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AGI – E’ tornata in piazza, una settimana dopo il grande corteo dell’8 marzo del movimento ‘Non una di meno’, la protesta dei movimenti filo-palestinesi contro la reazione di Israele all’aggressione di Hamas del 7 ottobre che ha provocato oltre 31 mila morti nella striscia di Gaza. Al Circo Massimo il Movimento degli studenti palestinesi in Italia, l’Api-Associazione dei palestinesi in Italia e l’Unione democratica arabo palestinese-Udap hanno organizzato un corteo per la Palestina “per fermare il genocidio” con la partecipazione anche dei rappresentanti del movimento di liberazione curdo Pkk. Nel giorno della ‘Festa della donna’ c’erano trentamila persone, soprattutto giovani, e molti di loro hanno sfilato con bandiere della Palestina portando cartelli in cui si chiedeva a Israele di fermare “il genocidio”. Un’espressione forte ma che nessuno al corteo ha messo in dubbio, soprattutto referendosi alle intenzioni dichiarate del governo di estrema destra guidato da Benjamin Netanyahu. Oggi i manifestanti sono stati meno di allora, qualche centinaio appena ma altrettanto rumorosi. Il corteo ha seguito un percorso diverso da quello dell’8 marzo, dal Circo Massimo a Via Marmorata passando per via delle terme deciane per finire a viale Trastevere (angolo viale Glorioso). Davanti agli striscioni con cui si è chiesto lo stop al genocidio e inneggiato alla Palestina libera un camioncino con sopra una foto di Netanyahu e Giorgia Meloni che si danno la mano coperta con delle manate di vernice rosse. Uno striscione portato da un gruppo di ragazzi recitava “Con la resistenza del popolo palestinese – End Israeli apartheid”. 

 

 

Dai microfoni sono partiti tanti slogan: quelli lanciati dalla ragazza completamente avvolta in una kefia che sul camion che guidava il corteo ha invitato i manifestanti a ripetere le sue parole, a quelle che lungo il serpentone sono state rilanciate da altri manifestanti con megafono. Ce n’è per tutti, da Israele alla Nato, dal governo ai giornalisti ‘venduti’: ‘Uccidono le donne, uccidono i bambini, Israele assassini’, ‘Giornalista terrorista ti ha pagato un sionista’, ‘Un applauso alla resistenza palestinese: ora e sempre resistenza’, ‘I popoli rivolta scrivono la storia intifada fino alla vittoria’, ‘Se qui non cambierà intifada pure qua’, ‘Israele vada via Palestina casa mia’, ‘Dall’Ucraina alla Palestina Nato terrorista, Nato assassina’. Poi i classici ‘Free free Palestine’, o i sempreverdi ‘Contro la guerra imperialista lotta di classe internazionalista’ o ‘Il proletariato non ha nazione internazionalismo, rivoluzione’ di un gruppetto con le bandiere di ‘Potere al popolo’. Un corteo non proprio affollato, seguito a distanza da molte camionette della polizia che si snoda rapidamente lungo il suo percorso in maniera pacifica. 

 

AGI – Dal 21 al 24 marzo l’Auditorium della Mole Vanvitelliana di Ancona ospiterà la prima edizione nazionale del festival Popsophia, manifestazione interamente dedicata ad esplorare il quanto mai attuale tema della spettacolarità del male.
Per scoprire quale sia lo spirito di questo evento ed in che modo si prefigga di coniugare intrattenimento e divulgazione sviscerando cause e origini della nostra fascinazione per le immagini di violenza, crudeltà e catastrofi proposte da cinema, tv e nuovi media, l’AGI ha incontrato l’ideatrice e curatrice di Popsophia,  la filosofa, scrittrice, opinionista tv e docente di Storia dello Spettacolo Lucrezia Ercoli.

 

Qual è l’idea portante di Popsophia

 

Il tentativo è quello di coniugare il pop – nel duplice senso di pop culture e cultura di massa, intesa come l’insieme dei fenomeni del vivere quotidiano – e la filosofia quale capacita del pensiero critico di riflettere sul presente. Nato nel 2011, e per tredici edizioni itinerante in varie città delle Marche, Popsophia approda ad Ancona sull’onda dell’intento, condiviso con il Comune cittadino e la Regione Marche, di stabilizzare la sfida culturale che portiamo avanti sul piano nazionale. Anche attraverso l’idea di aprire un laboratorio permanente sui temi della manifestazione.

