagio psicologico della popolazione carceraria. L’ultimo suicidio in carcere e’ quello registrato nell’istituto penitenziario di Cagliari il 2 aprile dove un giovane di 32 anni si e’ tolto la vita impiccandosi nella sua cella. Allarme anche per i suicidi degli agenti di polizia penitenziaria, 3 si sono uccisi dall’inizio dell’anno. “Il ritmo delle morti in questi primi mesi dell’anno e’ impressionante – ha sottolineato all’AGI il presidente d dell’associazione Antigone, Patrizio Gonnella – sicuramente l’intervento del governo va nella direzione di maggiore disponibilita’ di risorse umane, in questo caso di psicologi e questo va bene. Cosi’ come va bene l’aumento della paga per gli stessi psicologi che operano nelle carceri. Pero’ non e’ minimamente sufficiente poiche’ occorre investire sulla qualita’ della vita. La meta’ dei suicidi avvengono nei primi sei mesi di detenzione cio’ significa che bisogna intervenire in quel momento, non solo con gli psicologi e il sostegno del personale, ma evitando che in quel periodo finiscano nelle peggiori celle del carcere. Aumentare le telefonate con i familiari e piu’ in generale riempire di vita il carcere perche’ la maggior parte delle ore i detenuti le trascorrono in cella e questo e’ devastante dal punto di vista psico-fisico. Occorre modernizzare e rendere la vita in carcere meno medievale”.
“Speriamo quest’anno di non dover superare i numeri del 2022, il suicidio di un detenuto e’ sempre una sconfitta per lo Stato – ha detto all’AGI il segretario generale del Sappe, il sindacato autonomo della polizia penitenziaria, Donato Capece – le cause sono da ricondurre sempre al sovraffollamento e alla carenza del personale. I suicidi purtroppo, nonostante tutto il nostro sforzo, non si riesce a impedirli. A Teramo a marzo, ad esempio, un giovane detenuto di vent’anni ha dialogato con un agente fino alle 4 della mattina e sembrava che non ci fossero problemi, poi alle 5.30 e’ stato trovato impiccato”. Nel 2021 il numero di suicidi in carcere, secondo i dati pubblicati dal Dap, il dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, sono stati 57. Nel 2020 sono state 61 le persone che si sono tolte la vita all’interno degli istituti di pena italiani; nel 2019 sono state 53; nel 2018 sono state 67; nel 2017 i suicidi sono stati 52; nel 2016 sono stati 39; 39 casi anche nel 2015; nel 2014 ne sono stati registrai 43; nel 2013 ci sono stati 42 suicidi; nel 2012 sono stati 56; nel 2011 ci sono stati 63 suicidi; nel 2010 ci sono stai 55 suicidi. Andando ancora indietro nel tempo altri anni record sono stati il 2001 con 69 suicidi e il 1993 con 61 detenuti che si sono tolti la vita. “La Puglia e’ la regione con le carceri piu’ affollate di detenuti, il 160% a fronte del 120% nazionale – ha spiegato all’AGI Federico Pilagatti, il segretario del Sappe Puglia – soffre maggiormente di questa situazione anche a causa della grave carenza di personale che e’ del 20% in base alla dotazione prevista nel 2023. L’anno scorso la ‘maglia nera’ con 5 suicidi si sono registrati nel carcere di Taranto. Nell’istituo penitenziario di Taranto lavorano 280 agenti per 950 detenuti”.
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AGI – Il Tar della Lombardia ha disposto l’intervento del Prefetto di Milano nella vicenda dello spazio negato dal Comune di Turbigo per la festa di fine Ramadan. Compito del Prefetto, si legge nel decreto visionato dall’AGI, e’ quello di “avviare un confronto tra le parti”, amministrazione e comunita’ musulmana, “anche attraverso la convocazione di un’apposita riunione entro la giornata di lunedi’ 8 aprile”. Un’occasione per valutare “la sussistenza o meno di ‘comprovati motivi di sicurezza o incolumita’ pubblica'” che impediscano l’evento religioso “nel campo sportivo e negli spazi scoperti e, se in caso negativo, in quelli coperti”.
Il decreto del Tar Lombardia e’ la risposta al ricorso presentato ieri sera dagli avvocati Luca Bauccio e Aldo Russo per conto dell’associazione culturale ‘Moschea Essa’ contro la decisione del Comune di Turbigo di negare uno spazio per la festa adducendo anche motivi di sicurezza. La ‘palla’ a questo punto passa al Prefetto. Il Comune, alla luce delle risultanze del confronto”, valutera’ l’adozione delle relative determinazioni in tempo utile per l’avvio o meno della festivita'” prevista per il 9 e 10 aprile. Nel decreto viene precisato che il Tar non puo’, in questa fase caratterizzata dall’estrema sommarieta’ del giudizio, adottare deliberazioni che rischierebbero di sostituirsi all’amministrazione competente, senza un’adeguata fase istruttoria e di contraddittorio processuale, anche in ragione delle delicate valutazioni da svolgere nel caso di specie”.
