AGI – “Il governo italiano è immobile. A questo punto chiederò una mano al Quirinale”: ad affermarlo è Roberto Salis, il padre di Ilaria, in un’intervista a Repubblica dopo che a Budapest il giudice Jozsef So’s ha negato gli arresti domiciliari alla figlia, affermando che “le circostanze non sono cambiate” e “13 mesi di carcere non sono poi tanti”. Salis ha frenato anche su un’eventuale candidatura della figlia alle elezioni europee ventilata dal Pd: “Non abbiamo preso in considerazione questa ipotesi, siamo concentrati su altro, devo tirare mia figlia fuori di lì”. “Abbiamo fatto ricorso, ridefineremo la strategia, ma ci vuole anche la solidarietà degli italiani e una protesta contro l’immobilismo del governo”, ha affermato, “io chiederò di nuovo aiuto al presidente Mattarella”.
La 39enne di Monza è reclusa dal febbraio del 2023 per l’accusa relativa a due aggressioni nei confronti di militanti di estrema destra e di far parte di un’associazione criminale. Ha fatto discutere il fatto che anche ieri la detenuta italiana sia stata trasferita con manette e catene alle caviglie e tenuta da un’agente con un’altra catena come un guinzaglio. Per il padre di Salis “i nostri ministri non hanno fatto bella figura, dovrebbero fare un esame di coscienza”.
“Nordio ha detto che era colpa nostra se Ilaria non era fuori dal carcere, che abbiamo perso un anno a non chiedere i domiciliari in Ungheria”, ha affermato nell’intervista, “ora abbiamo avuto la prova che era una fandonia. E la conferma che il motivo per cui al tempo non avevamo avanzato la richiesta dei domiciliari a Budapest era fondato”. Al ministro degli Esteri, Antonio Tajani, che ha affermato che “il caso non va politicizzato”. Il padre di Ilaria ha risposto che “non c’è da politicizzare o meno, questo è già un processo politico”. “Ci sentiamo dire che il governo italiano non può interferire sui giudici di Budapest ma la scelta di portare mia figlia in aula in catene non dipende dalla magistratura ma dal ministero di Giustizia ungherese, in barba alle norme europee e allo stato di diritto”, ha aggiunto, “il governo italiano può e deve fare in modo che una nostra cittadina non venga trattata come un cane”. Come ha preso Ilaria il no ai domiciliari? “È delusa, emotivamente è devastante. Ma la battaglia non è persa e non la perderemo”, ha assicurato Roberto Salis.
I legali: “Denunceremo le minacce dei neonazisti”
“Stiamo valutando di presentare un esposto in Italia e anche in Ungheria per le minacce subite dal gruppo di amici di Zoltàn Tòth, la militante di estrema destra parte offesa nel processo “. Lo dice all’AGI l’avvocato Eugenio Losco, legale italiano di Ilaria Salis assieme al collega Mauro Straini, che ieri, all’ingresso nell’aula del processo alla donna detenuta a Budapest, sono stati avvicinati da alcune persone identificate come “estremisti di destra”.
Con loro c’era anche ‘Zerocalcare’. “Hanno detto che ci avrebbero spaccato la faccia – racconta Losco – mentre scattavano foto e ci facevano un video. Non è stata certamente una cosa piacevole e pensiamo di tutelarci considerando anche che torneremo in Ungheria”.
Il 24 maggio si svolgerà una nuova udienza per la 39enne insegnante milanese in carcere da 13 mesi con l’accusa di avere aggredito tre esponenti di estrema destra. “Prima di allora abbiamo intenzione di depositare il ricorso alla Corte Europea sulle condizioni di detenzione di Ilaria e il trattamento con catene e manette in aula – aggiunge -. Anche se l’Ungheria è già stata condannata per questo più volte e se n’è fregata. Faremo un ricorso d’urgenza, la tempistica è di tre mesi per avere una pronuncia”.
Nella prossima udienza è in programma l’ascolto di Zoltàn Tòth e di due passanti chiamati come testimoni.