 

In che modo il programma del festival declinerà questa sfida

 

Di giorno attraverso gli incontri con giornalisti, scrittori, docenti e filosofi inseriti nelle tre rassegne Philofiction, Cinesophia e Mediascape che dedicheremo all’immaginario cinematografico, della serialità televisiva e dell’universo digitale. La sera con la specificità del nostro progetto: i format di spettacolo filosofico Philoshow. Proveremo a dar vita a rappresentazioni in cui musica dal vivo, montaggi audiovisivi e parole, mie e degli ospiti, esploreranno temi diversi. Con Marcello Veneziani si parlerà di nichilismo e canzonette, con il divulgatore scientifico Michele Bellone di immaginario distopico, con Carlo Massarini di  rock e male. Proporremo inoltre dei laboratori filosofici per adulti e bambini, in cui il filosofo si porrà come mediatore, più che conferenziere, lasciando alla platea il ruolo di protagonista. Infine, abbiamo in programma la Mostra d’arte Pentagon, che nella nostra galleria virtuale e modulare MeGa, fruibile con visori, racconterà l’idea insita nella location, il pentagono perfetto della Mole Vanvitelliana, esplorando i rapporti tra geometria e filosofia.

 

Qual è il fine di psicanalizzare il voyeurismo dello spettatore medio?

 

Quello di una presa di consapevolezza. La verità è che oggi non possiamo più esimerci dall’essere spettatori del male, perché ci raggiunge attraverso troppi canali. Gli immaginari della letteratura, del cinema, della serialità tv e della musica possono aiutarci ad acquisire  coscienza di questo nostro costante guardare in modo passivo il dolore degli altri. E’ un passaggio necessario, se non vogliamo chiudere gli occhi su ciò che siamo. E’ tempo di provare a rivolgere lo sguardo verso noi stessi, invece di cercare sempre il mostro altrove.

 

Oggi la filosofia è vissuta come qualcosa di scollegato dal quotidiano, quale potrebbe essere il suo ruolo attivo nel nostro tempo?

 

La filosofia dovrebbe rappresentare la cassetta degli attrezzi con cui affrontare il presente, un grimaldello per aprirci alla riflessione ed alla comprensione di meccanismi che senza il suo contributo ci resterebbero estranei. La disciplina filosofica non nasce in una dimensione accademica, è stato il linguaggio tecnico che ha assunto nel tempo ad aver allontanato la sua capacità di parlarci senza distinzioni. Se torna ad essere cosa viva e concerta, credo possa ancora ricoprire un ruolo cruciale nello spazio pubblico. Il tentativo del festival è mostrare come sia rimasta intatta la sua capacità di leggere la realtà, oltre i manuali.

 

‘Lo spettacolo del male’ è anche il titolo di un suo saggio appena uscito per Ponte alle Grazie, la cui tesi è che il male è insito in ognuno di noi.  

 

Il festival nasce in effetti da un lungo lavoro, partito dalla necessita di guardare in faccia il volto di Medusa: quella crudeltà che è specifica del genere umano non appartenendo ad altre specie animali. Lo scopo è  quello di venire a patti con questo lato oscuro che tentiamo di rimuovere, cercando sempre di trovare un capro espiatorio. Di prendere atto del nostro essere, come diceva Susan Sontag, davanti al dolore degli altri.

 

La nuova tecnologia, ormai estensione del corpo, ci offre attraverso gli Smartphone la terribile possibilità di essere immersi senza soluzione di continuità in uno spettacolo di dolore che ci commuove o indigna. Ma in realtà sono reazioni che alimentano lo spettacolo stesso, emotivamente tese a giustificare il voyeurismo e il perverso godimento che ci provoca. Il bombardamento di immagini del male ci sta facendo dimenticare il ruolo del nostro sguardo, le colpe e responsabilità che gli competono.

 

L’arte deve ferire?

 

Credo di sì. Infatti in esergo al mio libro ho citato Michel de Montaigne: “Io odio crudelmente la crudeltà”. Arte e filosofia non devono lasciarci intatti al loro passaggio. Hanno il fine di alimentare la nostra consapevolezza e scuoterci, anche con un po’ di necessaria violenza.