Nel ricorso depositato al Tar contro la decisione del Comune di Turbigo di non concedere uno spazio per la festa di fine Ramadan, i legali che rappresentano la comunita’ islamica avevano evidenziato che ogni anno nel piccolo comune nel Milanese si svolge “una festa che attira diverse centinaia di persone chiamata il gran falo’ della gioia”. “Durante questa festa – ha spiegato all’AGI l’avvocato Luca Bauccio, autore del ricorso assieme al collega Aldo Russo – viene bruciato un enorme falo’ che sprigiona fiamme alte diversi metri e si tiene in un’area negata pero’ ai musulmani per misteriosi problemi di sicurezza. Per il sindaco di Turbigo uno spettacolare falo’ a pochi metri da centinaia di persone non e’ pericoloso mentre scambiarsi gli auguri di fine ramadan e’ pericoloso per l’ordine pubblico. Siamo al grottesco”.
Ieri il sindaco di Fratelli d’Italia Fabrizio Allevi aveva comunicato alla comunita’ musulmana locale di non avere a disposizione uno spazio pubblico per la festa di fine Ramadan invitando i fedeli a cercarsi uno spazio privato “cosi’ da poter dar luogo a un evento che consenta la piena condivisione e la valorizzazione della tradizione della comunita’ islamica”. Gli avvocati dell’associazione culturale ‘Moschea Essa’ hanno allegato al ricorso la documentazione fotografica del falo’ e l’elenco dei luoghi ritenuti idonei per l’evento religioso. “Attendiamo la decisione del Tar – aveva detto Bauccio – fiduciosi che questa incredibile vicenda di discriminazione possa concludersi positivamente. Il provvedimento di rigetto e’ chiaramente pretestuoso. Ci auguriamo che, pur nella ristrettezza dei tempi questa situazione possa concludersi con giustizia”. La manifestazione e’ in programma il 9 e il 10 aprile tra le sette e le dieci del mattino.
AGI – “L’atto più anticonformista è pensare”. La frase pronunciata nello spettacolo “Vite ribelli”, ieri e oggi in scena in prima nazionale al Teatro Ragazzi e Giovani di Torino, resta in testa anche tornando a casa, ricominciando con la vita di tutti i giorni. Ed è forse questo l’obiettivo del suo autore, Matteo Saudino, professore di filosofia, attivista, youtuber, podcaster, star social da centinaia di migliaia di followers e scrittore, noto ai più come BarbaSophia. Dopo i libri e anni, in giro per l’Italia a fare seguitissime lezioni di filosofia aperte al pubblico, Saudino fa un passo in più, scegliendo di portare la filosofia a teatro, grazie alla magica regia di Milo Scotton. In una sala gremita di persone di ogni eta’, dai bimbi agli anziani, Saudino ha portato gli spettatori in viaggio con sé, ripercorrendo cinque vite ribelli: Ipazia, Democrito, Giordano Bruno, Olympe de Gouges e Socrate. Coraggio, ribellione, ma anche femminismo, eutanasia. Cinque atti di ribellione intellettuale che, a distanza di secoli, testimoniano ancora la straordinaria forza liberatoria della filosofia. Perché, sottolinea Saudino tra fragorosi applausi, “una vita ribelle non è mai regalata: è conquistata centimetro dopo centimetro, animata da un constante e tenace di pensiero critico”. AGI ha seguito lo spettacolo – inframezzato tra gli altri da brani di Lou Reed, Cranberries, David Bowie – e ha intervistato il celebre professore, acclamato da grandi e piccini.
Professore, quando ha scelto la filosofia
Il mio fu amore a prima vista: ricordo benissimo l’incontro con Socrate e con Platone in terza superiore. Poi la decisione di proseguire con quegli studi arrivo’ in quinta superiore, nel momento in cui in realtà mi piacevano molte cose: storia, letteratura italiana, antropologia, sociologia. Ma la filosofia prevalse: in fondo mi permetteva di mettere insieme tutto. Dall’albero della filosofia, potevo cogliere il frutto della storia, della sociologia: era la disciplina madre.
Spesso si sente dire però “con la filosofia non si mangia”: lei cosa ne pensa
Sono stato molto fortunato: sono figlio di un operaio e di una casalinga che mi hanno dato una lezione vita importante dicendomi “fai tutto quello che vuoi, che ritieni importante, ma impegnati perché sono tanti soldi”. Da loro ho ricevuto un sostegno fondamentale. Se avessi avuto genitori borghesi, forse non sarei stato appoggiato allo stesso modo, perché magari avrebbero detto – con calcolo utilitaristico – di fare altro.