AGI – Due concerti in contemporanea a Roma per celebrare il capodanno iraniano e kurdo. Una iniziativa realizzata grazie al contributo delle rispettive comunità e a quello dell’Ismeo (l’Associazione Internazionale di Studi sul Mediterraneo e l’Oriente che ha ereditato la gloriosa tradizioni dell’Ismeo di Giuseppe Tucci e dell’Isiao).

 

“Per la prima volta – dice il Presidente di Ismeo, professor Adriano Rossi – si tengono contemporaneamente a Roma, il giorno 20 marzo, due concerti in occasione del capodanno iraniano e kurdo: rispettivamente Concerto per il Nowruz (Teatro Greco, via Ruggero Leoncavallo 10, ore 19:30) e Newroz 2024 (Aula Magna, Facoltà Valdese, via Pietro Cossa 40, ore 20:30). Per entrambi l’accesso è libero fino al limite dei posti”.

 

 

“Ismeo è particolarmente lieto di aver potuto collaborare anche quest’anno con le comunità iraniana e kurda alla realizzazione di due iniziative in occasione di ricorrenze che suscitano profonde risonanze in tutte le genti del Medio Oriente, per festeggiare l’inizio dell’anno in occasione dell’equinozio di primavera”, aggiunge il professor Rossi, ricordando che “Ismeo è da sempre impegnato nella promozione di iniziative collegate a ricorrenze importanti per le culture orientali, specialmente quelle in cui la musicalità riveste un ruolo centrale”. 

 

AGI – Una bomba ad alto potenziale è esplosa nella notte, poco dopo l’1, davanti al municipio di Ottana, nel Nuorese. I danni all’ingresso e al pianterreno sono ingenti. Sul posto sono intervenuti gli artificieri del comando provinciale dei carabinieri di Nuoro, i vigili del fuoco, il prefetto Giancarlo Dionisi, che per lunedì ha convocato una riunione del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza, e il sindaco Franco Saba. Il primo cittadino, in carica dal 2020, è deciso ad andare avanti e a non lasciarsi intimidire. “Ottana non si merita questo. Continueremo a lavorare”, ha dichiarato dopo l’attentato. La stagione delle bombe sembrava conclusa nel paese del Nuorese, dopo alcuni attentati messi a segno fra il 2002 e il 2004.

 

Gli ultimi episodi gravi risalgono al 24 settembre 2010. Quella notte un ordigno era esploso davanti alla sede dei servizi sociali, provocando gravi danni. Mentre i carabinieri erano impegnati nei rilievi, tre colpi d’arma da fuoco erano state sparate contro la facciata della casa dell’allora sindaco, Giampaolo Marras, presente in casa con moglie e figli piccoli, che annunciò le dimissioni, poi ritirate. Nell’ottobre successivo i carabinieri fermarono tre persone, fra le quali un ex collega di lavoro nell’ormai chiusa fabbrica tessile della Legler, ritenuto il presunto mandante dell’attentato al sindaco al sindaco.

 

Sullo sfondo, c’erano conflitti per l’assegnazione di nuovi posti di lavoro nella piana di Ottana, in particolare derivanti da cantieri forestali e investimenti nel fotovoltaico. Anche sull’attentato della notte scorsa indagano i carabinieri del Reparto investigativo provinciale e della compagnia di Ottana. Dell’ordigno, presumibilmente artigianale, non sono rimaste tracce evidenti: tipologia e caratteristiche devono essere ancora accertate, ma la bomba potrebbe essere stata confezionata con almeno tre chili di esplosivo, a giudicare dai danni causati. 

 

“Un vile attacco alla comunità tutta”. Così la presidente in pectore della Regione Sardegna, Alessandra Todde, reagisce alla notizia della bomba esplosa nella notte davanti al municipio di Ottana. “La violenza non può e non deve trovare spazio nella nostra società e nelle nostre comunità. Esprimo vicinanza e solidarietà al sindaco e a tutti i cittadini di Ottana”. “Si rischia il deserto democratico se il governo perseguita poveri migranti ma non tutela gli amministratori locali”, avverte il deputato del Pd, Silvio Lai, nell’esprimere vicinanza al sindaco e alla comunità di Ottana.

 

“Una bomba sulla porta del municipio che esplode nella notte è una sfida alla democrazia e va respinta in tutti i modi. Sono atti che mostrano quanto sia difficile essere un amministratore locale se non si è tutelati e se non si interviene per prevenirli. Ci sono zone nelle quali si rischia di avere un deserto democratico”. “Farebbe bene il Governo a mantenere le tante promesse sul fronte della sicurezza che sono restate solo negli impegni elettorali”, incalza l’esponente dem. “Siamo di fronte a un Governo che non sembra in grado di tutelare l’ordine pubblico e gli amministratori locali mentre si occupa di perseguitare cortei studenteschi o poveri migranti che fuggono dalle guerre”.

 

“Ancora una volta ci troviamo dinanzi a un gesto incivile e vigliacco con il quale gli autori si pongono al di fuori dalla normale dialettica democratica”, interviene Ugo Cappellacci, deputato di FI, che era presidente della Regione nel 2010, all’epoca degli ultimi attentati contro l’amministrazione comunale di Ottana. “Dialettica che non può certo essere violata da chi agisce nell’ombra e con atti violenti. Sono certo che il sindaco e tutta Ottana sapranno rispondere con coraggio e determinazione a questo vile attentato”. 

 

“Sono assolutamente certo che la paura e la violenza non potranno mai fermare la voglia di lottare con coraggio al servizio della propria gente”, afferma il deputato Dario Giagoni (Lega), “non potranno mai superare la buona volontà dei cittadini onesti che guardano all’operato delle amministrazioni con speranza e fiducia”. “Pessimo risveglio oggi”, scrive su Fb Emiliano Deiana, presidente dell’Anci Sardegna. “Condanna ferma per l’attentato contro il Comune di Ottana. Solidarietà e vicinanza al sindaco e agli amministratori. Ci auguriamo che le forze dell’ordine possano far piena luce sugli accadimenti. Ancora una volta le istituzioni democratiche sono oggetto di attacchi dei violenti”. “Episodi come questo da troppo tempo si stanno ripetendo ai danni degli amministratori locali e non possiamo più tollerare queste forme di violenza”, dichiara il deputato di FdI Salvatore Deidda.

 

“Esprimo ferma condanna contro questo vile gesto e mi auguro che i responsabili vengano puniti severamente”. “Un vile attacco non solo all’amministrazione del paese, ma alla comunità nel suo insieme”, lo definisce il sindaco di Nuoro, Andrea Soddu. “Esprimo la mia più ferma condanna per questo vile gesto e la piena solidarietà al sindaco Franco Saba e a tutta la comunità di Ottana. In questo momento di difficoltà, dobbiamo rimanere uniti e determinati nel contrastare qualsiasi forma di violenza e nell’affermare i valori della democrazia e della convivenza civile”.

AGI – “Due giorni dopo la morte di oltre 60 persone su un gommone nel Mediterraneo centrale, i superstiti a bordo della Ocean Viking rimangono in un limbo, lontani da un porto sicuro”. Lo afferma l’ong Sos Mediterranee, che chiede “con urgenza” alle autorità italiane “un porto sicuro più vicino”. I team a bordo della Ocean Viking, la nave noleggiata dall’ong e in collaborazione con la Federazione Internazionale della Croce e Mezzaluna Rossa hanno effettuato quattro separate operazioni di soccorso nell’arco di 48 ore questa settimana, salvando 361 uomini, donne e bambini da condizioni pericolose in mare. Uno dei soccorsi ha coinvolto 25 sopravvissuti su un gommone nel quale più di 60 persone sono morte prima dell’arrivo dei soccorritori. Queste 25 persone sono state sbarcate. Due di loro sono state evacuate in elicottero poche ore dopo il soccorso e, nonostante gli sforzi, una di esse è poi morta in ospedale. Dopo aver chiesto urgentemente il permesso di sbarcare nel porto sicuro più vicino, gli altri 23 sopravvissuti sono stati trasbordati, con la nave all’ancora, al largo del porto di Catania per essere sottoposti a cure mediche urgenti. Ma altri 336 superstiti degli altri tre salvataggi rimangono a bordo della Ocean Viking, che ora si sta dirigendo verso Ancona, centinaia e centinaia di chilometri più a nord. “Questi sopravvissuti hanno bisogno di cure urgenti, e quindi di attraccare in un porto sicuro il prima possibile”, ha dichiarato Jennifer Vibert, responsabile delle operazioni della Ficr. “Metà dei sopravvissuti – aggiunge – sono molto giovani – bambini o adolescenti – e molti sono stati trovati in uno stato fisico e mentale estremamente fragile. La maggior parte ha sofferto di grave disidratazione e alcuni hanno fatto ricorso all’acqua di mare. Altri hanno riportato ustioni a causa del carburante e dell’acqua di mare mescolati nel gommone. Il personale medico a bordo della Ocean Viking ha prestato cure mediche urgenti e fornito prodotti igienici, cibo e acqua. Ma i sopravvissuti hanno urgente bisogno di cure a terra”. “Le vite perse e i volti segnati dalla sofferenza rendono il nostro cuore pesante. E’ essenziale capire cosa è successo dal momento della partenza dell’imbarcazione fino al ritrovamento dei sopravvissuti per evitare che una simile tragedia si ripeta”, ha dichiarato Soazic Dupuy, direttrice delle operazioni di Sos Mediterranee. Le tragedie di questa settimana “sottolineano ulteriormente la gravità della crisi in corso nel Mar Mediterraneo centrale, la rotta più mortale al mondo per le persone in movimento”. 