Dopo anni in giro per l’Italia con le sue lezioni di filosofia aperte al pubblico, ora lo spettacolo teatrale di filosofia. Lo avrebbe mai detto?
Non lo avrei mai detto, ma forse lo avrei anche detto, perché in fondo recitare mi piace. Anche le conferenze che porto in giro hanno una dimensione teatrale. Alla fine mi sono deciso a fare uno spettacolo che potesse rendere omaggio alla forza esplosiva del pensiero, che attraversasse le storie di cinque vite ribelli, di cinque atti di ribellione intellettuale che testimoniano la straordinaria forza creativa e liberatoria della filosofia, intesa come modo di stare al mondo.
Nello spettacolo, Ipazia, Democrito, Giordano Bruno, Olympe de Gouges, Socrate. Perché proprio loro?
Ho deciso di portare in scena cinque pensatori che hanno scelto una vita anticonformista, una vita ribelle autentica, non perché andava di moda, ma perché ne erano davvero convinti. Erano ribelli nell’animo. Il vero ribelle lo riconosci dalla reazione che suscita nel potere: oggi i ribelli sono pochi, perché la maggior parte sono “coccolati” dalla zona grigia. Al contrario, se sei ribelle davvero, il potere ti ostacola, perché la tua ribellione mina lo status quo.
Quindi gli studenti che stanno scendendo in piazza oggi o che occupano gli atenei sono veri ribelli?
In queste manifestazioni abbiamo visto il genere di ribellione che ha dato fastidio, almeno in Italia. In altre parti del mondo democratiche è stato diverso, non c’è stato questo accanimento. Qui in Italia invece vi sono state repressioni e limitazioni: una volta avremmo detto “il manovratore non vuole essere disturbato”. Oggi le università sono diventate un luogo di conformismo, mentre un tempo anche quelle antichissime, erano luoghi in cui ci si scontrava, anche profondamente, con tesi diverse.
La filosofia dunque può essere lo strumento per riaccendere il proprio spirito critico?
Oggi ci si lascia scivolare tutto addosso: ecco perché ho scelto di portare a teatro questo spettacolo. Bisogna raccontare le ribellioni, rappresentarle nei teatri, al cinema. C’è purtroppo un forte prevalere del grigiore, ci sono orizzonti grigi. In nome di un’unica voce, ci si muove per piacere un po’ a tutti, per vendere a tutti. Ma questo fa perdere l’identità delle cose. Ribellarsi vuol dire scegliere da che parte stare.
Questo spettacolo è in scena proprio a partire da aprile, il mese che porta alla Liberazione, che ottenemmo grazie ai partigiani che – lo dice il nome stesso – scelsero da che parte stare. È un caso?
No (sorride, ndr). Vede, il 25 aprile da festa della Liberazione, si è trasformato in festa della libertà, festa degli italiani, in un tentativo di annacquare tutto in questo grigiore, affinché nessuno si senta turbato. Ma a volte è necessario turbare, perché altrimenti non c’è più un campo, non c’è un giusto e uno sbagliato. Anche le serie tv seguono questo percorso: una serie su Einstein o su chiunque altro vede annullarsi tutti gli elementi divisivi, tutto diventa neutro. Oggi chi parteggia viene definito divisivo: il Pride è divisivo, l’antimafia è divisiva, persino l’ecologismo è stato definito divisivo. Ma è giusto essere divisivi, perché sono in ballo visioni diverse del mondo e dell’essere umano.
Dai banchi di scuola con i suoi studenti, fino al pubblico in giro per l’Italia e sul web: qual è la reazione migliore che ha ricevuto? O la peggiore, se c’è stata
Fortunatamente dal vivo nessuna reazione negativa, ma su YouTube ogni tanto qualcuno commenta, portando avanti un certo “vannaccismo”. Dal vivo invece coloro che sono venuti ad assistere, sentono di nuovo la filosofia come una cosa viva: vedo sempre reazioni di passione, di voglia di comprendere, perché la filosofia ci dà gli strumenti per capire il mondo. Tra il pubblico sono seduti molti giovani, ma anche molte persone più adulte. Qualcuno dice di aver riscoperto la filosofia, altri l’amavano ma, lavorando, non hanno avuto tempo di approfondirla. Ora che magari sono in pensione, la riprendono in mano, come fosse una coccola.
Che messaggio vorrebbe lanciare a chi si imbatte sul suo canale, o assiste ad un suo spettacolo?
Beh, quello di Epicuro: non si è mai ne’ troppo giovani, ne’ troppo vecchi per prendersi cura di se’ stessi. Bisogna interrogarsi su noi stessi e su noi stessi nel mondo, perché la filosofia è questo: un’indagine individuale, è vero, ma dell’individuo inserito nel mondo.
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