AGI – I carabinieri della compagnia di Domodossola hanno arrestato la scorsa notte nei pressi della stazione ferroviaria di Domodossola un cittadino senegalese 26enne, colto in flagranza di reato di violenza sessuale. Erano passate le 2 di notte: l’uomo ha trascinato con la forza una donna nel seminterrato di un palazzo nei pressi della stazione, e qui ne ha abusato sessualmente. Una pattuglia di carabinieri del radiomobile di Domodossola, chiamata da un turista di passaggio, insieme a un’altra pattuglia della Stazione di Villadossola, è riuscita ad aprire il portone dello stabile e, seguendo un rumore sospetto, ha raggiunto il locale cantine dove si è trovata di fronte l’uomo seminudo che stava abusando della donna mentre la teneva ferma per i polsi. I militari hanno subito fermato l’uomo prestando aiuto alla vittima che, in evidente stato di shock ed in lacrime, ha confermato ai carabinieri la violenza subita. Dopo i primi soccorsi i militari hanno fatto arrivare sul posto un’ambulanza per le cure del caso, e mentre il personale sanitario accompagnava la donna al pronto soccorso dell’ospedale di Domodossola, lo straniero è stato arrestato per violenza sessuale e portato nel carcere di Verbania dove il provvedimento cautelare è stato poi convalidato. 

AGI – I carabinieri della compagnia di Domodossola hanno arrestato la scorsa notte nei pressi della stazione ferroviaria di Domodossola un cittadino senegalese 26enne, colto in flagranza di reato di violenza sessuale. Erano passate le 2 di notte: l’uomo ha trascinato con la forza una donna nel seminterrato di un palazzo nei pressi della stazione, e qui ne ha abusato sessualmente. Una pattuglia di carabinieri del radiomobile di Domodossola, chiamata da un turista di passaggio, insieme a un’altra pattuglia della Stazione di Villadossola, è riuscita ad aprire il portone dello stabile e, seguendo un rumore sospetto, ha raggiunto il locale cantine dove si è trovata di fronte l’uomo seminudo che stava abusando della donna mentre la teneva ferma per i polsi. I militari hanno subito fermato l’uomo prestando aiuto alla vittima che, in evidente stato di shock ed in lacrime, ha confermato ai carabinieri la violenza subita. Dopo i primi soccorsi i militari hanno fatto arrivare sul posto un’ambulanza per le cure del caso, e mentre il personale sanitario accompagnava la donna al pronto soccorso dell’ospedale di Domodossola, lo straniero è stato arrestato per violenza sessuale e portato nel carcere di Verbania dove il provvedimento cautelare è stato poi convalidato. 

AGI – Sono di un uomo e una donna i corpi trovati questa mattina nel quartiere di Secondigliano a Napoli. Quasi certamente, per gli investigatori, si tratta di fidanzati che sarebbero morti per le esalazioni sprigionate dall’auto sulla quale si erano appartati in un box in via Fosso de Lupo. I carabinieri hanno per ora ipotizzato che possa trattarsi anche di una disgrazia e non di un evento omicidiario. Ma al momento sono ancora in corso le indagini e non si esclude nessuna pista.